Sala piena per Renzi: “Qui mi sento a casa”
Dopo Piombino e prima di Pisa, il premier e segretario del Partito Democratico ha fatto il suo ingresso nell'Auditorium Svs, pieno, in via delle Corallaie al Picchianti
di Letizia D’Alessio
Dopo Piombino e prima di Pisa, intorno alle 15,40 (con una discreta puntualità) del 22 novembre il premier e segretario del Partito Democratico ha fatto il suo ingresso nell’Auditorium Svs in via delle Corallaie al Picchianti (clicca qui per guardare la nostra diretta Fb dell’arrivo in sala di Renzi), sede scelta per accogliere la tappa livornese di Matteo Renzi in vista del referendum del 4 dicembre. Gremita con oltre 500 persone (clicca qui per leggere l’articolo di Anna Campani – la parola ai livornesi) e molta gente fuori assiepata. Ad attendere in prima fila il presidente del consiglio c’erano anche, sponda manca a dirlo Pd, l’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi, il segretario e sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci, il segretario cittadino del Pd Federico Bellandi, i consiglieri comunali Pietro Caruso e Alessio Ciampini, quello regionale Francesco Gazzetti, il sindaco di Cecina Samuele Lippi, i parlamentari Maria Grazia Rocchi e Andrea Romano (clicca qui per guardare la nostra diretta Fb “in attesa di Renzi”). “A Livorno mi sento a casa – sono state le sue prime parole dal palco – c’è una sintonia naturale”. “Devo venire più spesso? – Ha proseguito rispondendo ad una voce del pubblico – Dite al vostro sindaco di invitarmi di più e io vengo. Con la vostra città sono in piena sintonia”. (clicca qui per la replica di Nogarin).
“Quelli del no non hanno un’idea alternativa – continua dal palco di via delle Corallaie – Non vogliamo né offendere né insultare nessuno. Ma secondo noi fare politica significa fare delle proposte in positivo, dire no sono bravi tutti. Si sono offesi perché li ho chiamati accozzaglia e Grillo ha risposto con commenti soft chiamandomi serial killer. Nel merito, ragazzi guardiamoci negli occhi, si vince noi, non c’è discussione”. È un momento, quello attuale, “sicuramente difficile ma anche bello, i cittadini finalmente potranno dire la loro sulla riforma”. E a chi vuole lo scontro “noi – ha detto – replicheremo con un sorriso”. “Questo referendum ha tuttavia avuto il merito – ha aggiunto ironicamente – di aver messo insieme persone che tra loro non hanno niente a che fare: Berlusconi e Magistratura democratica o anche l’ex cavaliere con Marco Travaglio. Il loro disegno è di non parlare del merito, se si va nel particolare infatti si vince noi senza discussione”.
Poi entrando un po’ più nel contenuto del quesito referendario: “In Europa ad avere il bicameralismo perfetto siamo solamente noi. Questo solamente perché Pci e Dc ai tempi della Costituente non seppero mettersi d’accordo. Nel 1979 poco lontano da qui, a Piombino, Nilde Iotti, disse che il sistema così com’era non funzionava”. Per Renzi si tratta di una riforma necessaria e non come anche l’ex premier Ciriaco De Mita afferma, frettolosa: “ è da 35 anni che aspettiamo di farla”. Una delle maggiori critiche arrivata alla riforma che porta anche il nome della ministra Maria Elena Boschi è quella di aumentare i poteri del presidente del Consiglio: “Ma non avviene niente di tutto questo – ha spiegato – non c’è nessun aumento dei poteri del premier. È singolare che Casa Pound pensi che con questa legge si rischi la deriva autoritaria”.
Ritornando poi a quando è diventato presidente del Consiglio ha raccontato che è stato scelto per fare le riforme e “ oggi queste riforme le stiamo portando a casa”. Immancabile il riferimento a Massimo D’Alema, che da tempo gira l’Italia a fare campagna per il No: “Dice che se vince il No in 6 mesi faranno una riforma migliore di questa, e allora io mi chiedo: ma perché non l’hanno fatta prima e ora vogliono impedire di farla a noi?”. Inevitabile anche la stoccata al Movimento 5 Stelle: “ Quelli che votano Grillo quando leggono la scheda e votano No – è l’affondo – deve ricordarsi che così facendo continua ad alimentare coloro che hanno sempre combattuto”. Lo stesso vale per i leghisti: “ Come fanno quelli delle valli del Nord a votare chi vuole continuare a dare i soldi a Roma ladrona?”. Il No per Renzi è sostenuto da chi vuole “conservare il posto rimanendo aggrappato alla poltrona. Quando io andrò via invece lo farò con un sorrso”. Infine l’appello finale: “Questa riforma serve a cambiare l’Italia semplificando il sistema che oggi la soffoca. Non si tratta di un attacco alla democrazia ma alla burocrazia. Non voglio ridare il Paese a quelli di prima, che non riuscivano a mettersi d’accordo su nulla.” sono le sue parole chiave finali, prima di lasciare il palco e andare verso Pisa.
Fuori dall’auditorium, blindato, la protesta di circa un centinaio di contestatori. Striscioni e cori per ribadire il “no” come voto al prossimo referendum del 4 dicembre. Alla torre della Cigna è stato appeso uno striscione “Fuori Renzi da Livorno”.
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