Fabi: “L’acqua è un diritto al pari dei diritti dei lavoratori”
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a cura di Elisa Salmasi e Nadia Nardi
Ogni anno il 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua. Tale giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1993 per sensibilizzare la comunità mondiale sull’importanza di tutelare l’acqua come bene naturale primario e irrinunciabile, in quanto vitale non solo per ogni essere umano, ma per tutto il pianeta. L’accesso alle risorse idriche sarà uno dei problemi più gravi del 21esimo secolo poiché i cambiamenti climatici degli ultimi anni stanno determinando una progressiva desertificazione che vede circa il 60% del pianeta inaridirsi sempre più e che, secondo i meteorologi nei prossimi anni incomincerà a interessare anche la parte meridionale della nostra penisola. La storia ci dice che tutte le grandi civiltà sono nate e si sono sviluppate lungo i grandi corsi d’acqua e che per contendersela si sono scatenate vere e proprie guerre; non per niente infatti l’acqua, questo bene primario e insostituibile per l’essere umano, viene definita l’oro blu. Oggi questo elemento naturale ed indispensabile per la vita dell’uomo e del pianeta, al pari dell’aria che respiriamo, è diventato un diritto negato per un numero abnorme di esseri umani (si parla di più di 663 milioni di persone che non hanno acqua potabile in casa e di 2,4 miliardi che non hanno accesso a servizi igienico-sanitari adeguati). L’acqua è un problema anche nei restanti paesi nei quali è invece un diritto ignorato, dove l’oro blu c’è ma viene sprecato, quasi fosse una risorsa inesauribile e mercificato come se potesse essere un optional per la sopravvivenza.
Nel 2010 l’ONU ha sancito l’acqua come diritto umano, bene che deve essere preservato e garantito come disponibilità per la sopravvivenza delle future generazioni. Dovrebbe essere alla portata di tutti, gratuita come l’aria , ma non è così. La gestione delle acque è in gran parte in mano ad aziende private ed è così strategica da essere entrata negli affari di multinazionali che mirano al profitto massimo con investimenti minimi, facendo pagare questo elemento a prezzi esorbitanti. Anche nel nostro paese, nonostante il referendum del 2011, il servizio idrico è parzialmente in mano alle multinazionali e per il resto è un servizio pubblico locale a rilevanza economica da gestire secondo le leggi del mercato, ma nonostante gli alti costi delle bollette, intere aree in alcuni periodi dell’anno soffrono della razionalizzazione dell’erogazione dell’acqua. Per capire meglio, facendo una comparazione, un litro di acqua, elemento già presente in natura e pronto per l’uso, costa molto di più di un litro di olio o di vino che invece, come ben sappiamo, richiedono investimenti professionali, economici, culturali notevoli per la loro produzione. Al pari dell’acqua se parliamo di diritti sindacali su un totale di 140 Stati analizzati di tutto il mondo, solo 12 (pari all’8,6%) sono quelli che possono vantarsi di garantire ad ampio spettro i diritti collettivi e nei quali i lavoratori possono liberamente associarsi in sindacati. (fonte “Valori” novembre 2017).
Fra questi, fortunatamente rientra anche l’Italia, ma dove, paradossalmente succede a volte che non vengano esercitati perché non conosciuti, oppure dati per scontati, come qualcosa di consolidato e imperdibile. Nella restante parte del pianeta, e si parla del 91,4%, degli stati analizzati, i diritti sindacali o non sono presenti, o non sono garantiti oppure sono violati in maniera più o meno sistematica. Perché l’assenza di diritti legittima comportamenti degni di tempi per noi ormai inconcepibili: licenziamenti punitivi, arresti indiscriminati, torture, sequestri, stupri e omicidi…
La situazione di ancora troppi Stati è drammaticamente arretrata, i diritti basilari negati e le violenze maggiori spesso si verificano in Paesi e settori dove operano grandi gruppi e multinazionali occidentali. Le aziende delocalizzano alla ricerca di paesi in cui costa meno produrre, in una corsa al ribasso senza fine. L’avanzare delle idee liberiste ha portato alcuni Stati, compreso il nostro, a politiche di cessione di settori importanti ai privati e questo non ha migliorato, come si pensava la situazione dei servizi, ma spesso ha arricchito i vari manager di turno. Il dualismo liberismo-statalismo che nella storia ha dimostrato in non poche occasioni come la privatizzazione delle risorse pubbliche di prima necessità (beni primari e servizi essenziali) lungi dal concretizzarsi in una maggiore efficienza e redditività abbia invece condotto ad una oligarchia a beneficio dei pochi che continuano ad arricchirsi e a scapito della comunità che si impoverisce economicamente e si indebolisce politicamente minando le impalcature di tutela dello Stato stesso e del mondo del lavoro. I diritti, al pari dell’acqua che non deve essere sprecata o dispersa, devono essere preservati e trattati con cura, perché senza di essi il rischio è di morire, così come si muore per la mancanza di acqua.
I ferrovieri francesi, ai quali manifestiamo tutta la nostra solidarietà, in questi giorni ci sono di esempio nell’opposizione solidale e convinta alla riforma del settore voluta da Macron, che prevede l’abolizione dello Statuto speciale per i nuovi assunti e l’apertura del servizio alla concorrenza. Una mobilitazione a cui hanno espresso solidarietà altre categorie di lavoratori quali i piloti di Air France, i netturbini e altri dipendenti statali, oltre agli studenti, che prevede uno sciopero distribuito su tre mesi, da inizio aprile a fine giugno. In contemporanea è partita su internet, una maxi-colletta per sostenere gli scioperanti ha già superato i 500.000 euro. Perché si muore per assenza di acqua, ma si muore anche per il lavoro, quando questo si svolge in assenza di diritti.
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