Livorno ha celebrato il 77° anniversario della Liberazione. L’intervento del sindaco
Salvetti: "Quest'anno, finalmente, celebriamo il 25 aprile senza restrizioni, visto il superamento dell'emergenza sanitaria. Dopo due anni di limitazioni per la pandemia possiamo e vogliamo ricordare con eventi e cerimonie una data decisiva per la pace del popolo italiano e per il ritorno ad una vita degna di essere vissuta in un Paese libero e democratico"
Si è celebrato lunedì 25 aprile la 77esima Festa della Liberazione, per ricordare il 25 aprile del 1945, giorno dell’insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale contro le forze nazifasciste che stavano ancora occupando parte dell’Italia.
Anche quest’anno a Livorno la festa nazionale della Liberazione è stata celebrata con una serie di iniziative promosse dall’Amministrazione comunale, che hanno coinvolto i rappresentanti delle istituzioni e la cittadinanza e che si sono aperte con la deposizione di due corone di alloro (una a cura del Comune e una a cura del Presidio Militare) al Monumento ai Caduti in piazza della Vittoria,. Sschierati i gonfaloni del Comune e della Provincia e i labari delle associazioni combattentistiche, d’arma e partigiane.
Successivamente le autorità e le rappresentanze, passando da via Magenta, si sono ritrovate in via Ernesto Rossi, dove alle ore 10.20 sono state deposte due corone (una del Comune e una della Comunità Ebraica) al Bassorilievo al Partigiano.
A seguire, nella Sala Consiliare del Palazzo Comunale, il sindaco Luca Salvetti ha salutato i rappresentanti delle istituzioni. Saranno presenti anche rappresentanti di ANED, ANPPIA, ANEI e ANPI. E’ seguita una una prolusione a cura della direttrice di ISTORECO Catia Sonetti (testo in allegato).
Questo l’intervento del sindaco – “Quest’anno, finalmente, celebriamo il 25 aprile senza restrizioni, visto il superamento dell’emergenza sanitaria. Dopo due anni di limitazioni per la pandemia possiamo e vogliamo ricordare con eventi e cerimonie una data decisiva per la pace del popolo italiano e per il ritorno ad una vita degna di essere vissuta in un Paese libero e democratico.
Lo dico con grande sincerità in questi giorni ho provato un senso di disagio pensando a come impostare il mio intervento nella giornata del 25 aprile. Una giornata i cui contenuti, valori e tratti per me sono sempre stati marcati e chiari. Il 25 aprile È la festa dell’antifascismo, che fu un fronte ampio, cattolici, comunisti, socialisti, repubblicani, liberali, azionisti che dettero vita ad una alleanza e da quell’alleanza sarebbe poi nata la nostra Costituzione e che adesso significa affermazione che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità’, alla solidarietà’ e che ogni persona bisognosa di aiuto tu devi soccorrerla, accoglierla, assisterla.
Purtroppo ci sono delle forze, anche se minoritarie, che tendono a rivalutare il fascismo, a negare i valori della Resistenza, non solo in Italia ma anche nei Paesi europei, a cancellare una memoria che invece sarebbe molto importante preservare nell’intento di tramandarla ai giovani .
L’invasione russa dell’Ucraina, la discussione che ha aperto nella sinistra italiana, le polemiche, anche interne, che hanno investito l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia caricano il 25 aprile di quest’anno di un particolare e diverso valore simbolico, che purtroppo rischia di dar forza a chi vuol indebolire il senso di questa celebrazione. A questi dobbiamo dire no con convinzione evitando di cadere nella trappola che punta a dividere, e dobbiamo farlo in primis noi che rappresentiamo le comunità locali.
Su questo voglio dire una cosa, mesi fa si è svolta cerimonia del giorno del ricordo che è stata organizzata per le vittime dalmato-istriane, in quell’occasione le componenti politiche di destra erano li schierate e dicevano che tutti i morti sono uguali, beh mi aspettavo di vederli anche oggi ad onorare la memoria dei morti per la liberazione. Di loro però non c’era nessuno e quest’assenza è ingiustificata e i livornesi lo hanno notato.
Io ribadisco sempre che, pur in un mondo globalizzato e spesso sovranazionale, il ruolo delle comunità cittadine e delle loro istituzioni rappresentative restano dominanti.
L’ho ricordato di recente a Firenze in occasione dell’incontro dei sindaci del Mediterraneo. I tessuti cittadini sono cellule che, se vitaliziate dalla partecipazione democratica e dal confronto, possono diventare portatrici sane di pace e democrazia.
L’ha detto con fermezza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Dal nostro 25 aprile viene un appello alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire”.
Forse l’Europa è a un bivio, e così anche il nostro Paese, forse è il momento che si compatti per scegliere definitivamente la strada della pace e faccia i conti con le tante guerre che affliggono molti paesi nel mondo. I conflitti portano solo dolore, distruzione e povertà. E’ il momento dell’affermazione definitiva dei valori democratici che oggi siamo qui, tutti insieme, a celebrare.
Per questo tutti noi dobbiamo tornare a chiedere alla Russia di Putin di interrompere questa guerra di invasione assurda e aprire un tavolo per il negoziato di pace, in quel tavolo si dovrà lavorare per risolvere le questioni che hanno portato allo scontro che riguardano l’ucraina in generale ma anche le zone del Donbass in particolare dove da anni si sta combattendo e si stanno commettendo crimini contro l’umanità, perché come noi con forza e grande senso di solidarietà stiamo ascoltando le grida di aiuto del popolo ucraino, non possiamo ignorare le grida provenienti da altre popolazioni che si trovano a vivere un conflitto, li come nel resto del mondo.
Prendo a prestito la frase di un soldato ucraino intervistato nel Dombass all’inizio del conflitto La guerra ha la stessa faccia da qualsiasi parte tu la guardi o la viva, ovvero la faccia della morte. Ogni escalation militare, di qualunque tipo e per qualunque causa, è un punto a favore della guerra e di chi nella guerra si sente a suo agio, per lucro o per natura.
Noi intanto siamo stati pronti ad accogliere chi ha scelto di lasciare il paese, soprattutto le donne e i bambini e l’Amministrazione Comunale ha aperto un conto corrente per raccogliere fondi da destinare ai profughi ed ha messo a disposizione della comunità ucraina livornese un locale di proprietà del Comune per la raccolta di beni da inviare in Ucraina.
Ora c’è un paese aggredito e un autocrate aggressore ed è scontato che tutti noi ci si muova perché l’aggressore la faccia finita. Dopodiché con grande pragmatismo e con oggettività si dovrà a livello mondiale lavorare per rimuovere tutti gli ostacoli, ovunque essi siano, che minano le basi della convivenza pacifica e che purtroppo in maniera repentina hanno reso nuovamente attuali e molto vicine a noi le parole come invasione, occupazione, fosse comune, eccidi, parole che da tempo pensavamo solo come ricordo e racconto della storia.
A Livello locale, nella nostra comunità, dovremo continuare a prevenire Il male sotterraneo di tutte le società, anche di quelle più progredite.
Un male che va prevenuto prima di tutto nell’uso del linguaggio, specialmente in questi tempi pieni di voci caotiche.
Poi con la pratica politica e sociale, rinsaldando le istituzioni democratiche, salvaguardando la ricchezza del mondo dell’associazionismo, della cultura e del volontariato. Infine per noi italiani difendendo e valorizzando la nostra costituzione, Linea maestra della nostra comunità”.
I cittadini potranno rivedere la registrazione della cerimonia dal Consiglio Comunale sul canale youtube “Consiglio Comunale Livorno”.
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