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Il direttore Buldrassi: “E’ il mio incarico più prestigioso, ogni sera 25 spettacoli di strada”

Venerdì 29 Luglio 2022 — 15:57

Foto ©MauroTuratti - www.mauroturatti.com

"5 domande a..." Marco Buldrassi: "A Giorgio Monteleone, livornese come me, devo il mio imprinting. Mi sono innamorato così tanto di questo mondo da trascurare gli studi in Matematica ad un passo dalla laurea. Iniziai a battere a tappeto tutti i festival "schiavizzando" fidanzate, amici, sorelle per riuscire a riprendere più spettacoli possibile ovunque. Il teatro di strada ha il potere di arrivarti addosso inaspettatamente, di coglierti impreparato e trascinarti dentro ad un mondo"

Dandoci del tu, ad ognuno dei tre direttori artistici di Effetto Venezia QuiLivorno.it dedica “5 domande a…”. Qui trovate le 5 risposte di Marco Buldrassi, direttore degli artisti di strada di Effetto Venezia

Conosciamo meglio Marco Buldrassi. Come sei diventato artista di strada fino ad arrivare a Mercantia e hai seguito anche altri percorsi?
Come si suol dire, è una lunga storia, ma riassumendola Marco era un ragazzo che ad un certo punto della sua vita si è innamorato così tanto della figura del clown e dell’arte di strada da trascurare gli studi in Matematica, al punto da lasciarli ad un passo dalla laurea. Appena 23enni io e Manolo Barontini, il mio compagno di scena di sempre, iniziammo a battere a tappeto tutti i festival che riuscivamo a raggiungere, “schiavizzando” fidanzate, amici, sorelle, ognuno con una telecamera in mano, per riuscire a riprendere più spettacoli possibile ovunque. Una bulimia dovuta all’urgenza di recuperare il ritardo che ci sembrava di aver accumulato ed assimilare quel ritmo naturale della scena e della strada, che naturale non è ma è frutto di anni di esperienza. Questa fame, questo senso di inadeguatezza, mi ha fatto crescere, insieme a tanti spettacoli e alla fortuna di incontrare alcuni maestri importanti. Primo fra tutti Giorgio Monteleone, livornese come me, a cui devo il mio imprinting, plasmato secondo i principi della commedia dell’arte, disciplina fondamentale che secondo me sta al teatro di strada come la danza classica sta alla danza: tutti dovrebbero praticarla anche se scelgono una specialità più recente. Va detto che di pari passo all’arte di strada, si è sviluppata l’attività di spettacoli per bambini, che reputo un pubblico forse ancora più esigente di quello della piazza e che mi ha permesso di evolvere, di sperimentare e di trovare nuove energie. Con gli anni poi mi sono specializzato in spettacoli itineranti di improvvisazione a contatto col pubblico, creando diversi personaggi che non fossero solo da ammirare o fotografare, ma con cui interagire, ognuno con una corposa storia alle spalle, per la creazione dei quali ha dato un contributo fondamentale il compianto Emidio Bosco, un altro maestro, che dava forma concreta alle mie visioni e la cui mancanza è ancora un vuoto enorme. Va da sé che dopo questo percorso arrivare ad avere una sezione monografica dedicata nel programma di Mercantia, dove da ragazzo andavo ad elemosinare brandelli di arte di strada, è stata un’emozione superiore alla fatica di dover portare tutti i miei spettacoli in un’unica edizione. Ho fatto il mimo-acrobata per alcuni importanti produzioni operistiche, due su tutte la tetralogia de L’anello del Nibelungo di Wagner con la regia della Fura Del Baus e “Pagliacci” di Leoncavallo nell’allestimento di Franco Zeffirelli (nel cui cast sono stato per 9 anni). È stato illuminante vedere come questi importanti registi, con stili agli antipodi, riuscissero a gestire una macchina produttiva di quelle dimensioni e a mettere in scena le loro visioni. Ultimamente sto facendo formazione come clown-dottore, in questo campo sono veramente agli inizi, ma è un tassello importante che sento di voler aggiungere al mio bagaglio, soprattutto dopo gli ultimi anni travagliati.

Come è nata la collaborazione con Effetto Venezia?
Nonostante nessuno sia profeta in patria, dopo tanti anni nell’ambiente dello spettacolo livornese in molti conoscono il mio percorso, quindi sono stato chiamato dalla Fondazione LEM. Dopo un primo colloquio, e dopo che ho presentato loro una prima versione del programma pronta in 4 giorni, il progetto è piaciuto e siamo andati avanti. Poi il programma si è ulteriormente arricchito e sviluppato, arrivando a ben 116 repliche in 5 giorni.

Cosa deve aspettarsi il pubblico di EV dalle varie esibizioni?
Per questa edizione del “ritorno” ho cercato di abbracciare le varie discipline classiche dello spettacolo di strada, per dare un’offerta più varia possibile, ma con tocchi di originalità: ci saranno 3 compagnie di clown-giocolieri (Compagnia Begheré, Dottor Stock, e Fausto Giori) che porteranno ben 5 spettacoli diversi, con personaggi sicuramente fuori del comune, poi tessuti aerei con Pink Mary, ma in un’inedita versione ad “U”, ideata proprio dall’artista; manipolazione del fuoco ma accompagnata alla roue Cyr (un semplice anello di acciaio all’interno del quale l’artista ruota e fa evoluzioni), semplicissima concettualmente ma difficilissima da padroneggiare e di grande effetto; poi ancora il teatro musicale della compagnia Trabagai (di cui fa parte anche il su citato Giorgio Monteleone) e la musica teatrale di Felice Pantone, cantastorie, suonatore di sega e organetto di Barbera ed inventore di strumenti incredibili. Questo ovviamente oltre alle quattro ciliegine sulla torta: due marchin’ band (Camillocromo e Badabimbumband), una banda di percussioni brasiliane (Moruga Drum) e la Banda Città di Livorno, che non poteva certo mancare. Insomma, un programma ricco, con 22/25 spettacoli a sera, che non ha niente da invidiare ai festival più conosciuti e che invoglierà il pubblico a tornare di sera in sera per vedere sempre qualcosa di nuovo.

Hai già svolto ruoli di direzione artistica, ma questo è l’incarico più prestigioso della carriera?
Certo, ovviamente finora questa è la manifestazione più importante di quelle a cui ho lavorato come direttore artistico. La vera novità (e la più stimolante) è stata dover trovare incastri e compromessi con le altre direzioni artistiche e capire cosa potesse andare bene in un contesto che non fosse prettamente di artisti di strada,
Secondo me i frutti di questo sforzo saranno tangibili e il pubblico ne uscirà sorpreso.

Qual è la forza del teatro di strada e perché piace così tanto?
Il teatro di strada ha il potere di arrivarti addosso inaspettatamente, di coglierti impreparato e trascinarti dentro ad un mondo, ma anche quando ci si arrivasse con tutta la predisposizione possibile, la sua forza rimane quella di annullare la distanza tra attore e spettatore e di far sentire il pubblico parte dello spettacolo, a volte letteralmente (ad esempio se si viene scelti come “volontari”!). La sua forza è quella di proporre emozioni e non codici. Lo spazio per la riflessione intellettuale è ristretto o comunque difficile da ritagliare (e questo forse è il suo limite). In ogni caso, non essendoci nessuna struttura che suggerisce gerarchie, in strada tutti sono uguali e l’artista sa che sarà solo lui a dover tenere alta l’attenzione del pubblico. Questa è una palestra ineguagliabile che alza il livello di chiunque si esibisca in strada anno dopo anno e che porta gli spettatori a seguire spettacoli sempre divertenti.

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