La direttrice Bindi: “Orgogliosa di aver unito l’arte visiva all’arte scenica”
"5 domande a..." Gaia Bindi: "La mostra, adatta a grandi e a piccini, si articola in 11 tappe e 16 installazioni e ogni tappa pone una domanda (e una risposta) sull'ambiente in cui viviamo. Apriamo gli occhi sul quartiere e sul mondo che lo circonda attraverso le opere d'arte"
Dandoci del tu, ad ognuno dei tre direttori artistici di Effetto Venezia QuiLivorno.it dedica “5 domande a…”. Qui trovate le 5 risposte di Gaia Bindi, direttrice delle installazioni artistiche di Effetto Venezia
Gaia Bindi, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, come nasce la collaborazione con EV?
La collaborazione con il Comune di Livorno è nata nel lontano 2004. All’epoca curavo una rassegna di giovani artisti chiamata “Tracce fuori centro” che faceva parte delle iniziative di arte contemporanea promosse dalla Regione Toscana. Tra queste c’era anche l’attività di uno spazio livornese innovativo e sperimentale chiamato “Fuoricentro”, all’epoca diretto da Emanuele Gamba, oggi direttore artistico della Fondazione Teatro Goldoni. La quasi omonimia dei progetti ci fece conoscere e venire voglia di creare iniziative culturali insieme, che furono di grande successo. Ne è derivata una serie di relazioni professionali che mi ha portato a raggiungere oggi il grande e bellissimo traguardo di Effetto Venezia.
Il tema delle installazioni rappresenta una novità, ti rende orgogliosa questo elemento?
Sono orgogliosa di essere riuscita a portare le arti visive all’interno di una manifestazione urbana tradizionalmente vocata alle arti sceniche, grazie a un progetto espositivo nuovo e stimolante, adatto a grandi e a piccini, dove l’arte contemporanea si associa a un’idea di divertimento intelligente.
Cosa deve aspettarsi il pubblico passeggiando per la Venezia?
Di stupirsi con nuove visioni, di scoprire nuovi scorci e interni di questo quartiere meraviglioso, di “aprire gli occhi” sul mondo che lo circonda attraverso le opere d’arte.
Può esistere una sinergia tra palchi, installazioni e arte di strada?
La sinergia è stata cercata e definita da un progetto complessivo che attua nel quartiere della Venezia un continuo crossing tra diversi linguaggi, in una multidisciplinarietà che è oggi caratteristica imprescindibile delle arti contemporanee.
C’è un filo conduttore che lega le varie installazioni in una sorta di percorso e che il pubblico dovrebbe seguire?
La mostra si sviluppa come un itinerario da compiere a piedi, una sorta di “gioco dell’oca” a tema ambientale articolato in undici tappe e sedici installazioni. Ogni tappa pone una domanda sull’ambiente in cui viviamo, a cui è possibile dare una risposta semplicemente guardando le opere d’arte, oppure leggendo i testi pubblicati sui totem e sulla mappa pieghevole che verrà distribuita gratuitamente.
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