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Giulia, una livornese nell’orchestra della Scala

Domenica 26 Aprile 2020 — 08:10

Scaricate la nostra app per leggere in anteprima gli articoli dedicati ai personaggi livornesi. La nuova STORIA QL è dedicata a Giulia Montorsi

di Letizia D'Alessio

Livorno, si sa, è una città che vive anche di musica e ci sono livornesi che hanno saputo trasformare questa passione in un lavoro prestigioso. È il caso di Giulia Montorsi (foto gentilmente concessa da Matteo Trentin) che compirà 31 anni a giugno e che dal 2017 suona il corno nell’orchestra della Scala.

Come è iniziato il tuo interesse per la musica?
È cominciata da piccola: già a cinque anni ascoltavo, insieme a mia zia, le opere liriche. Sentivamo “La Traviata” e la “Tosca”. A nove anni la maestra delle elementari consigliò ai miei genitori di iscrivermi al Conservatorio, così iniziai i corsi di propedeutica.

Hai sempre voluto suonare il corno?
Sì, quando a 9 anni al Mascagni mi fecero sentire i vari strumenti mi colpì subito il suono morbido, caldo e maestoso del corno e non l’ho più lasciato.

Quando hai capito che volevi diventare una musicista?
Alle scuole superiori iniziai a suonare in un’orchestra e fin da subito mi resi conto che mi piaceva l’atmosfera del gruppo. Mi appassionai e decisi di tentare di farlo sul serio, senza sapere dove mi avrebbe portato. La musica era ciò che volevo provare a coltivare.

Dove hai suonato prima di arrivare a Milano?
Dopo il liceo ho frequentato dei corsi di perfezionamento a Fiesole, che mi hanno portato nell’orchestra giovanile italiana. Nel mentre continuavo a fare audizioni e concorsi ed entrai a far parte dell’orchestra Regionale della Toscana. Contemporaneamente iniziai una collaborazione col Maggio Fiorentino.

L’approdo alla Scala come è avvenuto?
Prima di Milano ero riuscita a ottenere un contratto a Bologna, ormai la mia idea era quella di entrare in un’orchestra stabilmente. Tra tutti i concorsi che uscivano nel frattempo fu bandito anche quello della Scala, così inviai la mia candidatura. All’audizione inizialmente eravamo una quarantina e dopo tre giorni di prove alla fine rimanemmo in due. La comunicazione della scelta sarebbe dovuta arrivare via mail, così salutai e feci per andarmene. Ero tranquilla, tutto sommato non volevo andare via da Bologna. La commissione, contro ogni aspettativa, mi contattò e mi disse subito che mi avevano preso. La mia soddisfazione fu molta e quando vidi il mio ragazzo mi sciolsi dall’emozione: era la ricompensa di anni di lavoro.

Il posto più bello dove hai suonato e quello invece dove ti piacerebbe suonare ma non hai ancora avuto l’occasione.
I posti più belli si trovano a Berlino, nella sala della Philharmonie e ad Amburgo, nella Elbphilharmonie. Il posto dove vorrei suonare? Francamente non ci ho ancora pensato!

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