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Čajkovskij apre la Stagione Musicale del Goldoni

Venerdì 20 Dicembre 2019 — 07:55

Appuntamento venerdì 20 dicembre alle 21 al Teatro Goldoni con lo spettacolare "Concerto per pianoforte e orchestra n.1" di Čajkovskij

E’ uno dei concerti pianistici più amati e popolari al mondo: eseguito per la prima volta a Boston nel 1875 conobbe un successo immediato e travolgente, mai venuto meno. Si tratta del “Concerto per pianoforte e orchestra n. 1, op. 23” di Pëtr Il’ič Čajkovskij (l’autore di balletti celeberrimi come Il lago dei cigni, Lo schiaccianoci e partiture come la Sinfonia n.6 “Patetica”) che venerdì 20 dicembre, alle ore 21 aprirà la Stagione musicale al Teatro Goldoni nell’interpretazione del direttore cileno Paolo Bortolameolli sul podio dell’Orchestra della Toscana. Nominato nel luglio di quest’anno Associate Conductor della Los Angeles Philharmonic, con un’agenda fitta di concerti tra America, Asia e Europa, il M° Bortolameolli incontrerà per questo concerto il giovane pianista siberiano Dmitry Masleev, che quattro anni fa ha trionfato al “Čajkovskij” di Mosca, il concorso più prestigioso del globo, ed oggi è di casa nelle stagioni francesi e tedesche.

Li potremo apprezzare in un’opera potente, ricchissima di energia, di sonorità travolgenti e colori smaglianti, come il “Concerto n.1” dove l’orchestra è protagonista al pari dello strumento solista fin dalle battute iniziali, con l’immediata corposa introduzione di ampio respiro, che viene giocata da orchestra e pianoforte in modo tanto perentorio da rimanere subito impressa nella memoria di ogni ascoltatore. Un tema grandioso che, come raccontò l’autore, aveva tratto da un motivo originale di una canzone popolare ucraina che aveva sentito suonare sull’organetto da un cieco; uno spunto che Čajkovskij seppe trasformare in modo superlativo, sottoponendolo ad una fioritura di piccole variazioni da parte del pianoforte.

Un piacere ed una gioia nell’ascolto che proseguirà anche nella seconda parte della serata, con la “Sinfonia n. 7 in re minore, op. 70” del compositore Antonín Dvořák, composta nel 1885, e considerata la sua opera più romantica. Esponente centrale della musica nazionale ceca, è colui che meglio rappresenta il tentativo di integrazione fra tradizione colta e spirito popolare slavo: la sua poetica si ispira in modo genuino e appassionato alla natura e alle tradizioni del suo paese. echi ancor più evidenti in questa opera di intensa espressività melodica.

“Di fronte a composizioni monumentali come queste – affermano dall’ORT – è giusto cercare interpretazioni moderne, fresche. Ci siamo distinti nella nostra storia per aver valorizzato tanti giovani talenti e lo facciamo anche questa volta. Se il direttore cileno ha un approccio molto moderno e innovativo alla musica, è giovane anche il solista, di notevole talento e grande carattere. Il valore di questi nuovi interpreti sta nella capacità che hanno di offrirci inedite sfaccettature, visioni anche originali nell’accostamento delle dinamiche, esecuzioni non troppo codificate, qualcosa che sorprende”.

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