Valerio, “L’influencer da fattoria” che vive tra Instagram e animali
Nella sua fattoria circa 40 tra galline livornesi, bianche, nere e galli. Qualche gatto e una pecora, chiamata Pèora "perchè Jennifer era troppo complicato"
Valerio Trafeli, 26 anni, è un grandissimo appassionato di natura e di animali a tal punto di farne la propria filosofia di vita ritirandosi in una campagna alle porte della città e vivere con prodotti della natura che produce nel suo appezzamento di terreno
Lo abbiamo visto girare con una pecora al guinzaglio e in poco tempo è diventato virale (foto di Lorenzo Amore Bianco). Valerio Trafeli, 26 anni, è un grandissimo appassionato di natura e di animali a tal punto di farne la propria filosofia di vita ritirandosi in una campagna alle porte della città e vivere autoproducendosi. Siamo andati così a trovarlo direttamente a casa sua. Appena ci apre il cancello corre a “salutarci”, appunto, Pèora, chiamata così perché “Jennifer era troppo complicato”. Valerio ci racconta la sua vita e accarezza gli animali, va dalle galline, ci mostra le incubatrici costruite, torna ad accarezzarli e dare loro il cibo. “Mi hanno fatto la multa perché ho tinto la pecora con coloranti alimentari non tossici– ci dice – Ci può stare, non ci vedo niente di male ma le toglierò il colore”. Valerio poi ci spiega come vorrebbe unire la sua nuova vita a quella della fotografia, suo lavoro “primario”, e alla domanda se magari vorrebbe diventare un influencer degli animali ci risponde in maniera più che sincera: “Non ci ho mai pensato, può essere un’idea ma deve avere un senso, magari spiegare la mia vita, di come mi prendo cura di Pèora, delle gerarchie di galli e galline”. Una mente davvero contorta la sua, ma noi abbiamo capito una cosa importante. Valerio Trafeli le sue “bestie” le ama davvero e non è soltanto “uno che va a giro con una pecora”, ma una persona che ha trovato la sua dimensione, forse bizzarra, della vita.
Fammi togliere subito un dubbio, perché hai una pecora?
“L’ho presa perché volevo tagliare il prato, e poi è una aggiunta alla mia fattoria perché ho l’idea di produrmi il cibo da solo. È tutta regolare registrata, con il numero di stalla. L’ho presa a un allevamento di Santa Luce, alla tipa che ce l’aveva le ho detto “Dammi la pecora più economica che hai”. Mi avevano detto che aveva cinque anni, un ragazzo su Instagram però mi ha detto di contarle i denti e così mi ha detto dieci anni”.
Ti ho conosciuto con i capelli corti e come fotografo, ti ritrovo con i capelli lunghi in mezzo agli animali, cosa è successo?
“Eh bella domanda – Si sente un verso di pecora, è quello della sua, utilizzato come suoneria del cellulare – Ero a Londra a fare grafica, tornato da lì dopo aver avuto un’esperienza a livello sanitario non molto piacevole, mi si sono riorganizzate le priorità di vita. Avendo un posto come questo dove non dovevo spaccarmi in due per l’affitto e avere interesse per la salute, ho detto mi metto qua ci metto due polli e guardo cosa succede. L’ho rimessa a nuova, ho costruito il pollaio e ora son qui”.
Perché sei andato in giro con una pecora e perché l’hai tinta?
“In parte mi divertiva e volevo attirare l’attenzione mediatica portandola sul mare, nella mia visione delle cose di Valerio che vuole salvare il mondo, come tutti del resto, la mia passa dall’onestà e l’umiltà del cibo, cosa dovresti o non dovresti fare. Sto facendo questo esperimento con la mini fattoria perché credo che il futuro sia questo, stare bene sostenibilmente. Il colore tra un paio di piogge sparisce come se uno si tingesse i capelli, è soltanto colorante alimentare, niente di tossico, mi dava molta più noia il buco del cartellino all’orecchio ecco”.
Come la gestisci la pecora?
“Guarda lei mangia l’erba, è molto autosufficiente, ha la sua stalla dove dorme, quando bela è perché vuole giocare. È un cane vegano, è drogata di pane. L’ho chiamata Pèora perché Jennifer era troppo complicato. E poi mi sono immaginato questa povera bestia che è stata per tanti anni a sentire le parole Pecora, Pecore quindi ho pensato fosse più riconoscibile (e infatti quando la chiami Pèora si gira come un qualsiasi cane domestico ndr)”.
Poi ci sono i polli…
“Eh la notte ti attaccano psicologicamente, quello che avevo portato in via Cambini è morto, lascia stare un colpo al cuore, sono stato malissimo. Ho femmine livornesi, galli, galline nere e bianche ne avrò una quarantina. Ogni venticinque femmine dovresti mettere quattro galli, però loro hanno trovato un ordine sociale che non si rompono le scatole, si rispettano diciamo”.
Come sopravvivi economicamente?
“Mi ingegno, ho un po’ di soldi da parte, sto facendo a periodo un lavoro in remoto con una ragazza canadese che fa libri digitali per grosse compagnie. Ho fatto anche degli investimenti”.
Ma i tuoi genitori cosa ne pensano?
“Nel mio passato, tra viaggio all’estero, problemi di salute e cambi di dieta, si sono abituati. Alla fine io qua sto bene, gli animali stanno bene, che male c’è?”.
(Il canto di un gallo ci interrompe per pochi secondi, Valerio intanto “seda” una rissa tra polli, n.d.r.).
La cosa che mi ha colpito è che tu potresti davvero essere “un influencer da fattoria”, ti piacerebbe esserlo?
“In realtà non ci ho mai pensato, però potrebbe essere un’idea. Io con loro ci gioco, mi diverto non sono formale però mi piacerebbe magari spiegare le loro abitudini, cosa fanno durante il giorno. Ecco guardate questa cosa, la pecora sta guardando la recinzione, perché lei la mangia, io le ho costruito una barriera così non la mangia”.
Questo lavoro comunque non comporta problemi legali?
“Allora i polli pochissimi, per autoproduzione. Se vendi le uova è diverso. Io mi faccio le uova per me, un pochino di latte. Ecco con la pecora devi registrare un numero di stalla, così l’Asl sa che ce l’hai. Devi farti fare un modulo che attesta che viene da quell’allevamento e tramite una banca dati registrare che è entrata nel tuo allevamento, e ogni tot ti chiamano per un controllo di salute. Ma qua stanno tutti bene, faccio tutto per essere in regola”.
Prossimo obiettivo?
“Come fattoria sono completo, forse qualche pollo in più. Dipende da cosa vuoi mangiare, quale sia la tua dieta. Dal punto di vista della sopravvivenza sto più che bene. Ci sono tante sfaccettature di me persona, anche professionali. Io ho un profilo Instagram dove monto i video di quello che faccio con loro, mi diverto tantissimo, anzi, ci divertiamo”.
Parliamoci chiaro, perché non dovrei definirti un matto che va a fare aperitivo con la pecora?
“Lo scopo di portare una pecora a giro e fare notizia mi aiuta anche ad apparire a persona che potrebbero essere potenziali amici, gente che vorrebbe imparare di più da questa cosa. Più ti esponi al flusso più potenzialmente conosci persone che ti arricchiscono la vita e la comunità”.
Va bene, si è fatta l’ora di pranzo, cosa mangerai?
“Mah… mi berrò sette-otto uova e sono a posto”.
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