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Baseball in lutto: addio Sergio, filosofo del batti e corri

Lunedì 1 Gennaio 2024 — 17:37

Si è spento improvvisamente all'età di 78 anni Sergio Banchelli, storico tecnico di baseball. Per anni ha allenato i giovani del batti e corri labronico e gestito con alcuni colleghi il team azzurro delle giovanili. I suoi funerali verranno celebrati al Cimitero della Misericordia martedì 2 gennaio alle 16

di Giacomo Niccolini

Dici baseball e a Livorno pensi subito a lui. Pensi subito a quell’omone che con quella voce calda si circondava sempre di piccoletti. I “suoi” bimbi. Quelli allenati a suon di palline lanciate e battute, quelli sgridati per qualche errore di troppo, ma anche quelli che incoraggiava e che vedeva crescere. I “suoi” bimbi. Che oggi magari sono diventati grandi con figli e famiglia. Ma per tutti Sergio Banchelli era come un padre su quel diamante fatto di terra rossa circondato da erba e basi bianche. Si è spento così, improvvisamente, senza che nessuno si potesse immaginare niente, senza alcuna avvisaglia di salute, nella notte di San Silvestro, alle porte dell’alba di questo 1° gennaio 2024.
Un malore improvviso se lo è portato via all’età di 78 anni. “L’unico certificato medico che aveva mio padre era quello di quando fece il militare – ricorda Andrea, uno dei figli che ringraziamo per la disponibilità – Stava bene. Benone. Per noi è stato un fulmine a ciel sereno”.
Sergio Banchelli era per tutti il filosofo del baseball labronico. Riflessivo, paterno, duro quando serviva e amico nei momenti giusti. Sapeva dosare al meglio l’entusiasmo e il raziocinio. Era impossibile non volergli bene. Perché fondamentalmente Sergio Banchelli amava insegnare. E lo faceva come meglio si potesse fare: con l’esempio. Talvolta muto, talvolta serio, spesso giocoso.
Per anni è stato il punto di riferimento della Federazione Italiana Baseball che gli affidò l’incarico di essere uno dei tecnici delle nazionali del settore giovanile.
Sergio era come il mare. Lo vedevi spesso su quei gradoni dello stadio Alfredo Sisi di Banditella che scrutava le partite con quel cappellino con la tesa a riparare lo sguardo dal sole sempre calzato in testa. Perché le partite non le guardava, ci parlava a tu per tu. E le scrutava fin dentro al midollo sia da tecnico che da spettatore. Le leggeva, le capiva. E se lo vedevi in quei momenti di estasi tattica potevi vedere il mare. Calmo. Sornione. Ma dentro potevi sentire il rumore delle onde, della sua anima.
Sergio Banchelli era per tutti un punto di riferimento. Un gufo saggio a cui poter sempre rivolgere una domanda. A cui magari ti rispondeva con un’altra domanda, ma la risposta era li. Nei suoi occhi, nelle sue parole. Nelle sue mani.
Sergio ha dedicato tutta la sua vita al baseball. A quello che gli americani chiamano “Il Grande Gioco”. Per Sergio Banchelli era proprio così. Un grande meraviglioso e immenso gioco da cui trarne esempi di vita. E lui ne era un interprete eccezionale. Ma soprattutto lo era con i bambini che allenava che non hanno mai smesso di volergli bene. Da circa dieci anni aveva deciso di smettere. Ma non per questo mollava la presa e si guardava tutte le partite sul canale della Major League Baseball d’oltreoceano.
Sapeva toccare le corde giuste con tutti. Era il suo più grande pregio. Se avevi bisogno di un incoraggiamento lui lo aveva letto dentro di te e te lo faceva. Come se invece c’era bisogno di una strigliata. Toccava le corde giuste per far suonare al meglio le note di ognuno dei suoi ragazzi di ogni persona che incontrava.
“Non si può descrivere lo spessore tecnico e umano di Sergio – scrive in un post sulla pagina Instagram la società Livorno 1948 Baseball – tecnico delle selezioni giovanili a livello nazionali in più occasioni, Sergio era sempre legato al baseball anche dopo il suo ritiro dal diamante, non perdendo occasione di venire a godersi una partita o semplicemente ad informarsi su come stava andando il campionato di ogni categoria. Grandissimo uomo di baseball, il suo talento più grande era quello di saper legare con i giovani, una cosa che non si può insegnare”.
Sergio lascia i suoi figli Andrea, Alessandro, Massimo, la figlia Alessia e la moglie Marusca con la quale ha condiviso una fantastica vita insieme.
Per chi volesse salutarlo lo può fare recandosi alla camera ardente del Cimitero della Misericordia. I suoi funerali verranno celebrati proprio qui martedì 2 gennaio alle 16.
Ciao Sergio, mancheranno i tuoi silenzi. Mancheranno i tuoi sorrisi. Mancherà il tuo modo di capire e interpretare la vita.

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