Il Rotary club Livorno restaura due statue della chiesa di San Ferdinando
L'assessore alla cultura Simone Lenzi: "Un vero e proprio gioiello barocco. Se la Toscana ha una vera frontiera questa è Livorno, una città che nasce con una vocazione per l’arte"
Sant’Enrico II di Germania e Sant’Edoardo re. Due statue marmoree di pregio assoluto “residenti” nella chiesa di San Ferdinando, restaurate grazie alla disponibilità del Rotary club Livorno (foto Lorenzo Amore Bianco).
Un intervento importante e necessario affiancato dalla Soprintendenza ai beni artistici e architettonici e dalla Banca di credito cooperativo di Castagneto Carducci. “Quello del ripristino di questo immobile è un percorso iniziato circa 14 anni fa, che si sta avviando al termine – dice il vescovo monsignor Simone Giusti – Ho visto alcune foto della struttura dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, una rovina. Lo richiamo perché anche oggi ci si renda conto del dramma che è la guerra. Questi danni sarebbe meglio non farli, dobbiamo conservare il nostro patrimonio e incrementarlo”.
“Un vero e proprio gioiello barocco – aggiunge l’assessore alla cultura Simone Lenzi – Un modo di rinsaldare la propria dignità attraverso la bellezza. Se la Toscana ha una vera frontiera questa è Livorno, una città che nasce con una vocazione per l’arte. Questo è uno dei luoghi che più la rappresentano, ecco perché va preservato”.
“É un giorno importante per Livorno perché la città, e con essa l’intera Toscana, ritrova due statue monumentali che possono essere inserite, a ragione, tra le opere di pregio del repertorio dei beni artistici italiani. Si tratta delle statue di Sant’Enrico II di Germania e di San Edoardo Re, entrambe in marmo bianco, tra le massime espressioni del barocco toscano, inserite nello straordinario contesto della chiesa di San Ferdinando”.
Anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, esprime soddisfazione nell’apprendere la notizia della restituzione alla città di Livorno delle due statue in marmo di Carrara. “Fa piacere apprendere di iniziative di questo genere perché è sempre positivo constatare l’impegno per la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione, dell’immenso patrimonio artistico e culturale toscano – aggiunge Giani – Con questo recupero si valorizza la bellezza della parte barocca di Livorno, di non secondaria importanza”.
Le due statue, opera di Giovanni Baratta, risalgono al 1721/1723 e sono realizzate in marmo bianco di Carrara. “Per prima cosa abbiamo pulito le superfici che presentavano macchie dovute ad interventi effettuati con tecniche antiquate e che avevano portato all’offuscamente della trasparenza del marmo – spiega Valeria Pulvirenti, autrice del restauro insieme al suo gruppo di lavoro – Poi, abbiamo messo in pratica puliture differenziate in base alla zona e infine abbiamo applicato una protezione per conservare i manufatti nel corso del tempo”.
Ad arricchire, per l’occasione, una targa mobile a cura di Guide Labroniche che illustra la storia e le principali caratteristiche della struttura. “Questo edificio lo definisco sempre come una sorpresa – commenta Fabrizio Ottone, presidente di Guide Labroniche – Il contrasto tra esterno ed interno è molto forte ed induce a chiedersi Dove sono finito? Le informazioni riportate nella colonna cercano di rispondere a questa domanda identificando un luogo dove arte e sentimento popolare si sposano”. Presenti, tra gli altri, il ministro generale dell’ordine dei Trinitari padre Luigi Buccarello, il consigliere d’amministrazione della Banca di credito cooperativo di Castagneto Carducci Paolo Corrieri, il questore Roberto Massucci, il vicepresidente del Rotary club Livorno Fabio Matteucci e la responsabile area funzionale tutela beni storici della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio Chiara Travisonni.
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