Giacomo e Francesco, da Livorno in Ucraina per portare in salvo chi scappa dalla guerra
Il racconto dei cugini livornesi Francesco Cetorelli e Giacomo Monti a QuiLivorno.it. “Siamo partiti carichi di aiuti verso Przemyśl. Torniamo con una mamma e due bambini. Sei persone le abbiamo portate a Cracovia. Ripartiremo”
“Il viso del terrore. Che strazio”. Sono queste le parole di Giacomo Monti, 45 anni, e del cugino Francesco Cetorelli, 37, a QuiLivorno.it di ritorno da un viaggio al confine con l’Ucraina. Insieme sono riusciti a trasportare fuori dall’inferno della guerra ucraina nove persone. Francesco e Giacomo sono due livornesi. La mattina si alzano, vanno al lavoro, conducono una vita come tanti: normale ma piena di impegni. Eppure, quando la devastante situazione dell’Ucraina è entrata a far parte delle nostre vite, per loro non c’è stato un momento di esitazione. “Dobbiamo aiutarli” è stato il pensiero comune. “Ho un furgone da diversi posti – racconta Francesco – Ecco perché quando Giacomo mi ha proposto di andare ad aiutare queste persone non ho potuto far altro che dire sì. Già che avevamo spazio abbiamo riempito il mezzo, grazie alla solidarietà di tantissimi, di medicinali, pannolini, assorbenti, cibo, cibo per animali e vestiti”. Inizia così un viaggio (di 17 ore solo andata) che parte da Livorno e arriva al confine polacco-ucraino. “Siamo arrivati fino a Przemyśl, la frontiera tra Polonia e Ucraina più vicina a Cracovia”. La situazione che si presenta agli occhi è drammatica: immensa solidarietà, poca organizzazione. “Persone ammassate nei capannoni. Non hanno più niente – commenta Giacomo – I polacchi ce la stanno mettendo tutta, mi ricordano tanto i Partigiani. Si sono organizzati al meglio di come era loro possibile, ma i problemi sono davvero tanti. Mancano le cose più basilari come gli antibiotici o le ambulanze. La Polonia è costretta a razionalizzare i farmaci per non rimanere senza. Chi vuole spostarsi non sa a chi riferirsi. L’esercito e i civili non hanno neanche i vestiti. Alcuni sono scappati di casa con degli asciugamani addosso. Qualcuno ha al massimo una busta della spesa con qualche effetto personale, niente di più. Nella zona dove eravamo gli aiuti raccolti dalle varie nazioni devono arrivare”. Alla fine 9 le persone trasportate da Przemyśl a Cracovia: chi da amici, chi alla stazione. Con Giacomo e Francesco invece c’è Alina, una giovane mamma con i suoi due figli. “Stanotte dormiranno a Livorno, abbiamo già trovato una sistemazione – spiega Francesco – Domani (8 marzo, ndr) partiranno alla volta di Napoli, dove Alina ha una sorella. Abbiamo un amico che ci si sposterà per lavoro, molto probabilmente darà loro un passaggio. Stanno bene fisicamente, ma il loro sguardo è perso. Si affidano totalmente a noi senza sapere chi siamo”. Per i due livornesi questo sarà solo il primo di una serie di viaggi. “Sicuramente ripartiremo. Cerchiamo altre persone che possano fare quello che stiamo facendo noi – conclude Francesco – In Polonia la situazione è stancante, toccante, ma sicura. Si va e si viene senza problemi. Chi può dia una mano a chi ha perso tutto”.
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