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Al Goldoni si racconta… il Goldoni

Mercoledì 22 Marzo 2017 — 06:58

Mercoledì 22 marzo, alle ore 16 ad ingresso libero, l'ultima conferenza “Livorno, città di teatri” progettata e tenuta da Venturi. Alle ore 21 sale sul palco Vittorio Sgarbi

Raccontare il Teatro Goldoni al Goldoni: ad illustrare le origini, la storia, i personaggi, che dal 1847 hanno caratterizzato l’unico dei teatri storici livornesi ad essere sopravvissuto alle guerre e al tempo, sarà con il consueto taglio coinvolgente e divulgativo il musicologo e Presidente del Circolo musicale Masini Fulvio Venturi (clicca qui – stasera, ore 21, Sgarbi racconta Caravaggio). L’appuntamento, che si terrà mercoledì 22 marzo, alle ore 16 presso la Sala Mascagni del Goldoni (ingresso libero), concluderà l’apprezzata e molto seguita serie di conferenze “Livorno, città di teatri” progettata e tenuta da Venturi, che dall’antico Teatro San Sebastiano, sorto in epoca medicea e che ebbe il massimo splendore sotto i Lorena, si è poi spostato agli altri palcoscenici della città (San Marco, Rossini, Avvalorati, ecc.) oggi purtroppo scomparsi.
Il Teatro Goldoni fu inaugurato con il nome di “Leopoldo”, in onore del granduca lorenese, il 24 luglio 1847 con l’allestimento dell’opera Roberto il diavolo di Meyerbeer. Questo avvio, per quanto sfarzoso, non fu tuttavia felice; il teatro subì la concorrenza delle molte ed importanti strutture parallele cittadine e poté iniziare un’attività organica solo nel 1855, dopo che fu acquistato dal ricco mercante Pandely Rodocanacchi. L’edificio, realizzato dall’architetto Cappellini con soluzioni insolite e fascinose, consentiva l’allestimento di forme spettacolari molto disparate, che andavano dalle più consuete proposte teatrali alle evoluzioni circensi ed alle dimostrazioni para-sportive. Nel giugno 1859 assunse il nome di Goldoni e dieci anni più tardi la sua gestione fu retta da un’accademia sul modello degli altri teatri cittadini. Dopo il 1890, con la decadenza parziale o totale dei concorrenti dal fulgido passato – quali il Teatro degli Avvalorati, il Carlo Lodovico detto “San Marco” ed il Rossini – il Goldoni si è inserito sempre più nel substrato della città, fino a diventare uno dei luoghi deputati della memoria storica popolare.
Due personaggi, Pietro Mascagni e Galliano Masini, prima di ogni altro, hanno contribuito in modo sostanziale con indimenticabili gesta, e con loro il pittore Renato Natali, che ha fatto del Teatro Goldoni e del suo pubblico uno dei soggetti privilegiati della propria arte. In campo operistico, fino al 1940, hanno fatto epoca le produzioni appartenenti al repertorio mascagnano con l’autore sul podio ed interpreti come Gemma Bellincioni e Roberto Stagno, Beniamino Gigli e Lina Bruna Rasa, ed i frequenti passaggi di artisti come Enrico Caruso, Hipolito Lazaro, Gilda Dalla Rizza, Gina Cigna e Bernardo De Muro. Di gran rilievo anche l’attività legata al secondo dopoguerra che ha visto l’avvicendamento dei più importanti artisti lirici, da Mario Del Monaco a Franco Corelli, da Tito Gobbi ad Ebe Stignani, da Maria Caniglia a Magda Olivero e a Leyla Gencer. Nel suo trascorso il Goldoni non è stato “solo” un importante teatro d’opera, ma, dall’ultimo ventennio dell’Ottocento ha ospitato le più note compagnie d’operetta sia italiane che francesi – e il dato più probante di questa “tranche” è stata la prima rappresentazione assoluta della celebre Addio, Giovinezza! dell’elbano Giuseppe Pietri, che ebbe luogo sul suo palcoscenico nella serata del 21 gennaio 1915 con un Livorno tutto ammantato di neve – nonché sapidi artisti di varietà e, dagli albori del Novecento, proiezioni di pellicole cinematografiche prodotte in quel periodo pionieristico dalle case Lumière ed Edison. Dopo un lungo e radicale restauro il Teatro Goldoni, infine, è stato reinaugurato il 24 gennaio 2004 alla presenza del Presidente della Repubblica Ciampi con una rappresentazione di “Cavalleria rusticana” diretta da Massimo de Bernart. Il resto è storia attuale.
Gli incontri con il pubblico di Fulvio Venturi proseguiranno tuttavia in data 26 aprile con un ricordo di Gemma Bellincioni, la grande cantante che fu la prima interprete del personaggio di Santuzza in “Cavalleria rusticana” e che, dopo aver vissuto nella nostra città, scelse il colle di Montenero come eterna dimora.

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