La gioia delle bandiere per andare allo stadio. A Livorno è di nuovo domenica
Andrà come andrà. Ma una cosa è certa: la passione. Quella è tornata. Forte, prepotente, colorata come l'amaranto che si appiccica come un tatuaggio indelebile sulle spalle dei più piccoli che sono tornati ad indossare le maglie dei miti del passato e del presente
Andrà come andrà. Ma una cosa è certa: la passione. Quella è tornata. Forte, prepotente, colorata come l’amaranto che si appiccica come un tatuaggio indelebile sulle spalle dei più piccoli che sono tornati ad indossare le maglie dei miti del passato e del presente e che, mano nella mano “alla su’ mamma” o in collo “al su’ babbo” arrivano lemmi lemmi allo stadio. E questo succede un’ora e mezzo prima quando anche viale Nazario Sauro si colora delle bandiere amaranto verso l’Armando Picchi. Si sentono di nuovo i motorini smarmittati che in stile Nuova Delhi si caricano di tifosi, cappelli, sciarpe e bandierine e vanno verso la Nord.
Tornano a rombare i tamburi dalla curva, anzi a dire il vero quello tutta la stagione… ma oggi di più. Lo stadio si inzuppa di sole e di calore, tornano i torsi nudi sulla gradinata Morosini, i ponci neri e i caffè corretti al sassolino al barrino della tribuna centrale. Torna la gioia. Torna il brivido della domenica e del match da vincere a tutti i costi perché noi siamo il Livorno. Perché amaranto significa che non appassisce. Torna la domenica.
Ad agosto scorso non c’era più niente. Ceneri amaranto e tanta rabbia. A settembre la rinascita una fiammella che ha riacceso la brace sopita che però non si era mai spenta.
E oggi gli avversari del Tau che entrano in un boato fatto di fischi e fiati, un inferno amaranto come ha chiesto e ottenuto il presidente Paolo Toccafondi, si quello lì che non si è ancora messo la sciarpa per rispetto. E che la sogna da quel giorno di settembre dove promise la promozione a una piazza diversa. Diversa per tutto. Per orgoglio, per tradizione, per pelle e per atteggiamento verso il sole e il salmastro. Perché l’amaranto è oltre ogni categoria. Perché l’amaranto è un modo di vivere. E oggi vada come vada, lo stiamo tornando a vivere tutti insieme. Grazie…
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