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Monsignor Giusti con i pellegrini da Papa Francesco

Giovedì 10 Novembre 2016 — 10:53

Partiti all'alba con tre autobus i pellegrini con interi nuclei famigliari fra cui molti neonati e bambini, hanno raggiunto il Sagrato del Vaticano prendendo posto nelle sedie poste alle spalle del Papa

di Roberto Olivato

Ricorrono nove anni da quando monsignor Simone Giusti prese possesso della Diocesi di Livorno. Il 10 novembre 2007 venne infatti consacrato dall’arcivescovo Alessandro Plotti e il 9 novembre il vescovo ha accompagnato i volontari della Caritas cittadina con circa 170 dei suoi ospiti, in S. Pietro all’udienza dal Santo Padre. Cos’è l’accoglienza? Cos’è l’integrazione? Queste domande, a cui da tempo Papa Francesco ci richiama, hanno trovato la loro risposta nel pellegrinaggio. Famiglie nigeriane, senegalesi, pachistane, rumene ed albanesi, hanno vissuto il Giubileo della Misericordia assieme ad alcune decine di famiglie livornesi in completa simbiosi, evidenziando come i muri della diffidenza, della paura, dell’incertezza, dell’insicurezza verso lo straniero, presenti nella nostra società, vengano abbattuti dalla gente semplice.

Partiti all’alba con tre autobus i pellegrini con interi nuclei famigliari fra cui molti neonati e bambini, hanno raggiunto il Sagrato del Vaticano prendendo posto nelle sedie poste alle spalle del Papa, quasi un segno di riconoscenza che il Vaticano ha voluto riservare loro. Ad accoglierli il nostro vescovo che ha assunto anche le vesti di cicerone nella descrizione della basilica e del martirio di S. Pietro catalizzando l’attenzione dei presenti che in un affettuoso assalto l’hanno sottoposto ad un’infinita serie di selfie. Dopo l’apertura della porta Santa alle Sughere, un’altra lodevole iniziativa del monsignore e la dimostrazione di affetto di questa gente nei suoi confronti: “L’affetto è reciproco come in ogni famiglia e con questo pellegrinaggio abbiamo desiderato far vivere anche ai più umili ed emarginati della società, la gioia di partecipare a questo Giubileo della Misericordia. Al carcere – ha proseguito Giusti- in occasione del Giubileo ho impartito sei cresime ad altrettanti detenuti fra i quali un ergastolano e quando stamattina l’ho detto al Pontefice mi ha risposto che sarà quello che mi porterà in paradiso. Una battuta logicamente, ma era felice”.

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