Saldi estivi, bilancio in chiaroscuro per i negozianti
La presidente di Confcommercio, Francesca Marcucci: "Le spese obbligate, soprattutto quelle legate all’abitazione, pesano sempre più sui bilanci familiari. È necessario intervenire con misure strutturali: confermare l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente il carico fiscale può rappresentare un primo passo per stimolare i consumi e sostenere il nostro settore"
Si è concluso il periodo dei saldi estivi e i commercianti tracciano un bilancio dai toni contrastanti. Se da un lato le vendite durante i saldi hanno registrato una certa vivacità, dall’altro molti operatori lamentano una significativa riduzione degli introiti. Le famiglie hanno comprato, ma prevalentemente approfittando degli sconti, lasciando i commercianti con margini di guadagno contenuti sull’intero arco della stagione. “La situazione è complessa”, commenta la presidente provinciale di Confcommercio Livorno, Francesca Marcucci. “Le spese obbligate, soprattutto quelle legate all’abitazione, stanno pesando sempre più sui bilanci familiari. Di conseguenza, i consumi – che costituiscono una componente fondamentale della domanda interna – risultano in forte calo. È necessario intervenire con misure strutturali: confermare l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente il carico fiscale può rappresentare un primo passo per stimolare i consumi e sostenere il nostro settore”. L’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate, approfondisce le dinamiche che penalizzano la capacità di spesa delle famiglie, evidenziando la necessità di politiche fiscali più mirate per rilanciare l’economia. “Secondo il rapporto della nostra confederazione nazionale”, riporta Marcucci, “le spese obbligate rappresentano il 41,8% del totale delle spese familiari, una cifra che evidenzia una pressione significativa sui bilanci domestici. “La voce più gravosa”, continua Marcucci, “riguarda l’abitazione, con una spesa media di 5.000 euro per famiglia, seguita dai costi per energia, gas e carburanti, che sfiorano i 2.000 euro annui. Questi trend comportano una riduzione del benessere delle famiglie e diminuiscono la propensione al consumo. Il rischio è che i consumi liberi, essenziali per alimentare la crescita economica, si contraggano ulteriormente. Come ha sottolineato il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli, l’urgenza è quella di ridurre il cuneo fiscale e intervenire sulla spesa pubblica inefficiente per mitigare gli effetti di questa pressione sui consumi”.
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