Livornese esporta il “5 e 5” a Miami
Micheal Simonini, 32 anni, è stato chiamato a ricoprire il ruolo di chef in un ristorante italiano in Florida. "E' stata un'occasione d'oro. Quando mi hanno chiesto un piatto tipico delle mie zone ho inserito nel menù la torta di ceci"
Forse in tanti ci avranno pensato magari una volta nella vita: “Prendo la ricetta del 5 e 5, guardo il primo volo per gli Usa, apro un locale in America ed esporto questa prelibatezza oltreoceano”. Michael Simonini (nella foto principale a sinistra), cuoco-pizzaiolo 32enne livornese con la passione per il bodybuilding, dal dire è passato al fare. Tutto passa da una telefonata ricevuta lo scorso dicembre nel cuore della notte. “Sono Nicola Bertolotti, sto aprendo un locale a Miami e ho bisogno di te in cucina”.
Per molti Nicola Bertolotti (nella foto a destra) forse non vorrà dire molto ma negli Usa è un vero e proprio guru della ristorazione. Italiano, immigrato all’età di 20 anni a New York dove ha aperto e gestito locali, da due anni e mezzo è in Florida (Miami) dove, per il suo nuovo ristorante
“Nicola Brick Oven Kitchen” ha voluto proprio Micheal da via Redi, consigliato da uno chef amico in comune conosciuto qualche tempo fa a Porto Santo Stefano. La vita è davvero una ruota e per il nostro concittadino, padre di un bambino di 10 anni e rimasto in quel periodo senza lavoro fisso, la telefonata giunta come un fulmine a ciel sereno è apparsa come una benedizione.
“Nell’aprile del 2015- spiega Micheal Simonini alla redazione di Quilivorno.it – ho dovuto chiudere la mia pizzeria che avevo da cinque anni sul viale Italia, MikPizza. Avere un’impresa in Italia è un problema, lavori per pagare tasse e basta. Non riuscivo a mettere niente da parte per me per la mia famiglia nonostante la clientela non mancasse di certo. Così ho iniziato a guardarmi intorno e ho trovato lavoro come cuoco a Porto Santo Stefano, poi in Austria per tre mesi e infine a Marina di Pisa. Ma poi riuscivo solo a trovare dei lavoretti part-time che venivano pagati poco e male”.
Poi quella telefonata inaspettata. “Erano le 1,30 di notte quando Nicola mi chiamò da Miami. Non ci credevo. Poi la mattina realizzai la cosa. Non ci pensai neanche un minuto. Feci la valigia e cercai un volo per la Florida dopo aver valutato attentamente il salario offerto con il quale riesco a vivere e a metter qualcosa da parte per la mia famiglia in Italia dove è rimasto mio figlio di 10 anni con il quale mi sento quotidianamente su skype per 3 o 4 volte”.
A febbraio il volo, una valigia con tanti sogni e desideri. Michael prende le misure con la grande America. “La lingua? Per ora mi sto adattando. L’inglese parlo solo quello scolastico e qui si parla anche un po’ di spagnolo con il quale mi arrangio. Insomma mi faccio capire”.
Ad aprile, dopo due mesi di lavori dietro le quinte, l’inaugurazione del locale di Nicola Bertolotti dove Simonini ricopre il ruolo, mai avuto fino ad oggi, di chef. “Un ruolo importante che mi riempie di orgoglio e mi carica di responsabilità”.
Un locale di classe situato sulla 1st Avenue a Midtown di Miami per il quale sono stati spesi migliaia e migliaia dollari per la ristrutturazione. Un ristorante dove tutto, come dice il nome, è cucinato nel forno a legna: antipasti, primi, secondi, pizze e da oggi, grazie al livornese Michael, i “5 e 5”.
“Ho ordinato appositamente dai maestri artigiani di Pescia le teglie di rame, le stesse che avevo io nella mia pizzeria e che hanno tortai famosi di Livorno come Gagarin e Cecco. Qui cerchiamo l’eccellenza del prodotto italiano e non potevo non fare questa scelta. Pensate che la mozzarella la produciamo noi in cucina. La ricetta del 5 e 5 è mia, ed è la stessa ricetta con cui facevo la torta a Livorno. Oltre al 5 e 5 ho fatto inserire nel menù la panzanella e la pizza al nero di seppia di mia invenzione. Due specialità per le quali gli americani vanno matti”.
Il ritmo di vita di Michael è massacrante, 7 giorni di lavoro su 7 con poche ore di riposo tra cui qualche ora di palestra al mattino appena sveglio per mantenere la sua passione per i pesi e
bilancieri e 12 ore lavorative continue. “Qui stiamo aperti dalle 11 alle 23 senza chiudere mai. Gli americani non hanno un vero orario di pranzo e cena, qui vengono quando hanno fame e mangiano. E’ un continuo apparecchiare e sparecchiare i tavoli”.
Il cinque e cinque al momento è stato scritto sul menù con il nome di “Chikpeas cake”, che letteralmente significa torta di ceci. “Ma sto convincendo Nicola ad inserire il vero nome livornese del prodotto. A breve sul menù ci sarà proprio scritto 5 e 5, tipico prodotto livornese. E’ una cosa di cui vado fiero”.
Le porzioni? Abbondanti, molto più di quelle che siamo abituati a vedere qui da noi. “Il 5 e 5 lo servo dentro una focaccia di medie dimensioni – spiega chef Michael- un po’ più piccola della classica pizza, tagliata in quattro spicchi e condita con il pepe, come da tradizione”.
Ogni mattina Michael si alza e pensa a suo figlio. “Ho fatto questa scelta di venire qui anche per lui e per la mia fidanzata con i quali un domani perché no potremmo trasferirci tutti insieme qui in Usa”.
La ruota per Michael ha girato. In valigia un po’ di salmastro di Antignano, una ricetta del 5 e 5 e tanta voglia di rivincita. E non dite che è tutta roba…da torta. Ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, qualcuno di casa nostra ha dimostrato che la “torta” è roba seria. E da oggi il “5 e 5” parla anche un po’ americano.
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