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“Mascagni”, il monologo di Crestacci in diretta dal Goldoni

Domenica 6 Dicembre 2020 — 09:12

Nell'anniversario della nascita di Pietro Mascagni, Mo-Wan Teatro e Fondazione Teatro Goldoni presentano in streaming il monologo teatrale di Alessandro Brucioni e Michele Crestacci, interpretato da Crestacci con Massimo Signorini

E’ stato applaudito lo scorso settembre alla prima edizione del “Mascagni Festival” ed arriva sul palcoscenico del Teatro Goldoni lunedì 7 dicembre alle ore 21 con un nuovo streaming on demand “Mascagni”, il monologo teatrale di Alessandro Brucioni e Michele Crestacci, interpretato da Michele Crestacci con Massimo Signorini, fisarmonica. L’appuntamento sarà visibile gratuitamente sul canale YouTube del Teatro Goldoni e su italiafestival.tv, piattaforma di “My Festival Player”, una vetrina internazionale dei festival italiani di grande tradizione ed eccellenza che valorizza le imprese culturali, artisti e musicisti della scena italiana e dei diversi territori del Paese; successivamente sarà visibile anche su livu.it. “Siamo lieti di riprendere la collaborazione con il Mascagni Festival – afferma il Direttore della Fondazione Goldoni Mario Menicagli – ed in una giornata tanto particolare e per noi importante quale l’anniversario della nascita del compositore livornese, ricorrenza che il prossimo anno saluteremo con una nuova produzione operistica proprio nel segno di Mascagni. Questa proposta – aggiunge – si inserisce nel nostro progetto “Web Opera”, il nuovo format che sta accompagnando tutti i nostri percorsi interattivi dal Teatro Goldoni, intesi non tanto come una sorta di ripiego ad una situazione emergenziale, ma come una forma complementare di fruizione, quanto mai attuale e necessaria per consentire al pubblico di rimanere ancora al nostro fianco”.
Coprodotto con mo-wan teatro, con la regia di Alessandro Brucioni, “Mascagni” è uno spettacolo di narrazione (il monologo è pubblicato dalla Casa editrice Sillabe). Un attore e un fisarmonicista raccontano con uno stile comico e drammatico la storia personale e artistica di Pietro Mascagni, restituendo il complesso ritratto di un uomo reso celebre in tutto il mondo per le sue composizioni. Nel pensare la sua figura, gli autori si sono concentrati sulla ricostruzione del mondo sociale e culturale dell’epoca: l’avvento del fascismo, le guerre coloniali, la rivalità artistica, il desiderio di affermazione e di riconoscimento del suo valore artistico, le sue burrascose vicende sentimentali. Mascagni, nell’immaginario sonoro di chi racconterà il personaggio da questa prospettiva, è certamente l’intermezzo di Cavalleria rusticana, dove le note narrano con sconfinata e struggente dimensione melodica la drammatica vicenda umana. “Mascagni è un monologo singolare – dice Marco Voleri, Direttore artistico del Mascagni Festival – abbraccia i luoghi del tempo che furono del compositore labronico con un approfondimento sul suo vissuto. E’ un turbinio di storie, personaggi, momenti indelebili. La vita di Pietro è fatta di coraggio, caparbietà, decisione e carattere di scoglio”.
“Mascagni racconta ancora molto di noi e della Livorno del secolo scorso – spiegano gli autori – Come per tutti gli spettacoli di mo-wan teatro sui personaggi storici e celebri di Livorno, il taglio scelto è lo sconfinamento tra il passato e il presente, la continuità e le differenze, la scoperta di sotterranee connessioni culturali, sociali e di costume. Ritrovare in noi stessi i caratteri dei personaggi, e far in modo che essi siano capaci di raccontarci come uomini contemporanei e di raccontarsi nel loro mondo intimo e umano oltre che storico e culturale. Siamo come dei medium. Nel contatto con la storia del personaggio forziamo le stanze chiuse, entriamo nelle cantine umide, ci issiamo sui vetri delle loro finestre per vedere e riconoscere i loro voli artistici”. “La drammaturgia di questo lavoro – aggiunge Voleri – si fonde con la caratteristica principale del suo interprete, Michele Crestacci: essere vero sempre, dannatamente vero. La pièce si fa incalzante iperbole tesa alla didascalia dove l’attore, attraverso testo e interpretazione, scava caparbio attimi, caratteri e sentimenti, che diventano ora emorragia calda di suoni in slang labronico, ora racconto curioso e pulsante”.

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