La protesta dei commercianti sotto al Comune: chiavi al sindaco
Centinaia tra negozianti, ristoratori, partite Iva, parrucchieri, baristi, estetiste e tatuatori hanno consegnato simbolicamente le chiavi delle loro attività, raccolte in una cesta di vimini, al primo cittadino
Centinaia tra commercianti, negozianti, ristoratori, partite Iva, parrucchieri, baristi, estetiste, cassa integrati e tatuatori hanno consegnato simbolicamente le chiavi delle loro attività, raccolte in una cesta di vimini, al sindaco di Livorno (clicca sul link in fondo all’articolo per consultare la fotogallery a cura di Lorenzo Amore Bianco).
Una protesta pacifica partita intorno alle 10,45 da piazza della Repubblica di lunedì 4 maggio (clicca qui per rivedere la diretta FB) che, però, non ha mancato di accendersi nei toni una volta che il lungo corteo di manifestanti, muniti di mascherine con disegnata la “P” di popolo e con cartelli di protesta, è arrivato sotto a Palazzo Civico.
Ad attendere i negozianti il sindaco Luca Salvetti e l’assessore al Commercio, Rocco Garufo. Non sono mancate le urla e qualche scontro verbale più acceso comunque subito riportato alla normalità. In tanti hanno lasciato le chiavi nel cesto ai piedi del sindaco che poi, il primo cittadino stesso, ha portato in sala del Consiglio dove ha accolto una nutrita delegazione di commercianti per ascoltare le loro ragioni.
Una lunga riunione a tu per tu (e a distanza di sicurezza) svoltasi sugli scranni dei consiglieri comunali, andata abbondantemente oltre il mezzogiorno, dove ogni rappresentante delle varie categorie scese in piazza ha esposto a Salvetti le problematiche oggettive legate alla chiusura forzata delle loro attività. Il sindaco ha, in estrema sintesi, spiegato che per molti aspetti si trova con le mani legate davanti alle tante richieste dei manifestanti (azzeramento tasse comunali, apertura anticipata rispetto al Dpcm di Conte, sovvenzioni a fondo perduto) e là dove potrà limerà il bilancio in modo da poter venire incontro alle esigenze dei commercianti ma in sostanza, si dovrà fermare là dove la legge gli impone di farlo. “Non possiamo andare sopra i decreti del presidente del Consiglio, dirvi di riaprire prima e neanche possiamo consegnare un bilancio comunale in rosso”, ha detto ai negozianti Salvetti. “Faremo il possibile per cercare di venire incontro alle vostre richieste”, ha concluso il sindaco facendo capire che però , per buona parte, i sindaci e le amministrazioni comunali hanno le mani legate davanti alle decisioni del Governo.
La richiesta è l’anno bianco fiscale, ovvero l’azzeramento delle tasse comunali per il 2020, al momento quindi risulta impossibile da attuare senza un intervento finanziario del Governo.
“Chiaramente – ha specificato ulteriormente il sindaco – se il Governo garantirà i 3 miliardi promessi ai Comuni, e Livorno potrebbe ricevere risorse importanti, l’anno bianco lo firmiamo insieme, io e tutti voi presenti qui questo lunedì 4 maggio. Per quanto riguarda le aperture anticipate sono convinto che alcuni negozi potrebbero riaprire, ma per altri mancano ancora i protocolli di sicurezza. Anche in questo caso però il sindaco di una città non può anticipare, sarebbe un atto illegittimo, però può chiedere che questo venga preso in considerazione e valutato e io l’ho già fatto”.
Il sindaco e gli assessori hanno dato la propria disponibilità a costituire un tavolo di crisi e ad inviare una lettera a Rossi e a Conte. Il tavolo dovrà riunire tutte le categorie per decidere insieme come muoversi, ed un tavolo post crisi per percorrere insieme i mesi successivi all’emergenza, per una ripartenza rapida e snella dal punto di vista burocratico.
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