Opera Oggi, Dr. Streben chiude la rassegna del Goldoni
Domenica andrà in scena Dr. Streben – Robot opera da camera musica, regia, concept di Girolamo Deraco su libretto di Vincenzo Reale
Si conclude domenica 20 novembre, alle 17 in Goldonetta con Dr. Streben, Opera Oggi, la rassegna della Fondazione Teatro Goldoni di Livorno, che ha dato visibilità a quattro opere da camera composte “oggi” per il Teatro di “oggi” da tre compositori dei nostri giorni. Domenica andrà in scena Dr. Streben – Robot opera da camera musica, regia, concept di Girolamo Deraco su libretto di Vincenzo Reale. Il verbo tedesco “streben” significa “cercare/aspirare a qualcosa” nell’ansia di non riuscire mai ad ottenere un risultato soddisfacente. Il Dr. Richard Streben – personaggio principale dell’opera – aspira all’amore “altro” tra lui e il suo robot, ed è pronto a tutto per raggiungere il suo scopo. Il Dr. Streben, con l’aiuto del suo assistente Karl, lavora costantemente nel suo laboratorio al suo robot, Umy, con l’intento di trasformarlo in una ginoide, un androide donna. Lentamente il mito di Pigmalione diventa realtà e il Dr. Streben si ammala di agalmatofilia, innamorandosi del “suo” robot. A differenza di Pigmalione, il Dr. Streben, nonostante proietti l’immagine mentale della sua amata e scomparsa Galatea su Umy sa, da uomo di scienza, che non può trasformarla in essere umano. Decide quindi che sarà lui a trasformarsi in un cyborg, innestandosi a Mexos, una sorta di esoscheletro, per collegarsi al computer. Solo così vedrà Umy. Un drone, che fin dall’inizio era fermo sul palco, si attiva e inquadra, nel finale, le due mani, quella umana e quella robotica: queste si stanno unendo, proprio come nel Giudizio Universale di Michelangelo.
Dr. Streben si ispira ai grandi esempi del passato: il mito di Pigmalione, raccontato nel X libro de “Le Metamorfosi” di Ovidio; il “De rerum natura” del noto medico e alchimista Philippus Theophrastus Von Hohenheim, detto Paracelso; il “Faust” di Johann Wolfgang von Goethe; la “Terza notte di Valpurga” di Karl Kraus, con la sua tagliente ironia; raccoglie l’eredità di uno dei maggiori librettisti italiani, Arrigo Boito, con particolare riferimento al componimento “Dualismo”, dalla raccolta “Il libro dei versi”. Il Dr. Richard Streben è un’evoluzione diretta, un discendente di un homunculus (di Pigmalione): più precisamente dell’homunculus che l’allievo di Faust, Wagner, produce nel suo laboratorio, e col quale poi si mette in viaggio verso la Notte classica di Valpurga. A differenza del suo antenato, il Dr. Richard Streben non crede a divinità o a formule magiche. Crede, però, nell’alchimia della robotica. La robotica, se innestata nel corpo umano, può avere un’anima e, come l’homunculus del Faust, provare ad assurgere a nuova vita, nell’unità del Tutto. Ma è questa un’opera diabolica? Il Dr. Richard Streben direbbe, parafrasando Karl Kraus: “Su Mefistofele non mi viene in mente niente”. L’opera è il “Test di Turing” di Richard Streben, che si evolve tra il robot, il pubblico e il Dr. Streben. Questo avviene coinvolgendo in prima persona il pubblico attraverso la tecnologia.
Personaggi e interpreti: Dr. Richard Streben Alessandro Carmignani tenore, Karl (assistente) Francesco Lombardi baritono, Galatea Maria Elena Romanazzi soprano, Umy Giulia Tonelli robot; musicisti Lorenzo Petrizzo violino, Petr Yanchuk pianoforte; Sound Designer Alberto Gatti direttore Manuel Del Ghingaro, costumi Antonella Romanazzi
Biglietti: 5€ intero, 2€ ridotto under 20, in vendita presso la biglietteria del Teatro Goldoni aperta il martedì e giovedì ore 10/13 e mercoledì, venerdì e sabato ore 16.30/19.30 e On line su www.goldoniteatro.it
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