Al Goldoni torna la lirica con “Marìa de Buenos Aires”
"È necessario un pensiero al femminile che ribalti, sovverta, rivoluzioni, che spezzi; abbiamo bisogno di un pensiero femminile che spacchi i codici familiari, che rimetta la vita al centro. Che lo faccia non perché la vita appartiene alle donne, ma perché la maternità, il generare vita deve appartenere alla nostra umanità"
Appuntamento per venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 giugno alle 21.30. Dalle 20 alle 21 aperi-tango a "Il Palcoscenico". Il regista Pizzech: "Sarà una Maria de Buenos Aires molto asciugata, molto brechtiana. Dove il pensiero del femminile ci porta a un punto decisivo, come se fossimo giunti alla fine di un tempo!"
Venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 giugno, alle 21.30, si riaccendono i riflettori sulla Stagione Lirica del Teatro Goldoni dopo più di un anno di stop dovuto alla pandemia (clicca sul link al pdf in fondo all’articolo per consultare le schede tecniche dello spettacolo).
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Così nel centenario della nascita di Astor Piazzolla sul palco del più grande teatro cittadino ecco “Marìa de Buenos Aires”, l’Operita Tango con musiche di Astor Piazzolla, i testi di Horacio Ferrer e i sovratitoli a cura della Fondazione Teatro Goldoni. “Per l’occasione del ritorno di una produzione lirica sul palco del Goldoni – specifica il direttore amministrativo Mario Menicagli – i prezzi dei biglietti saranno davvero popolari con i 15 euro per il biglietto intero e i 10 euro il ridotto per gli under 25. I biglietti sono in vendita tutti i giorni dal martedì al sabato con orario 10-13 al botteghino del Teatro Goldoni (tel. 0586-204290) e nei giorni di spettacolo due ore prima dell’inizio della rappresentazione. Tutte le informazioni sulla produzione su www.goldoniteatro.it“.
In occasione delle rappresentazioni di “Marìa de Buenos Aires dalle 20 alle 21 al bar ristorante “Il Palcoscenico”, accanto al Teatro Goldoni, si svolgerà un aperi-tango. Musica, tango e aperitivo per tutti i possessori del biglietto dell’opera ad un prezzo speciale. Ad esibirsi sarà la scuola di tango Tango Barbaro. La prima coppia di tangueros sarà composta da Gabriele Sassetti e Barbara Taccini.
“Sono felice ed orgoglioso che spetti alla mia prima programmazione lirica l’onore grande di ricordare e festeggiare un’importantissima ricorrenza come quella del centenario della nascita di Astor Piazzolla – ha detto in conferenza stampa il direttore artistico della Fondazione Teatro Goldoni, Emanuele Gamba – Famoso come padre del nuevo tango, Astor Piazzolla spiazza tutti incorporando elementi jazz, dissonanze contemporanee, elettronica, strumenti mai utilizzati nel tango tradizionale; Piazzolla quindi innova e sovverte anche in questa storia di María dove attraverso le liriche misteriose e misteriche di Horacio Ferrer si immagina e opera un ribaltamento del pensiero maschile a favore di una nuova, forte, appassionata centralità femminile e femminina. Affidare la regia ad Alessio Pizzech, amico di vecchia data, è una garanzia di indagine profonda e di lucidità di racconto; Arianna Manganello, Giacomo Medici e Gianluca Ferrato compongono un cast di primissimo ordine, che sono certo, saprà condurre il pubblico dentro l’immaginario di amore e morte che fa di María de Buenos Aires un gioiello di disperata e sensualissima vitalità. Colgo l’occasione infine per salutare e ringraziare il maestro Gabriele Ribis, direttore artistico dell’Associazione culturale Piccolo Opera Festival del Friuli Venezia Giulia, coproduttore attento e sempre curioso di operazioni rare e preziose come questa nostra avventura piazzolliana”.
Dalla stessa terra del Friuli Venezia Giulia, così ricca di cultura, tradizioni ed influenze musicali eterogenee, viene il direttore d’orchestra maestro Igor Zobin, triestino, artista di grande estro e versatilità, uno dei pochi fisarmonicisti a livello internazionale diplomati in direzione d’orchestra che sviluppa contemporaneamente le carriere di concertista, direttore d’orchestra e compositore.
“Sarà una María de Buenos Aires molto diversa da tutte le altre che si faranno per 100 anni dalla nascita di Astor Piazzolla – ha spiegato il regista Alessio Pizzech – Una Maria de Buenos Aires molto asciugata, molto brechtiana. Dove il pensiero del femminile ci porta a un punto decisivo, come se fossimo giunti alla fine di un tempo, in cui ha dominato il pensiero maschile, mentre adesso dobbiamo trovare una nuova via di sviluppo, di pensiero, che ci permetta di ripartire anche riconsiderando le diversità, le specificità, gli emarginati del tempo. Il tango di Piazzolla nasce in questa emarginazione, nasce in questo tempo delle periferie, nasce dove l’uomo a volte incontra l’orrore, la sofferenza, la miseria, la violenza. Emerge un Cristo al femminile, questa figura cristologica di María di Buenos Aires che in qualche modo incarna il dolore umano, quel dolore che spesso si rigenera anche nella morte, anche nell’assenza. Sarà una María de Buenos Aires molto violenta per alcuni versi, ma anche piena di dolcezza, sensualità e sessualità. Questo tango non è un tango danzato. Tutte le María di Buenos Aires hanno la danza, noi abbiamo scelto di farlo senza la danza, perché è un tango dell’anima, un tango del dolore, un tango interiore, un tango che sta dentro l’essere umano, una danza dell’anima. Questa è la vera rivoluzione di Astor Piazzolla: non concepire un tango coreografato, ma dare vita a una coreografia interna che disegna una sofferenza che è dell’uomo quando l’uomo entra in conflitto con se stesso, quando l’umano ricerca la propria identità, un dialogo tra la vita e la morte: è in qualche modo il lamento del bandonéon. Ci sarà il debutto nel ruolo di una giovanissima Arianna Manganello, che sono felice di guidare, uno specialista di quest’opera come Giacomo Medici nel ruolo del cantante gaucesco e poi Gianluca Ferrato, bravissimo attore nel ruolo del Duende, dello spirito. Undici strumentisti in scena, in una scenografia assolutamente essenziale. Non ci sarà un coro, saranno loro che si divideranno, due coscienze in scena maschili – specifica il regista – che osservano la vicenda di Maria di Buenos Aires, che la ascoltano, che la vedono in questo suo passaggio dalla bambina, all’adolescente, alla puttana, fino alla morte, la resurrezione, al parto. Un parto di femminili, una moltiplicazione di femminili, le Marie de Buenos Aires del futuro. È necessario un pensiero al femminile che ribalti, sovverta, rivoluzioni, che spezzi; abbiamo bisogno di un pensiero femminile che spacchi i codici familiari, che rimetta la vita al centro. Che lo faccia non perché la vita appartiene alle donne, ma perché la maternità, il generare vita deve appartenere alla nostra umanità. Un’umanità che è oramai sterile: abbiamo invece bisogno di umanità che genera vita di fronte all’orrore e alla violenza, agli assolutismi, agli antidemocratici. È un Piazzola che ci parla quindi di libertà”.
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