Quale futuro per il porto? Intervista a Salvetti e Romiti
Ecco l'intervista doppia fatta da Marco Casale, direttore di Port News, ai candidati sindaco Luca Salvetti e Andrea Romiti sullo scalo labronico
Pubblichiamo l’intervista doppia pubblicata da Port News, e realizzata dal direttore Marco Casale, fatta ai candidati sindaco al ballottaggio Luca Salvetti (centrosinistra) e Andrea Romiti (centrodestra) sullo scalo labronico.
Quali sono, secondo lei, i punti di forza del porto di Livorno?
SALVETTI: Il pregio principale del porto è quello di essere multipurpose, si tratta di una caratteristica che è stata per Livorno la ciambella di salvataggio in tanti momenti difficili e che – con i traffici in continua crescita – potrà essere la chiave di volta per tornare a contare di più nel Mediterraneo. Altro aspetto positivo da citare sempre con convinzione riguarda la presenza dell’Interporto Vespucci, e del retroporto più in generale, nonché l’essere riusciti sul lato del traffico crocieristico ad affermare nel mondo l’immagine di Livorno quale porta di accesso via mare a un territorio meraviglioso come la Toscana.
ROMITI: Lo scalo labronico ha una specificità ormai storica che è quella di essere il porto dei porti, di essere cioè capace di gestire ogni tipo di merce, come confermano peraltro i recenti dati statistici. Nel 2018 il porto ha registrato ulteriori importanti aumenti nelle principali voci di traffico, dai rotabili ai container, dai passeggeri (sia traghetti che crociere) ai forestali.
Quali quelli di debolezza?
SALVETTI: I punti di debolezza erano e sono senz’altro legati alle infrastrutture. Non è un caso se negli ultimi anni Regione e AdSP hanno concentrato i propri sforzi sull’ammodernamento dei collegamenti viari e ferroviari e sul miglioramento dell’accessibilità via mare del porto. Altra debolezza ciclica è legata alla comunità portuale labronica che negli anni ha faticosamente cercato di ritrovare l’armonia ma che recentemente è tornata pericolosamente a dividersi.
ROMITI: Nel rispondere alla sua domanda non posso non partire dal rischio di impasse che si cela dietro all’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto i vertici dell’Authority, e che ha portato alla nomina di un commissario. Si tratta di un atto proceduralmente imprescindibile, ma che certamente non ci consente di ripartire con il giusto slancio in vista di un cambio di marcia con riferimento alla programmazione dello sviluppo dello scalo in un’ottica di medio-lungo termine. È fondamentale avere una dirigenza stabile che possa funzionare al 100%. Così come è fondamentale che il porto e i servizi portuali si aprano a una maggiore concorrenza: la libertà di impresa, nel rispetto assoluto delle leggi, rappresenta il nostro mantra e crediamo possa essere la chiave di volta per attrarre ulteriori traffici. La mancanza di spazi dietro le banchine non sopperita da adeguate infrastrutture di collegamento tra il porto e l’interporto Amerigo Vespucci è un altro degli handicap del nostro scalo. Evidenzio poi la questione sicurezza: c’è da lavorare molto, tutti insieme, per evitare il ripetersi dei troppo frequenti incidenti avvenuti in banchina, purtroppo spesso mortali. Il punto di partenza non può che essere quello della chiarezza delle procedure e dei protocolli da seguire da parte degli operatori, il tutto accompagnato dalla necessità di valutare e certificare le competenze di chi è preposto ai relativi controlli, da effettuarsi con maggiore frequenza e fermezza. Infine non posso non considerare come criticità sia i ritardi nella realizzazione di alcune opere strategiche per il nostro territorio, come la Darsena Europa e lo Scavalco ferroviario tra Porto e Interporto, sia la lentezza burocratica con cui si sta procedendo all’affidamento del compendio dei bacini di carenaggio, che sono a mio avviso parte integrante del porto. Un’economia in difficoltà ha bisogno di procedure snelle per poter ripartire. Nel nostro Paese la iper-burocratizzazione propria di qualsiasi situazione che ha a che fare con la pubblica amministrazione ha ormai assunto livelli grotteschi.
Quali sono le priorità su cui puntare per sviluppare ulteriormente i traffici?
SALVETTI: Sono fondamentali opere come lo scavalco ferroviario, che collegherà direttamente il porto all’interporto; i lavori di realizzazione del Microtunnel, che permetteranno di allargare il canale di accesso all’attuale porto commerciale; e la collaborazione nell’ambito della governance portuale che vede più enti coinvolti. Anche il completamento dell’Autostrada Tirrenica risulta strategico per i collegamenti verso sud. C’è poi tutta la partita aperta dell’ambito porto-città, cui sono legati lo sviluppo del traffico passeggeri, la realizzazione della nuova stazione marittima e la connessione di un pezzo di waterfront che potrà essere maggiormente valorizzato dall’operazione complessiva di trasformazione urbana. Scommettere sul rapporto porto-città vuol dire attrezzare aree portuali ma anche intervenire sulla città affinché questa diventi più accogliente e di conseguenza un volano economico e turistico.
ROMITI: Per aumentare i traffici è necessario puntare sulla veloce realizzazione dei grandi progetti infrastrutturali: come ho già detto, la Darsena Europa e lo Scavalco ferroviario sono prioritari. Servono spazi per i Ro-Ro e il nuovo terminal contenitori potrà liberarne, permettendo in primis alle portacontainer di ultima generazione di fare scalo a Livorno. Per quanto riguarda il porto passeggeri, il faticato passaggio ai privati della maggioranza di Porto 2000 permetterà finalmente di attrarre nuovi investimenti, e consentirà la nascita di una nuova stazione marittima, con l’auspicato aumento dei traffici crocieristici. Accelerare le tempistiche è fondamentale ma occorre anche cambiare il modo di fare impresa. La visione della coalizione di centrodestra è totalmente diversa da quella di coloro che in questa campagna elettorale hanno invocato una maggiore influenza del pubblico sul privato aggiungendo burocrazia e impedimenti: Stella Sorgente (candidata del Movimento 5 Stelle) prometteva il monitoraggio degli investimenti, Marco Bruciati (candidato di Buongiorno Livorno) parlava di un piano regolatore portuale più stringente, mentre Salvetti continua a proporre un assessore addetto al controllo del porto. Io credo non ci sia bisogno di alcun assessorato alla portualità, l’importante è che l’Autorità Portuale funzioni.
La piattaforma Europa è un’opera veramente necessaria?
SALVETTI: Direi proprio di sì. La Darsena Europa è l’opera principale con la quale attivare l’attrazione di traffici internazionali e cogliere tutte le potenzialità legate ai trend mondiali. L’espansione a mare permette di superare problemi cronici del nostro porto come quelli legati al bacino di evoluzione, ai fondali e alla larghezza del canale. É comunque evidente che attendere la realizzazione della nuova Darsena non può essere sufficiente. Il settore marittimo cresce e va avanti e necessita di correttivi e infrastrutture viarie e ferroviarie continuamente migliorate. Un ultimo accenno riguardo alla riorganizzazione degli spazi attuali: con la Darsena Europa sarà possibile riallocare aree che potrebbero liberarsi o cambiare funzione laddove questa non risulti più consona, permettendo di sviluppare ulteriori asset imprenditoriali.
ROMITI: Questa grande opera permetterà di ricevere navi di nuova generazione evitando che Livorno sia tagliata fuori dalle rotte dei grandi traffici mondiali. La Darsena Europa, oltre che liberare importanti e necessari nuovi spazi per il traffico dei rotabili, consentirà, attraverso la costruzione di un nuovo ingresso al porto dal lato nord, di delocalizzare le gasiere e le petroliere, con immediato beneficio per la città di Livorno. Dopo anni di attese, lo scorso 30 aprile il Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale ha presentato la nuova articolazione delle fasi attuative relative alla realizzazione della grande infrastruttura e le previsioni più rosee parlano di una conclusione dei lavori entro entro 4 anni: l’ampliamento a mare dello scalo labronico è un intervento rivoluzionario, che avrà oltretutto effetti importanti anche in ambito occupazionale, ma occorre che ci siano i fondi e, soprattutto, che possano essere disponibili per essere utilizzati.
Il Comune ha competenze piuttosto limitate sul porto, ma se dovesse diventare sindaco qual è il contributo che intende dare per far sì che lo scalo possa rilanciare la propria immagine a livello nazionale e internazionale?
SALVETTI: Il Comune si muove in un quadro istituzionale complesso che coinvolge Ministeri diversi, Regione, Autorità di Sistema, Autorità Marittima. L’amministrazione comunale può e deve giocare un ruolo fondamentale, ma non come soggetto che si mette una maglietta specifica bensì come realtà capace di portare contributi di idee e atti concreti che contribuiscano a ridare giri al motore principale dell’economia locale. Non è possibile che un sindaco assuma per propri fini politici atteggiamenti che fanno fuggire possibili investitori e non è più possibile che una amministrazione non agisca con decisione in tutti i tavoli che riguardano la portualità labronica, pensando invece a fare polemica con i livelli istituzionali superiori. Io sono convinto che l’amministrazione possa giocare un ruolo determinante, prima di tutto attraverso la creazione di un assessorato al Porto e all’integrazione porto città, affidato a una personalità che realmente conosca le dinamiche legate all’economia del mare. Tramite questa figura, che sarà in stretto contatto con il Sindaco, si potrà lavorare di più e meglio.
ROMITI: I due principi che guidano il nostro programma sono legalità ed efficienza. Soltanto attraverso il rispetto della legge e il miglioramento della funzionalità riusciremo a rendere Livorno nuovamente appetibile a cittadini ed imprese. Sviluppo del commercio e del turismo, lotta al degrado e tutela della sicurezza permetteranno di valorizzare Livorno e il suo porto. Spingeremo, anche partecipando direttamente alle fiere internazionali, affinché le compagnie crocieristiche aumentino gli overnight in città e facciano di Livorno il loro home port, nella convinzione che ciò possa portare una ricaduta importante sull’economia cittadina.
Qual è il giudizio che dà dell’operato dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale? Sino ad oggi ha sempre operato bene? Dove potrebbe fare di più?
SALVETTI: Si può sempre fare di più, in tutte le cose. Da osservatore attento di questi anni posso dire che non deve essere stato facile impostare un lavoro che organizzasse due porti, due autorità portuali e che andasse a superare iniziali differenze. Non sta a me giudicarne l’operato in termini politico-istituzionali oggi. Lo farò qualora diventassi sindaco e dopo aver collaborato sulle tante questioni che sicuramente prevederanno dialogo e programmazione comune. Posso però dire che i numeri dello scalo livornese sono confortanti e sicuramente rappresentano un indicatore positivo circa l’operato dell’Autorità di Sistema.
ROMITI: Le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’Authority dimostrano che in passato sono stati commessi degli errori. Pochi giorni fa, il commissario straordinario Pietro Verna e il segretario generale facente funzione, Gabriele Gargiulo, hanno usato parole interessanti ammettendo di essere qui per fare e non per mantenere lo status quo. Il loro lavoro è prezioso e confidiamo possa dare i frutti sperati. Per quanto riguarda il futuro, mi auguro che il presidente dell’Autorità Portuale possa essere un livornese, oltre che – naturalmente – un soggetto veramente competente: una simile scelta potrebbe garantire al porto un qualcosa in più in termini di conoscenza delle specificità del territorio e delle sue ambizioni.
Una riflessione generale sul ruolo delle Autorità di Sistema. Così come sono concepite oggi, sono in grado di rispondere alle grandi sfide della globalizzazione?
SALVETTI: Le Adsp le ho sempre intese come il tentativo di organizzare porti – scollegati e spesso in competizione tra di loro – in sistemi omogenei e più competitivi. Certo è che il Piano Nazionale della Portualità e della Logistica, la Conferenza nazionale dei presidenti delle Autorità di Sistema, e, assieme a essi, tutti i vari strumenti di orientamento delle scelte in campo portuale delineati con la legge di riforma della 84/94, dovrebbero imprimere al sistema dei porti un maggiore impulso di quanto non abbiano fatto sino ad oggi, consentendo alle AdSP di operare in un quadro più coordinato. Per rispondere alle sfide della globalizzazione e della concorrenza con altri paesi, ci sarebbe senza dubbio da riflettere sullo status giuridico delle Autorità Portuali perché spesso i vincoli pubblicistici sono un freno agli investimenti e alla capacità propulsiva che questi enti potrebbero avere.
ROMITI: L’idea di ridurre il numero delle Autorità Portuali è nata pochi anni fa perché si smettesse di discutere di porti come di realtà isolate, aprendo invece a una visione di Sistema. Fare sinergia tra i porti nel rispetto di una programmazione nazionale è stato ritenuto necessario proprio in considerazione degli ingenti investimenti di cui i porti italiani necessitano per rispondere alla sfide della globalizzazione. Va detto però che l’accorpamento delle vecchie Autorità Portuali in unità operative più grandi ha poco senso se non dà come risultato immediato quello della semplificazione delle procedure e della riduzione dei tempi di formazione delle scelte. Il punto fondamentale, secondo me, è quello della “sburocratizzazione”, sia a livello nazionale che locale, e dalle AdSP mi aspetto un comportamento che vada in questa direzione di marcia.
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