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Vaccino obbligatorio, parla l’infettivologo Tonziello:
“L’immunità di gregge non basta”

Giovedì 26 Gennaio 2017 — 12:04

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dott. Nino Tonziello, infettivologo ospedaliero all'ospedale di Livorno, riguardo alla delibera della giunta sulle vaccinazioni obbligatorie

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dott. Nino Tonziello (foto tratta dal suo profilo fb), infettivologo ospedaliero all’ospedale di Livorno, riguardo alla delibera della giunta sulle vaccinazioni obbligatorie per bambini che frequentano nidi e materne e sulla quale il sindaco Nogarin ha espresso la sua posizione con un lungo intervento (clicca qui).

Parla il dott Tonziello – Ho seguito la vicenda della delibera di giunta regionale circa l’obbligo vaccinale dei bambini iscrivendi all’asilo. Ho visto l’impressione di alcuni politici, compreso il sindaco Nogarin e vorrei fare una precisazione in scienza e coscienza. Voglio fare un po’ di chiarezza sull’obbligo vaccinale e sull’utilità di una protezione da parte di tutta la popolazione suscettibile, al fine di chiarire che, non si può sperare in una protezione indiretta, perché esiste un margine di “non copertura”, quindi una malattia infettiva può essere contratta anche se vi è una vaccinazione di tanti.
Chi pone dei dubbi sulla necessità di vaccinare tutti i bambini prima dell’iscrizione all’asilo, non conosce i problemi legati alla trasmissione di malattie infettive, non sa della sicurezza, attuale, dei vaccini, fa disinformazione pericolosa e demagogica.
L’unica motivazione di queste persone che si “stracciano le vesti”, ritenendo l’obbligo vaccinale, una forzatura, è che esiste un’immunità di “gregge”, quindi, se una parte della popolazione infantile non fosse vaccinata, sarebbe comunque protetta. Non è così.
L’immunità di gregge descrive l’immunità che si ottiene quando la vaccinazione di una porzione della popolazione (il “branco”) offre una protezione agli individui non protetti. La teoria dell’immunità di gregge propone che nelle malattie trasmissibili da un individuo ad un altro è difficile mantenere una catena di infezione quando un gran numero della popolazione è immune. Quindi, maggiore è la percentuale di individui immuni in una popolazione, più si riduce la probabilità che una persona suscettibile entrerà in contatto con un agente infettivo. Sia nella teoria che nella pratica, la malattia scompare di solito già prima del raggiungimento di una copertura vaccinale del 100%, questo si è visto con il vaiolo e si spera accadrà con la polio. La percentuale di individui immuni in una popolazione sopra la quale una malattia non può più persistere è la “soglia dell’immunità di gregge”. Questa percentuale varia con la virulenza e la trasmissibilità di un determinato agenti infettivo, l’efficacia e la copertura complessiva del vaccino, la copertura vaccinale della popolazione a rischio e il parametro di contatto nella popolazione.”
Il modello naturale dell’immunità di gregge si poteva osservare, per esempio, con l’andamento dei casi di morbillo. Nelle città, come le oscillazioni di un pendolo, il morbillo causava ogni 2-3 anni grandi epidemie mentre nel periodo tra un picco epidemico e l’altro i casi erano relativamente pochi. Questo movimento a onde si spiega così: inizialmente il virus riesce a diffondersi in modo esponenziale da un caso a diversi suscettibili (= non immuni). Mentre il numero di casi aumenta a un ritmo sempre più veloce, la proporzione dei non immuni scende gradualmente perché sempre più bambini ormai si sono ammalati e quindi non rappresentano più un obiettivo per il virus. Con il tempo, il numero medio a cui ogni malato trasmette il virus, si riduce e il numero dei nuovi casi scende. Quando il numero di immuni è tale che un caso infetta in media solo un altro soggetto, l’epidemia finisce ma il virus riesce comunque a rimanere in circolazione, in attesa che con la nascita di altri bambini, la proporzione di non immuni cresce finché sarà arrivato il momento in cui un caso riesce a infettare più di un altro. Allora tutto ricomincia da capo.
Questo vale anche per altri virus come quello della poliomielite, della rosolia, della parotite e dell’epatite B. Vale per batteri come quello del tetano, della difterite, della pertosse, della meningite da Meningococco e da Emofilo.
Con le vaccinazioni si cerca quindi di raggiungere e mantenere la situazione in cui in media un malato genera meno di un altro caso, perché solo in questo modo si può spezzare la catena di trasmissione. Gli esperti di salute pubblica hanno il compito di assicurare che la percentuale di immuni è abbastanza alta da impedire al virus o al batterio di infettare uno o più di uno a partire da un caso. Se una parte dei bambini non viene vaccinata, resta comunque esposta a rischio di contagio e costituirà un pericolo per se è per gli altri soggetti di una popolazione non protetta totalmente.
Vaccinare tutta la popolazione infantile suscettibile è, non solo etico, ma anche necessario.

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