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Il Cecioni tra i “Fiori di campo”

Venerdì 5 Aprile 2019 — 11:43

“Fiore di campo muore sciogliendo sulla terra gli umori segreti” scriveva Peppino Impastato, “Fiori di campo” ha rilasciato su queste classi l’insegnamento profondo di uno stile di vita da coltivare.

Esperienza educativa di prim’ordine, quest’anno, per le quarte degli Indirizzi Scientifici del Liceo “Cecioni” che ha coinvolto circa 60 studenti delle classi IV A LS, IV A e B SA.

Ospiti nell’Ecovillaggio di Cinisi confiscato alla mafia, denominato “Fiori di campo” da una poesia di Peppino Impastato, gli studenti del “Cecioni” hanno vissuto una settimana all’insegna del rispetto dell’ambiente, della legalità e della cittadinanza attiva. In questo vero e proprio campus in autogestione, i partecipanti, guidati dai referenti della cooperativa Liberamente, si sono occupati della gestione delle attività quotidiane, del mantenimento dell’ordine e della pulizia, secondo regole di convivenza civile, ed hanno partecipato a visite ed incontri emozionanti.

A partire dal “bunkerino” del Tribunale di Palermo trasformato in Museo Falcone-Borsellino, dove sono stati guidati da Giovanni Paparcuri, unico superstite dell’attentato a Rocco Chinnici e vero e proprio nume tutelare delle esperienze dei tre grandi giudici vittime della mafia: Chinnici, Falcone e Borsellino. Doverose le soste a Capaci, al “Giardino della memoria” che ricorda la strage di Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e  Antonio Montinaro, e a Palermo in via D’Amelio, dove persero la vita  Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

A Cinisi gli studenti hanno visitato la “Casa Memoria” di Felicia e Peppino Impastato e hanno ripercorso i “cento passi” tra la Casa Impastato e la ex Casa Badalamenti, seguendo le pietre d’inciampo con immagini e frasi significative contro la mafia; di Peppino Impastato e del clima politico e sociale di Cinisi negli anni ’70 hanno a lungo parlato con gli amici di Peppino che si batterono contro l’archiviazione della sua morte come suicidio o attentato dinamitardo e che tuttora testimoniano la portata della sua lotta;  ancora a Cinisi le classi hanno incontrato Santi Palazzolo, il pasticciere vittima di tentata estorsione da parte del Presidente della Camera di Commercio Roberto Helg, arrestato in flagranza di reato grazie alla decisione coraggiosa di Palazzolo di denunciare il fatto.

Da questi incontri gli studenti hanno potuto apprezzare non solo il valore della testimonianza diretta, ma la semplicità con cui Paparcuri, Palazzolo, gli amici di Peppino hanno presentato gli eventi storici che hanno vissuto come fatti del tutto naturali, in cui non ci si poteva che comportare così, perché quello era l’unico modo di rispondere alla illegalità contro cui chi è rimasto sta ancora combattendo.

Infine due belle lezioni dal territorio: la riserva naturale di Capo Rama, dove due guide entusiaste comunicano la loro gioia di vivere per tutelare le emergenze naturalistiche (geologiche, floristiche e faunistiche) di un’area di interesse anche paesaggistico e archeologico di inestimabile valore, e la ricchezza artistica di Palermo, Monreale, Mozia, Segesta, testimonianza della stratificazione culturale dell’isola e della felice convivenza e collaborazione tra etnie.

“Fiore di campo muore sciogliendo sulla terra gli umori segreti” scriveva Peppino Impastato, “Fiori di campo” ha rilasciato su queste classi l’insegnamento profondo di uno stile di vita da coltivare.

Accompagnatori e organizzatori del percorso di cittadinanza: Marco Bruciati, Anna Maria Citi, Barbara Mancini, Maria Cristina Mezzopera e Valeria Tognotti.

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