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Il Livorno Baseball spegne 70 candeline

Venerdì 16 Novembre 2018 — 18:30

Il 1° dicembre, a partire dalle 10,30, festa grande allo stadio Alfredo Sisi di via Sommati con una partita "amarcord" e un buffet per festeggiare l'importante traguardo

di Giacomo Niccolini

Un diamante… è per sempre. Recitava così lo slogan di una pubblicità ormai passata alla storia. In questo caso non si parla della preziosissima pietra che “luccica e sbrilluccica” ma di un diamante di ineguagliabile valore, fatto di terra rossa e sudore, di emozioni, vita, lacrime, gioia e divise sporcate. Stiamo parlando di quello del Livorno Baseball, storica società sportiva che, i primi giorni di dicembre del 2018, compirà 70 anni. Ed è per questo che la mattina di sabato 1° dicembre (ritrovo in programma alle 10,30) ci sarà festa grande allo stadio “A. Sisi” di via Sommati (Banditella) con una partita “amarcord” e un buffet a cui sono invitati tutti coloro che in questi anni hanno portato il loro mattoncino alla grande casa del baseball (e softball) amaranto.
Era infatti il 4 dicembre del 1948 quando il fondatore nonché mitico presidente Alfredo Sisi, pose la prima pietra del batti e corri labronico dando il via ufficiale alla prima squadra fatta con mazze e guantoni. Di acqua sotto i ponti, o meglio di palline sbucciate e di mazze rotte, ne sono passate un bel po’ da quando Sisi, insieme ai primi pionieri di questo sport, andava a farsi regalare i guantoni dagli “Ameri’ani” al Campo di Marte dove ora c’è quella che noi tutti chiamiamo Porta a Terra.
“Allora avevo circa 20 anni e l’entusiasmo era tanto – raccontava nel 2006 in un’intervista rilasciata per una rivista specializzata Sisi, scomparso nel 2013 – Questo sport ci incuriosiva e poi era qualcosa di nuovo che ci distraeva dall’orrore dei bombardamenti degli ultimi anni. Così quando qualche pallina andava tra le siepi del loro campetto, noi, la prendevamo… in prestito. Tutto ci sembrava possibile e all’inizio giocavamo a mani nude, andando a lavoro il giorno dopo con occhi neri e mani rovinate”. Erano i tempi di Don Paolo Bianco, quelli che tutti a Livorno conoscevano come Don Tigre, uno che in America c’era stato davvero e aveva tradotto le difficili regole del Grande Gioco in italiano e lo iniziava a insegnare, timidamente, ai suoi “ragazzi” in oratorio ai Salesiani. All’inizio erano i “Green Devils” e i “Red Devils” ad animare le partite di baseball ad inizio anni ’50 sui primi improvvisati diamanti in città. Nel mezzo c’è stato il campo di via dei Pensieri, i fuoricampo di Otello Cavallini, le knockball di“Tacche” Messerini, l’eleganza rocciosa di “Albertone” Germano la classe di ferro di Capitan Riccardo La Rosa, dei vari Mauro Belfiore, Marco Rosellini, Gianluca Gallinari, Marco Andreini, i fratelli Carlesi (Emilio e Diego) ma anche le “dinastie” dei Daina Palermo (Andrea e Alessandro), dei Banchelli (Sergio, Alessandro e Massimo), dei Gentini (Mario, Ghigo e Luca) fino alle seconde generazioni come Nencini e Piacentini e i vari manager che hanno contribuito a far grande il baseball labronico come Lorenzo Martini, Marcello Manuli, Maurizio Sbandi, Luciano Vitiello e Renato De Notta.

IL PADRE FONDATORE DEL BASEBALL LIVORNESE ALFREDO SISI

E come dimenticarsi l’invasione a stelle e strisce capitanata da Mike Stubbins negli anni ’80 per poi arrivare allo sbarco dei miti cubani a cavallo tra i ’90 e i 2000 con in testa El Gigante di Escambray, Antonio Munoz fino alle infiltrazioni maremmane tra cui il grande Corrado “Dado” Festelli, la gestione del presidente Antonio Martini, quella di Marco Piludu fino all’attuale di Andrea Comparini. Da ricordare anche il softball, quello di vertice, quello arrivato in serie A e fortemente voluto e portato in alto per mano dal compianto Mauro Gallinari, recentemente scomparso. Per ultimo, ma non certo per ultime, le “donne” del Livorno Baseball. Le mamme che, zitte zitte e dietro le quinte, hanno sempre cucinato per anni e senza mai reclamare niente per centinaia e centinaia di atleti tra una partita e un’altra, sempre pronte e con il sorriso in faccia, a dare da mangiare “ai bimbi”, anche se i bimbi si sa, a Livorno, hanno ormai 30 anni e più.
Ci sarà insomma di che ricordare il 1° dicembre in Banditella quando dal gran turco là in fondo (cit. “L’uomo dei Sogni”), entreranno in campo i miti di un baseball che fu e che, con questo storico traguardo appena tagliato, si rilancia verso un futuro sempre più radioso. D’altra parte… come si fa a non essere romantici nel baseball?

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