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“Allenare gli ultimi 15 centimetri dell’essere umano”. Ecco la ricetta per vincere in panchina

Venerdì 24 Aprile 2020 — 23:56

Oltre un'ora di diretta Facebook con due leggende viventi dello sport a tinte amaranto: il tecnico bi-campione d'Italia con la Reyer Venezia, Walter De Raffaele, e il mister della storica promozione in B, Osvaldo Jaconi

di Giacomo Niccolini

Formule chimiche o equazioni matematiche, per diventare un grande allenatore, in qualsiasi sport, non esistono. Non ce ne sono. Esiste però il sudore, esiste la passione, esiste credere in un obiettivo e fare di tutto per perseguirlo. Ed esiste anche, e soprattutto, l’umiltà e l’umanità con il quale si sta a sedere su quella panchina e con la quale si sta su quel rettangolo verde, o su quel parquet, giorno dopo giorno fino ad arrivare al giorno della partita. “Io ho sempre cercato di lavorare così, cercando di allenare gli ultimi 15 centimetri dell’essere umano”. Così parlò Osvaldo “Il Vodz” Jaconi nel suo ritorno, se pur virtuale, nella sua Livorno. Un ritorno, in diretta Facebook nel salotto virtuale di QuiLivorno.it (clicca qui per rivedere la diretta integrale), accanto ad un altro mito dello sport tricolore, tutto made in Leghorn, che porta in alto i colori della nostra città vincendo scudetti e coppe “a ruota” sulla panchina di basket di serie A della Reyer Venezia: Walter De Raffaele. Un filo rosso sottile che li lega: il primo ha riportato nel calcio che conta il Livorno dopo 30 anni di campetti con l’alopecia (cit. Renzo Marmugi) e trasferte in motorino, l’altro dietro ai suoi occhiali scuri da supereroe, ha ridato lo scudetto alla città lagunare dopo 74 anni di digiuno.
Due allenatori vincenti, due tecnici-leggenda per Livorno e per lo sport a 360°.
Con la redazione di QuiLivorno.it i due hanno conversato per oltre un’ora raccontando aneddoti e sciorinando ricordi e considerazioni su quanto sia duro e difficile essere un mister o un coach in tutte le sue sfaccettature. Tra i tanti ricordi raccontati a cuore aperto da Jaconi che ha spiegato come gli allenamenti non iniziavano prima della consueta partita a briscola di Igor Protti che “se la giocava” contro Tonino Martino sulle ceste degli indumenti. “Il gruppo era anche questo – ha ricordato Jaconi – Il fatto che tutti aspettavano senza lamentarsi questo rito di Igor e Tonino senza batter ciglio. Eppure avrebbero potuto alzare la mano e dire: voglio andare a casa mezz’ora prima. E invece no. E io li lasciavo fare. Perché in quell’occasione è stato giusto fare così. E il gruppo lo sentiva, lo sapeva”.
Della forza del gruppo e dell’importanza dell’ambiente ha parlato anche De Raffaele spiegando quanto sia importante, per un’annata vincente, che tutti gli ingranaggi girino bene “fino a voi della stampa, che non sembra, ma potete influenzare molto la mentalità dei tifosi con quel che dite e con quel che scrivete”, ha detto il bi-campione d’Italia De Raffale rivolgendosi alla redazione di QuiLivorno.it. Un’altra carta in più che ha steso sul panno verde il tecnico della palla a spicchi è stata quella della famiglia. “Non è un caso che le cose abbiano iniziato a girare nel verso giusto da 4 anni a questa parte, cioè da quando c’è stata la possibilità di riunire tutta la famiglia insieme nuovamente. Mia moglie e i miei figli sono davvero la mia forza”.
E poi ci sono le promesse e i fioretti: “Avevo promesso al sindaco Luca Salvetti – ha detto De Raffaele – che il prossimo trofeo vinto sarei andato a piedi a Montenero. A febbraio è arrivata la Coppa Italia e appena posso tornare a Livorno mi aspetta un bel giretto a piedi al Santuario. Il tuffo nel Canal Grande? Ufficialmente sono scivolato…”.
E infine, sognando ad occhi aperti, potendo disporre di un budget illimitato e volendo una macchina del tempo perfettamente funzionante: chi è il giocatore che, questi due tecnici delle meraviglie, avrebbero voluto allenare magari solo una volta? Per Jaconi nessun dubbio: “Nessuno. La cosa più bella della mia carriera è stata quella di poter allenare dei giocatori, tralasciando alcuni grandi nomi come quelli di Igor Protti e Giorgio Chiellini, che hanno iniziato a giocare in C2 e poi li ho visti arrivare fino in serie A. Questa è la cosa che più mi ha appagato”.
De Raffaele invece ha sognato in grande: “Senza dubbio Jordan. Al di là delle doti tecniche e del talento innato e indiscusso, quello che mi affascina è il carattere, la mentalità di questo grande giocatore. A me sono sempre piaciuti giocatori con carattere. Li considero una sfida. Perché questo mestiere è un dare, sicuramente, ma è anche tanto un avere, ogni giorno”.
Insomma, come i grandi chef, le ricette dei migliori piatti mica vengono rivelate. Una cosa però è certa: a partire dai migliori “stellati” fino ai migliori piatti della nonna della domenica mattina, l’ingrediente segreto, quello che fa leccare i baffi, alla fine è sempre lo stesso… e si chiama passione. Nel loro caso basta aggiungere un pizzico di salmastro… e la vittoria è servita.

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