Sotto all’albero in piazza Grande il ricordo del piccolo migrante Aylan
Dopo l'installazione delle 13 mani che spuntarono dal fosso di viale Caprera ecco il ricordo del piccolo migrante curdo Aylan. Un'immagine simbolo ancora impressa negli occhi di tantissimi di noi e che oggi, per mano dell'autore del gesto, trova spazio sotto all'albero davanti al Duomo
In piazza Grande, sotto all’albero di Natale installato dal Comune davanti al Duomo, è spuntata una nuova installazione che fa sicuramente riflettere. Il rimando è ai migranti, proprio come l’ormai famosa e discussa installazione che animò il dibattito cittadino la scorsa estate quando 13 mani fatte di sughero spuntarono nottetempo dal fosso di viale Caprera. Questa volta un bambino, il piccolo Aylan, che è riverso nella mangiatoia, simbolo del presepe natalizio per eccellenza. E una scritta campeggia sopra: “E viene su un barcone al freddo e al gelo”, con un chiaro richiamo alla canzone di Natale per eccellenza “Tu scendi dalle stelle”.
“Non possiamo non ricordare l’immagine di Aylan, un’immagine che pochi anni fa si impresse per sempre nella nostra memoria: l’immagine della tragedia di un bambino e della sua famiglia – spiega uno degli autori dell’installazione – ma anche l’immagine simbolo della crudeltà e dell’ingiustizia di un sistema che, a qualcuno, riserva solo la libertà di fuggire da una realtà quotidiana fatta di guerra, atrocità, povertà e morte, una triste libertà dettata da una speranza che spesso si infrange sulle spiagge o naufraga in mare aperto”.
“Quest’immagine – continua il creatore di questa installazione – ha suscitato indignazione e commozione in chi non ignora la realtà di paesi che, in un mondo globalizzato, non dovremmo considerare lontani; in chi si indigna per le ingiustizie; in chi prova, giorno per giorno, a battersi per un mondo diverso. Ma non possiamo ignorare che, accanto alla rabbia e all’indignazione di pochi, l’immagine ha prodotto anche indifferenza in coloro che non sanno, o non vogliono, vedere la realtà e le ragioni dei profughi, politici o “economici” che siano. Ricordare Aylan, in questo momento, significa non dimenticare: non dimenticare il dramma di molti bambini, uomini, donne, di intere popolazioni costrette a lasciare il proprio paese per la fame, la povertà, la guerra, le persecuzioni politiche. Significa ricordare che questo dramma è quotidiano e continuerà a esserlo finché non si elimineranno le cause che determinano i viaggi in barcone, i naufragi, le morti”.
Cosa significa quindi ricordare Aylan oggi, alle porte di questo Natale 2020? “L’immagine di Aylan, oggi, vuole essere un ricordo, ma vuole essere anche un monito a uscire dall’indifferenza – conclude l’autore – a guardare oltre ai ristretti confini della propria quotidianità, a riflettere sul concetto di libertà. Da ultimo, vuole essere anche un’accusa: un’accusa all’ipocrisia di chi non cessa di polemizzare sui mancati presepi nelle scuole e richiama costantemente i valori delle nostre tradizioni. Un’accusa contro quelle politiche che generano naufragi e tragedie del mare o addirittura, strumentalmente, le utilizza a fini propagandistici ed elettoralistici, fomentando discriminazioni e razzismo”.
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