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“La Cina di ieri e di oggi” con Silvia Calamandrei

Domenica 2 Aprile 2017 — 17:28

La Cina di ieri e quella di oggi a confronto: è stato questo il contributo che la Presidente della Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei” di Montepulciano, ha portato agli studenti del Vespucci che studiano le lingua e la cultura cinese.

Figlia del corrispondente dell’Unità a Pechino negli anni ’50 e nipote del giurista Piero, Silvia Calamandrei ha condiviso con gli studenti il suo ricordo di bambina di pochi anni, trapiantata da un’Italia che si stava riprendendo dopo il conflitto mondiale, in un luogo lontanissimo, non solo dopo il geograficamente, ma anche culturalmente di cui, però, come bambina, ha saputo cogliere tutti gli aspetti migliori.

Pur rispondendo alle numerose curiosità degli studenti della III, IV e V RIM, che l’hanno ascoltata con interesse, Silvia ha mostrato le sue foto di un viaggio lunghissimo e avventuroso attraverso Vienna, Praga, Mosca, sulla transiberiana fino a Pechino, forzata ad annotare quel che vedeva dal finestrino, a fermare su carta disegni e sensazioni che avrebbero aiutato il padre nella sua corrispondenza con l’unità. Poi ha parlato del suo inserimento in un asilo cinese, inizialmente un po’ subito, poiché in Italia avrebbe potuto frequentare la I elementare, ma poi apprezzato perché le ha permesso di iniziare a scrivere e a parlare una lingua che richiede applicazione ed esercizio costanti. In fondo, proprio grazie all’asilo, Silvia ha potuto integrarsi nella comunità e partecipare alla vita scolastica con profitto e orgoglio – ambendo alla posizione di pioniere che, ha spiegato, erano giovani militanti del Partito Comunista Cinese, coloro che avrebbero dovuto portare avanti le istanze della rivoluzione culturale di Mao. A riguardo dei pionieri gli studenti hanno richiesto spiegazioni ulteriori, così Silvia ha potuto far comprendere loro che all’epoca, soprattutto a Pechino, i bambini e i giovani vivevano sotto una forte pressione ideologica, indottrinati al culto di Mao, considerando i martiri della rivoluzione come esempi da seguire e abituandosi a considerare nemici i cinesi non allineati alle linee del partito e a guardarsi le spalle fin da piccoli.

Silvia ha poi anche evidenziato le difficoltà nelle comunicazioni anche per chi come suo padre era un giornalista internazionale, obbligato al solo uso del telegrafo per inviare i pezzi scritti e con poca possibilità di venire a conoscenza di ciò che stava accadendo in Italia, tant’è vero che il loro rientro, sul finire degli anni 50 non fu particolarmente facile.

A partire dalla  carriera scolastica, volendo cercare di proseguire lo studio del cinese , ad esempio, visto che la lingua, negli anni 70, non era, in Italia, oggetto di studio in nessun ateneo,quindi solo all’Ismeo , nel 1972 è riuscita a diplomarsi e, successivamente  all’istituto di lingue di Pechino nel 1975.

Tornata  più volte a Pechino, nei decenni successivi e, alla domanda su cosa sia rimasto nella Cina di oggi dell’ esperienza maoista relativa alla rivoluzione culturale ha risposto che i leader attuali hanno la bocca cucita e non amano sentirne parlare.

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