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“Il mio pianto liberatorio a fine gara. Ho portato l’Italia, e Livorno, ad una finale olimpica”

Sabato 7 Settembre 2024 — 17:40

Scorrete tutte le foto inviate dagli amici che ringraziamo per la disponibilità. Sulla nostra pagina Fb e Ig è online il video degli "olè" degli amici a Christian seguito dall'abbraccio degli amici stessi e della fidanzata dopo la finale

Intervista a Christian Volpi, a Parigi, che ringraziamo per la disponibilità: "Ho dimostrato a tutto il mondo di che pasta sono fatti i livornesi che non mollano, confermando al tempo stesso la tradizione di una città che sa sfornare atleti di altissimo livello. Dedico questo risultato a tutte quelle persone che magari non riescono a reagire come ho fatto io, che non hanno trovato o non trovano lo stimolo giusto per rimettersi in gioco. Il mio è un invito a loro, a venir fuori: il percorso è difficile ma non impossibile, non abbiate paura. La sfida più grande l’abbiamo già vinta. Se penso che tre anni fa ero nel letto imbottito di farmaci e guardavo le paralimpiadi di Tokyo, questo risultato vale molto, ma molto di più di un settimo posto olimpico"

Sulla nostra pagina Fb e Ig è online il video degli “olè” e degli abbracci degli amici e della fidanzata a Christian dopo la finale

“Se penso che tre anni fa ero nel letto imbottito di farmaci e guardavo le paralimpiadi di Tokyo, pensando un giorno vorrei esserci anch’io, questo risultato vale molto, ma molto di più di un settimo posto olimpico”. A parlare, ma forse lo avrete capito perché il suo nome nelle ultime ore lo abbiamo scritto (e voi letto) diverse volte nei nostri articoli e post, è il canoista Christian Volpi, livornese, 26 anni a novembre, che stamattina da esordiente nel torneo paralimpico ha conquistato la finale olimpica di Kayak Single 200m | KL chiudendo con il suo miglior crono di 43′ 21”. “Al traguardo ho pianto. Ma è stato un pianto di gioia, liberatorio, perché avevo realizzato di aver portato a compimento un percorso. Un percorso di crescita continua, per certi versi fin troppo continua, che mi ha portato quindi a spendere molto per arrivare dove volevo arrivare. Ma ce l’ho fatta. Ho portato l’Italia, e mi sento di dire Livorno, al settimo posto olimpico nella disciplina. Ho dimostrato a tutto il mondo di che pasta sono fatti i livornesi che non mollano, confermando al tempo stesso la tradizione di una città che sa sfornare atleti di altissimo livello e che ora merita di avere anche un movimento paralimpico. Mi domando, e penso, cosa sarò in grado di fare a Los Angeles 2028 con quattro anni di preparazione in più. Staremo a vedere. Intanto mi godo questo momento”.  Poi la dedica, anzi le dediche: “Dedico questa prestazione a tutta Livorno; al Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa che mi ha sempre sostenuto in tutte le mie esigenze; a tutti coloro, amici e parenti, che sono venuti qui a Parigi facendo un tifo sfegatato, da stadio; alla federazione italiana; a tutte quelle persone che magari non riescono a reagire come ho fatto io, che non hanno trovato o non trovano lo stimolo giusto per rimettersi in gioco. Il mio è un invito a loro, a venir fuori: il percorso è difficile ma non impossibile, non abbiate paura. La sfida più grande l’abbiamo già vinta e la vinciamo tutti i giorni superando le problematiche quotidiane; e non ultimo certo per importanza a Art 4 sport, l’associazione di Bebe Vio che mi ha sostenuto e tuttora mi sostiene. Oggi erano qui anche loro. E poi, manco a dirlo, a Chiara la mia fidanzata: lei è la fan numero 1, la prima persona a cui scrivo dopo la gara e l’ultima che voglio sentire la sera precedente”. E parlando della finale Christian spiega: “In gara non senti, non vedi, non parli. Pensi solo ad arrivare in fondo sapendo con la testa e con il cuore che a vederti dal vivo ci sono le persone a cui vuoi bene. Come ho detto ai miei amici dalla batteria alla finale ho gareggiato con il cuore amaranto dentro un body azzurro”. Il padre Roberto subito dopo la gara del figlio: “E’ stata una gara tirata fino all’ultimo – spiega – Non scordiamoci che Christian ha bruciato le tappe. E’ arrivato ad una performance del genere, ovvero gareggiare in una finale olimpica, in pochi anni di allenamento. Sì, la sua medaglia d’oro l’ha già vinta. Appuntamento alla prossima stagione e, magari, tra quattro anni a Los Angeles”.

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