Goldoni, conferenza sul teatro degli Avvalorati
Era un teatro con gli interni eleganti, impreziositi dalle pitture di Giuseppe Maria Terreni, quattro ordini di palchi e dalla sua inaugurazione nel 1782 conobbe una storia avvincente, frequentato dai più grandi artisti del tempo. Sarà il musicologo e presidente del Circolo musicale “Galliano Masini” Fulvio Venturi a rinverdire il ricordo ed i fasti del Teatro degli Avvalorati a Livorno, nome ormai conosciuto solo per la denominazione dell’omonimo viale dove sorgeva. Eppure per un secolo intero fu il punto di riferimento della vita culturale livornese e grazie alla ricostruzione storica ed artistica condotta da Venturi, ricca di personaggi, notizie ed aneddoti, giovedì 23 febbraio, alle ore 16, nella Sala Mascagni del Teatro Goldoni, il pubblico potrà ripercorrerne le vicende con una conferenza ad ingresso libero (fino esaurimento posti) per il ciclo “Livorno, città di teatri”.
Inaugurato come “Teatro Nuovo”, fu costruito per sostituire a Livorno il Teatro di San Sebastiano, ritenuto ormai insufficiente ed assunse poi la denominazione definitiva, con la quale è ricordato, nel 1790, dopo che l’Accademia degli Avvalorati ne acquistò l’immobile. Moltissimi i personaggi di gran livello che si avvicendarono sulle tavole del suo palcoscenico, sia nel campo dell’opera lirica che in quello della prosa. Il periodo aureo di questo teatro si colloca tra il 1790 ed il 1840, quando la sua attività si arricchì di alcune “prime” assolute ed il suo albo d’oro dei nomi di artisti come Luigi Marchesi, Girolamo Crescentini, Giuseppa Grassini, Elizabeth Billington e John Braham. Anche in seguito, tuttavia, questo teatro seppe sempre tenere alto il vessillo dell’arte. Basti dire che ancora nel 1920, quando gli Avvalorati furono riaperti dopo un lungo e radicale restauro, l’evento che festeggiò la nuova inaugurazione fu l’allestimento di un’Aida con una stellare distribuzione d’artisti, nella quale spiccò il nome del tenore spagnolo Miguel Fleta. Gli Avvalorati furono anche il teatro dove Alessandro Lanari, forse l’impresario più importante del primo Ottocento italiano, svolse a Livorno la propria cospicua attività. L’edificio fu duramente colpito nel corso di un bombardamento aereo avvenuto il 28 maggio 1943 e definitivamente abbattuto nel dopoguerra.
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