“Siamo nell’era 4.0 ma nei ruoli apicali poche donne”. Majidi e il prof. Dario alle Micali
“4.0 Il futuro e' qui. Competenze digitali per una cittadinanza consapevole” il titolo dell’incontro tenuto dalla imprenditrice ed ex assessore nella giunta Cosimi, Darya Majidi, e dal professor Paolo Dario
“4.0 Il futuro e’ qui. Competenze digitali per una cittadinanza consapevole” è il titolo dell’incontro che si è svolto alle scuole medie Micali di via degli Archi il 31 maggio tenuto dalla imprenditrice ed ex assessore nella giunta Cosimi Darya Majidi, e dal professor Paolo Dario. È stata l’occasione per fare il punto sul presente e sul futuro del mondo del lavoro e sulla condizione della donna in Italia. “Al momento stiamo vivendo quella che viene convenzionalmente chiamata la quarta rivoluzione industriale – ha esordito il docente del Sant’Anna – ovvero della connessione totale. Il futuro? Secondo alcuni studi potremo arrivare ad avere una società di robot”. Dario tuttavia ha tenuto a precisare che solo alcune, poche, professioni potranno essere soppiantate dall’eventuale avvento dei robot: tassisti, consulenti finanziari, commessi e addetti all’ufficio informazioni. Inoltre il 65% dei bambini che oggi vanno a scuola, stando a uno studio del World Economic Forum – ha fatto sapere ancora il professore – una volta diplomati e laureati svolgeranno lavori che attualmente non esistono ma che possiamo solo provare a ipotizzare. “Non è infine tollerabile che ogni anno 150mila ragazzi – ha chiuso il suo intervento Dario – vadano via dall’Italia, dobbiamo creare i presupposti perché rimangano qui”.
Oltre che per i “cervelli in fuga” il nostro Paese non è messo bene neanche per il numero di donne che lavorano: si attesta infatti al 48%, poco meno della metà, quando in Germania si arriva al 71%. “Poche sono le donne che hanno ruoli apicali – ha detto Majidi, autrice tra l’altro di un libro che racconta la sua esperienza di mamma-imprenditrice – e guadagnano sempre meno degli uomini. Dobbiamo cercare di abbattere questo meccanismo”. Poi un’esortazione alle donne livornesi: “Conosco persone che dopo la maternità – ha concluso – non tornano al lavoro e se ne pentono: io dico dico loro di non auto-recludersi e tornare a impegnarsi al livello lavorativo senza timore”.
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