“Nencio”, il fisioterapista dice addio (in lacrime) dopo 24 anni al baseball giocato
Iniziò a giocare sul diamante all'età di 6 anni guardando il padre sporcarsi la divisa di terra rossa. Adesso a 30 anni, dopo una vita passata a lanciare dal monte, appende il guanto al chiodo
Non servono gli stadi pieni, i nachos affogati nel guacamole sugli spalti, il merchandising e la Mela che si alza dall’esterno centro ad ogni homer sparato al cielo per inumidire gli occhi dopo il tuo ultimo lancio. Serve avere un guantone, serve aver sudato per 24 anni su quel diamante, settimana dopo settimana, serve aver visto tuo padre sporcarsi di terra rossa quando tu ancora non sapevi tenere una penna in mano ma sapevi già lanciare a tre dita verso la prima base. Serve avere un cuore come quello di Claudio Nencini, per tutti “Nencio”, 30 anni fisioterapista e osteopata nella vita e pitcher, o lanciatore per dirla all’italiana, la domenica pomeriggio.
Così ecco l’ultimo lancio di una carriera da “minors”, di una vita da mediano per dirla alla Ligabue, di uno che ha sudato e non ha chiesto, di uno che ha mangiato pane e strike out fin da quando, all’età di sei anni, il manager della squadra non lo vide tifare per il babbo che stava giocando in campo. “Perché non lo porti a provare domani?”… e da lì un binario lungo una vita.
Il baseball lo ha colto cucciolo, lo ha mangiato adolescente e lo ha digerito uomo. Un uomo che a trent’anni non sente i dolori più assurdi che questo sport ti può dare per giocare ancora un altro inning, per lanciare ancora l’ultima curva quando il tuo gomito urla e la tua spalla piange dal dolore. Ma tu sai che ne hai ancora una. Ancora l’ultimo effetto.
Così, domenica 16 settembre intorno alle 18, quando dalla panchina hanno chiamato time out per farlo “scendere dal monte” contro il Montefiascone nel match di serie B in cui milita il Livorno Baseball (clicca qui per vedere il video dell’addio) le lacrime sono scese giù. Tutto appannato. Flipper in tilt e palla in buca. “Un’emozione incredibile – ha commentato a caldo Nencini – Già da una settimana mi commuovevo al solo pensare a questo momento. Quando è arrivato non ho retto. E poi vedere la tribuna in piedi che gridava il mio nome. Non ho retto e mi sono commosso. Sin dall’inizio quando, al primo inning, ho fatto il primo lancio e i miei compagni di squadra hanno chiamato tempo uscendo tutti dal dugout per tributarmi un applauso insieme agli avversari della squadra ospite. Gli otto lanci successivi sono stati ball. Sono andato subito in panne. Per fortuna che poi mi sono rimesso in carreggiata e sono riuscito a chiudere i miei sei, ultimi, inning in maniera dignitosa con 6 kappa e 5 valide concesse”.
Adesso il futuro. Un futuro che parla già al presente e vede Claudio come fisioterapista della nazionale under 16. “Un futuro a bordo campo in veste diversa – commenta un emozionato Nencini – E perché no… un giorno magari in nazionale maggiore…”.
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