Lo scrittore livornese Corbi: “Vi racconto il grande poeta Valerio Magrelli”
Sabato 9 luglio alle 19 per la rassegna LeggerMente ad intervistare il “commissario della poesia”, come lo stesso Magrelli si è definito in un proprio libro del 2018, sarà lo scrittore livornese Marco Corbi: "Magrelli e Caproni? Ci sono più somiglianze di quelle che potremmo immaginare. Li definirei entrambi ballerini della pagina poetica"
Era il 26 maggio del 2005 e il livornese Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica, decise di propria iniziativa di insignire alcuni cittadini particolarmente meritori dell’onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra questi nomi noti di intellettuali, artisti, uomini e donne di Stato e di scienza, partigiani. E poi, tra tutti, un poeta. Anche docente universitario – di letteratura francese, e traduttore. Scrittore, e critico letterario. Ma soprattutto poeta. Era il 2005 e Valerio Magrelli, nato a Roma nel 1957 ed esordiente nel 1980 con il suo Ora serrata retinae, si accingeva a ricevere il secondo premio conferitogli da un Presidente della Repubblica. Il primo era stato il Premio nazionale per la traduzione, che Oscar Luigi Scalfaro gli aveva consegnato nel 1996. Basterebbero questi due elementi per capire la caratura di questo amabile e poliedrico intellettuale italiano. Ecco perché l’incontro che gli organizzatori del festival letterario LeggerMente hanno programmato per sabato 9 luglio è un vero e proprio regalo alla città di Livorno e ai livornesi. Ad intervistare il “commissario della poesia”, come lo stesso Magrelli si è definito in un proprio libro del 2018, sarà lo scrittore livornese Marco Corbi.
Marco, perché ci consigli di venire ad ascoltare Magrelli?
Attraverso i suoi occhi, Magrelli riesce a farci vedere che la poesia è tutta intorno a noi, soprattutto nelle piccole cose e in quei dettagli su cui spesso sorvoliamo. Nella vita di tutti i giorni andiamo avanti distrattamente, come se non avessimo un freno. Lui, invece, dal film del nostro quotidiano tira fuori il fotogramma poetico. Gli occhi del poeta riescono a vedere la poesia dove sembra non esserci: nelle condutture della casa, nelle lunette bianche delle unghie, in un piccolo gesto, nella febbre addirittura.
A quale pubblico è rivolto il vostro incontro?
La poesia di Magrelli è fruibile da tutti: mentre la sua scelta delle parole è icastica, precisissima e selettiva, quasi un distillato dell’alambicco del suo infinito vocabolario, la poesia in quanto tale è assolutamente godibile, si occupa di tematiche molto semplici. Il valore aggiunto è lo sguardo poetico con cui Magrelli descrive situazioni che altrimenti sarebbero prosaiche, passerebbero senza destare attenzione. Sono le cose in cui tutti noi ci ritroviamo.
Nel tentativo di definire qualcosa che non è facile definire, si potrebbe parlare della poetica di Magrelli come di una poetica delle cose?
Certo, Magrelli ci descrive le cose che appartengono alla vita di tutti i giorni. Quello che cambia, tra il suo sguardo e il nostro, è l’angolazione, è il taglio che gli dà che ci permette di scoprire punti di osservazione diversi. Il punto non è tanto ascoltare Magrelli per divenire capaci di trovare la poesia ovunque, questa è una cosa che riesce solo ai poeti. Quello che dovremmo imparare è piuttosto fare attenzione alle piccole cose, il non sorvolare questa vita ma esserci, con la E maiuscola.
Si dice che Magrelli sia un tipo simpatico…
Molto! Ascoltarlo è un piacere, è una persona molto autoironica, capace di raccontare le fasi della vita con un’ironia sì amara, ma brillante e quasi salvifica.
Qualcosa che somiglia all’ironia livornese?
In comune con l’approccio labronico alle situazioni ci sono la prontezza e la scaltrezza. Mentre quella livornese è più una scaltrezza del fare e del dire, in Magrelli è una scaltrezza del guardare.
Anche Giorgio Caproni era un estimatore della poesia di Magrelli, noti delle affinità tra i due?
Ci sono più somiglianze di quelle che potremmo immaginare, tutti e due sono caustici, pieni di vita pur con la grande consapevolezza del tempo che passa. Oserei dire che il tempo sia il grande re incontrastato della poesia di entrambi. E poi la forte musicalità che li caratterizza, nonostante nessuno dei due faccia grande ricorso alla rima. Li definirei entrambi ballerini della pagina poetica.
Un consiglio di lettura per chi volesse avvicinarsi alla sua poesia?
Il libro con cui mi sono innamorato di Magrelli è Disturbi del sistema binario, che contiene e copre quasi tutto il ventaglio dei suoi virtuosismi poetici. La poesia che preferisco in assoluto è invece in Nature e venature, che contiene una poesia in cui gli sguardi tra due persone in una stanza sono paragonati ad “aste, tragitti misurati, lance in una battaglia” che sopravvivono all’atto del vedere e che rimangono sospesi nello spazio “intatti e sovrapposti come i legni dello shangai”.
L’appuntamento con Valerio Magrelli e Marco Corbi è sabato 9 luglio alle 19, nel prato adiacente alla Biblioteca di Villa Fabbricotti. Per info: [email protected], tel. 0586/894563 (dal lunedì al venerdì ore 10-19) e 0586/824552 (sabato e domenica ore 10-19). Ingresso gratuito per tutti gli appuntamenti, consigliata la prenotazione online su leggermente.eventbrite.it.
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