Codice rosa, in 10 mesi 110 accessi in pronto soccorso
Nei primi dieci mesi dell'anno sono state 591 le persone (il 75% è donna) che hanno avuto accesso al Codice rosa nella Usl Toscana nord ovest. Maranto: "L’appello che faccio è: rompiamo la solitudine e l’isolamento perché il solo poterne parlare può essere il primo passo per uscire dalla spirale della violenza. Il trend è in crescita e il fatto che gli accessi aumentino non significa necessariamente che stiano aumentando i casi perché può indicare che emergono di più"
Lunedì 25 novembre sarà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’Azienda USL Toscana nord ovest la ricorderà con diverse iniziative, ma l’impegno del proprio personale per far emergere il fenomeno, più diffuso di quanto si pensi, è quotidiano e si manifesta nei numeri di attività del Codice rosa, il percorso di accesso al Sistema sanitario regionale, in particolare ai pronto soccorso e ai consultori, riservato a tutte le persone vittime di violenza, donne, bambini e persone discriminate. I dati raccontano che nei primi dieci mesi del 2024, cioè fino al 31 ottobre, sono state 591 le persone che hanno avuto accesso al Codice rosa attraverso i pronto soccorso dell’Azienda USL Toscana nord ovest, di cui 442 donne, ovvero il 75% dei casi. Nella provincia di Livorno gli accessi Codice rosa sono stati 177 (110 al pronto soccorso dell’ospedale di Livorno, 46 a quello di Cecina, 10 a quello di Piombino, 11 a quello di Portoferraio). “Il trend è in crescita – dice Rosa Maranto, responsabile del percorso Codice Rosa dell’Azienda USL Toscana nord ovest – ma il fatto che gli accessi aumentino non significa necessariamente che stiano aumentando i casi perché può indicare che emergono di più”. “Il 70% di chi accede al Codice rosa sono cittadini italiani, il 93% denuncia maltrattamenti e il 7% abusi sessuali – specifica Maranto – un caso su dieci riguarda un minore (l’11%). Nessuna fascia di età è risparmiata: si va da bambini che hanno meno di un anno (2 casi) fino alle persone con oltre 70 anni (22 casi)”. “Nei consultori la situazione è la stessa. Durante tutto il 2023, i casi in cui è stato attivato un percorso relativo alla violenza sono stati 705. Dati a cui vanno aggiunti quelli degli interventi di prevenzione svolti a sostegno della genitorialità e delle famiglie in situazione di vulnerabilità e alla fascia giovanile, nonché gli interventi di sensibilizzazione verso la popolazione”. “Come ASL – aggiunge la responsabile – mettiamo in campo una serie di interventi di prevenzione, di intercettazione delle situazioni latenti e di presa in carico. Ci muoviamo in raccordo con le reti antiviolenza territoriali e sono coinvolti tutti i servizi, in particolare l’emergenza-urgenza, il materno infantile, i consultori, il servizio sociale. Ogni anno viene svolta un’intensa attività di formazione degli operatori”. “Se ci concentriamo sulla violenza di genere – aggiunge Maranto – si nota che la violenza riguarda tutte le età e tutte le fasce sociali. Le donne continuano ad essere le principali vittime di violenza, in particolare di quella domestica. Subiscono abusi per mano di padri, partner, fratelli, figli, ex mariti o ex fidanzati, persone con le quali avevano o hanno un legame affettivo”. “La violenza contro le donne, e nei confronti di tutte le persone che la subiscono, non è solo un problema sociale, ma è un vero e proprio problema di salute pubblica. Chi subisce violenza ha una probabilità più alta di incorrere in un problema di salute rispetto agli altri, con conseguenze fisiche e psicologiche che possono essere devastanti”. “L’appello che faccio – conclude Maranto – è il seguente: rompiamo la solitudine e l’isolamento: Il solo poterne parlare può essere il primo passo per uscire dalla spirale della violenza. E in ogni contesto sanitario ci sono la sensibilità, la professionalità e le capacità per essere accolti ed essere aiutati”
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