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Scala il monumento a Ciano con la corda. L’impresa del livornese Silvestri

Venerdì 21 Luglio 2017 — 07:38

Dopo il successo nella trasmissione Ninja Warrior e la vittoria del Palio dell’Antenna, un’altra grande impresa per Michele Silvestri, uno dei pionieri del parkour in Italia

attenzione: il video mostra attività eseguite da atleti professionisti e sotto la supervisione di professionisti. Di conseguenza, gli atleti ed i produttori insistono per non provare a ricreare o rieseguire le attività mostrate in questo video che potete guardare il link in fondo all’articolo

Dopo il successo nella trasmissione Ninja Warrior e la vittoria del Palio dell’Antenna, un’altra grande impresa per il livornese Michele Silvestri, uno dei pionieri del parkour in Italia. Con la sua corda ha scalato il monumento a Ciano, punto più alto e panoramico di Livorno. L’impresa, realizzata per la prima volta (in altre occasioni la struttura è stata usata come esercitazioni per le discese) è stata immortalata in un suggestivo video realizzato con il fotoreporter Dario Marzi, pilota del drone, e l’assistenza tecnica di Simone Pietra Caprina. Il montaggio è a cura dallo stesso Michele che alterna la sua attività di insegnante presso la Ninja cave dello Zen club a quella di fotoreporter e videomaker. L’impresa è stata realizzata nella massima sicurezza. “Ed anche questo è un messaggio che voglio dare a tanti ragazzi: si può fare tutto ma con le dovute precauzioni e la necessaria preparazione”.  “Scalare quei venti metri a stretto contatto con la parete è stata dura – dice Silvestri – Ma è stato importante per dimostrare che ogni angolo della nostra città può essere vissuto a pieno, ognuno secondo le proprie capacità ed aspirazioni. Quel colosso di pietra mi ha sempre attratto. Per la sua mole, il suo mistero. E mi sono sempre chiesto  perché era lì, nel posto più bello e alto di Livorno. Ma soprattutto: perché era in quello stato di abbandono, perché nessuno ci faceva niente? Poi mi hanno raccontato. Una storia di settanta anni fa quando mio padre non c‘era e mio nonno era un ragazzino. Non ho memoria di quegli anni e dunque né amore né odio. Come tutti i ragazzi della mia generazione che poco sanno di quel periodo storico. E meno ancora sanno del colosso di Monteburrone, meglio noto come il Monumento a Ciano. Di certo c’è che quell’opera incompiuta è stata costruita con i soldi dei livornesi, una pubblica sottoscrizione e fa parte della città (anche non volendo l’occhio ti va sempre su quella collina). Così ho deciso di utilizzarlo, il colosso. A mio modo, nello spirito delle discipline che pratico da sempre, arti marziali, parkour, acrobatica. Discipline che insegnano  quanto sia importante, in strada e nella vita, superare ogni ostacolo. Ed allora mi sono arrampicato fino alla cima, lassù a venti metri di altezza. Con la mia corda, bracciata dopo bracciata, come ho fatto quando ho vinto il palio dell’Antenna o mi sono imposto sui percorsi della trasmissione Ninja Warrior. Molti l’avevano  disceso, per altri scopi il monumento,. Nessuno l’aveva scalato. E’ stata dura, come spesso è duro superare gli ostacoli nella strada e nella vita. Ed il mio gesto significa che con buona volontà si possono superare anche ostacoli ideologici che, in questo caso, forse non hanno più ragione di essere. Quell’aborto di monumento è dei livornesi. Riprendiamocelo. Se ci può aiutare pensiamo ad Eschilo: “Se rispettano i templi e gli Dei dei vinti, i vincitori  si salveranno”.  E quello, un tempio neanche lo è mai diventato

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