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Violenza sulle donne: una “Panchina Rossa” per dire “no”

Lunedì 25 Novembre 2019 — 12:07

La panchina è stata svelata alla città per un giorno in occasione della giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Si è svolto lunedì 25 novembre al Chioschino di villa Fabbricotti alle 10:30 un happening che ha visto protagonista una “Panchina Rossa”, svelata alla città per un giorno nell’ambito delle attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne (clicca sul link in fondo all’articolo per consultare la fotogallery).
Già presenti in molte città italiane, le “Panchine Rosse” contro la violenza nascono nel 2014, come evoluzione dell’iniziativa nazionale “Scarpe Rosse”. Simbolo di sensibilizzazione verso il femminicidio e la violenza sulle donne, invitano ad un momento di riflessione e tentano di rappresentare un antidoto all’indifferenza.

L’iniziativa, a cui hanno preso parte tre avvocate dell’AIAF (Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia e per i minori), nasce nell’ambito del progetto di Cittadinanza e Costituzione portato avanti dall’istituto Itc Attias dalla classe V A, progetto quest’ultimo avente per oggetto lo studio delle leggi che hanno cambiato la vita delle donne e del paese, dal diritto di voto al femminicidio, la misoginia nella letteratura italiana e le disparità di genere nei luoghi di lavoro.

“Una Panchina Rossa”, il colore del sangue, a ricordare la presenza mutata in assenza, idealmente occupata da una donna invisibile, mostra un vuoto che non può essere dimenticato. Un posto dove si sono sedute l’amica, la mamma, la moglie e invita, chi dovesse passarvi accanto, “a fermarsi, a riflettere, a non dimenticare e a mantenere alta l’allerta”, spiegano gli alunni della V A dell’istituto che hanno curato il progetto insieme al corpo docenti.
Sulla panchina due occhi penetrano l’anima come il monito inciso “…e ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai…”, frase tratta da una canzone di Ermal Meta, per ricordare ai giovani e a tutti che “è vietato morire”, che bisogna dire “no” alla violenza e “a tutto ciò che mette a repentaglio uno stato sereno e che il momento è adesso, perché è urgente e necessario”.

“Disobbedienza” alla violenza quindi, intesa come rifiuto dei modelli educativi emotivamente sbagliati; necessità di riconoscere l’errore ed essere in grado di prenderne le distanze attraverso un percorso fatto di gesti amorevoli e soprattutto di cultura.

Solo in questo modo i rapporti basati su modalità distorte di esercizio del potere e sulla rabbia all’interno dei nuclei familiari e della vita stessa possono essere contrastati. Da qui la necessità di ricordare alle potenziali vittime che “l’amore non colpisce in faccia mai”, che è fondamentale riconoscere il nascere della violenza e di staccarsene, trovando il coraggio per un cambiamento.

La giornata è proseguita con un reading da parte degli alunni di alcuni stralci tratti dal libro “Non volevo vedere” di Fernanda Flamigli e Tiziano Storai, la storia di una donna, ma anche di dieci, cento, mille donne, il racconto drammatico e straziante di un rapporto malato dall’epilogo annunciato; un viaggio doloroso ma allo stesso tempo necessario forse indispensabile per capire le radici da cui si è generato, il perché della sopraffazione della patologia sul sentimento. La panchina verrà poi posizionata all’interno del giardino dell’istituto Itc Attias.

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