Giulia ce l’ha fatta, raggiunto l’Everest Base Camp
Foto di Giulia Fraschi, che ringraziamo per la disponibilità
Per l'immancabile foto di rito ha deciso di portare con sé oltre alla bandiera di Metodo adv, azienda per cui lavora come art director, anche la bandiera dell'Ovosodo la sezione nautica per la quale voga. "Che possa essere d'ispirazione a tutte le persone che nonostante "non ce la faccio" alla fine ce la fanno sempre. Ringrazio Metodoadv e i colleghi, la sezione nautica, la famiglia, gli amici irriducibili, i Maestri di shaolin e tutte le persone che hanno creduto in me"
“Che possa essere d’ispirazione a tutte le persone che nonostante “non ce la faccio” alla fine ce la fanno sempre”. E Giulia, per riprendere le sue parole, ce l’ha fatta. Partita il 23 dicembre da Kathmandu per l’inizio del trekking, il 3 gennaio ha raggiunto l’Everest Base Camp a 5.364 metri e per l’immancabile foto di rito ha deciso di portare con sé oltre alla bandiera di Metodo, azienda per cui lavora come art director e che l’ha sostenuta in questa straordinaria impresa pubblicando una sorta di diario a tappe sulla pagina Instagram Metodo_ebc, anche la bandiera dell’Ovosodo, la sezione nautica per la quale voga. Complimenti! Anche se non è stata una passeggiata: “Da subito i primi giorni – spiega Giulia che ringraziamo per la disponibilità – nonostante io sia allenata avevo capito che non sarebbe stato facile. La conformazione geologica, il freddo e la rarefazione dell’aria sono stati elementi con cui ho dovuto fare i conti e spesso ho pensato di non farcela a quote molto più basse rispetto a dove poi sono riuscita ad arrivare. Continuo a pensare che non sia per tutti, o quantomeno per chi come me non è abituato all’altitudine. Come dissi in conferenza il mio terrore era prendere il mal di montagna e così è stato. Sono stata fortunata perché se mi ero portata dietro i valori del team di Metodo e della mia squadra Ovosodo, li ho ritrovati anche lì. Inoltre insieme a me c’erano altre due ragazze friulane, Lisa e Ilaria due montanare, che salivano come stambecchi! Hanno subito capito che avevo qualcosa che non andava quando lamentavo forte mal di testa, nausea, stordimento e inappetenza. E il suo aiuto è stato decisivo. Un altro gruppo di ragazzi si è unito nell’avventura di cui uno, Giulio, di Venturina, ha fatto la differenza. Un avventura condivisa quindi che ha portato avanti i soliti principi di squadra che vivo quotidianamente qui. Dieci persone, un solo obbiettivo raggiunto”. “In questi giorni – prosegue – mi sono arrivati molti messaggi da persone che non ho mai visto prima che mi hanno chiesto di incontrarmi per raccontare il viaggio, persone che hanno capito il mio intento, perché volessi raccontare tutto questo perché soprattutto ne andassi così fiera. Sono riuscita nel mio intento: unire le persone in qualche modo”. Infine, i ringraziamenti: “Ringrazio Metodoadv e miei colleghi che non mi hanno mai lasciato. La mia sezione nautica e le mie compagne di voga e i rispettivi dirigenti che da lontano mi hanno sempre sostenuto. La mia famiglia, i miei amici irriducibili, i miei Maestri di shaolin e tutte le persone che hanno creduto in me e che mi hanno accompagnato in questo viaggio”.
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