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L’anziana Memoria, la bambina Pace e l’architetto Speranza alla Giornata Cittadina per la Pace

Giovedì 1 Giugno 2017 — 08:14

Lunedì 29 maggio si è svolta  a Livorno la XIV edizione della Giornata cittadina per la Pace, nata per ricordare il primo bombardamento di Livorno del 28 maggio 1943, per onorare le vittime di tutte le guerre ed in particolare quest’anno per metter a fuoco che “siamo nuovamente di fronte alla necessità di ricostruire un mondo lacerato alla ricerca di un futuro pacificato. Serve una prospettiva concreta di ricostruzione! Proprio come fu allora” ha detto Sabatino Caso, della Comunità di Sant’Egidio, ad introduzione delle marcia che si è snodata poi per il centro cittadino.

Proprio la Comunità di Sant’Egidio ha dato corpo ed anima a questo giornata fin dal 2004, dopo che fu istituita dal Consiglio Comunale di Livorno come “Giornata cittadina per la Pace” . Così è stato il sindaco Filippo Nogarin a portare il saluto a nome della cittadinanza; pur sottolineando il peso degli interessi economici e degli ”interessi superiori” sulle guerre moderne, il Sindaco ha invitato tutti,  “come cittadini”, a “non sentirsi impotenti”: “esiste – ha detto – una dimensione più umana, che ci vede protagonisti e sulla quale ciascuno di noi è chiamato a lavorare in prima persona”. Hanno portato il loro saluto anche Pietro Caruso per la Provincia di Livorno, Marcello Murziani, vice presidente della Fondazione Livorno, ed il Vescovo Mons. Simone Giusti che conversando con i bambini ha messo in luce la forza delle “lingua” come sola via che conduce alla pace.

Il corteo, composito per nazionalità ed età, ha presso le mosse dalla piazza del Comune ed ha sostato davanti al Duomo, dove Renzo Ceccarini, ha raccontato la sua storia di quel 28 maggio 1943, lasciando il suo testimone ai tantissimi bambini presenti delle Scuole Benci, D’Azeglio, Bini e della Scuola della Pace della Comunità di Sant’Egidio. “Carissimi bambini, – ha detto loro Renzo – oggi siete tanti, e voi sarete gli uomini e le donne di domani. Che cosa dirvi? La guerra è odio, la guerra è prepotenza, la guerra è una lotta che non ha mai un vincitore … Vi auguro di vivere senza l’odio nel cuore, verso le persone, soprattutto verso coloro che sono più deboli.”

Nella seconda tappa delle marcia, in via Cairoli, è intervenuto Zakaria, giovane senegalese fuggito dalla guerra libica e giunto in Italia nel 2016. Zakaria che insieme ad altri amici studia l’italiano, ha iniziato con loro a visitare gli anziani soli che vivono negli istituti livornesi: “Gli anziani dicono di non sentirsi utili, ma io gli dico che sono utili perché possono raccontare la storia della loro vita ai bambini e possono anche raccontare della guerra e di quanto è brutta. Per costruire la pace servono i pensieri degli anziani. Non possiamo dimenticarci degli anziani e di quanto sono importanti!”

In piazza Cavour, dopo l’intervenuto di Maria Pia, una maestra nella scuola Benci, è intervenuta  Jessica, bambina siriana, arrivata in Italia grazie ai Corridoi Umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Jessica ha regalato a tutti il suo disegno che esprime tutto il dolore del popolo siriano ed ha detto: “Sono venuta qui con la mia famiglia perché in Siria c’è la guerra. Ora sono molto contenta, perché ci sono tante persone buone e non c’è la guerra. Posso giocare e andare a scuola senza avere paura. Ma la Siria è nel mio cuore. È il mio posto del cuore. Io non so ancora parlare bene in italiano. Ho fatto un disegno per dire quello che sento. Il mio posto  del cuore ora  è un posto triste, perché tante persone sono morte, anche in mare mentre cercavano di scappare con la barca. Voglio che tutti i bambini stanno bene e tutte le famiglie stanno insieme. Voglio che la Siria non deve più piangere. Voglio che finisce la guerra in tutto il mondo e viene la pace.”

Infine la manifestazione si è conclusa alla cantina degli Scali d’Azeglio, dove si trovava il rifugio antiaereo che crollò con il bombardamento del 28 maggio ’43; lì morirono un centinaio di civili che vi si erano rifugiati e solo nel 2004 fu apposta la targa che li ricorda. Dopo l’intervento finale di Anna Ajello, responsabile della Comunità di Sant’Egidio labronica, tutti i partecipanti hanno posto un fiore davanti alle cantine. Raccontando l’allegorica storia dell’anziana Memoria, della bambina Pace e dell’architetto Speranza, Anna Ajello ha concluso: “Volentieri, prendiamo in mano il nostro mattone e cominciamo a costruire un nuovo modo di vivere, la città e il mondo che vogliamo. Con l’anziana Memoria, con la bambina Pace, incoraggiati dall’architetto Speranza, guardiamo al presente e al futuro, volendo fare la nostra parte.”

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