Andrea, dall’Ardenza alla Fiorentina con il sogno Manchester City
Foto autorizzata alla pubblicazione dalla famiglia che ringraziamo per la disponibilità
Parla il padre di Andrea, il classe 2009, studente del Vespucci-Colombo: "Ha cominciato a 7 anni nell’Ardenza, l’allenatore lo spostò in porta e il suo valore venne subito fuori. Ci dà grande soddisfazione in campo e a scuola anche se le sue giornate tipo sono molto impegnative"
“What’s your name?” è una domanda piuttosto banale. Che diventa un po’ meno banale quando a rivolgertela sono due signori in giacca e cravatta del Manchester City. È proprio questo quanto accaduto ad Andrea Paolini, livornese doc, classe 2009, portiere titolare nella Fiorentina giovanissimi nazionali under 15. “Eravamo ad un torneo europeo a Napoli – racconta emozionato il babbo Jonathan – e dopo la partita, il preparatore dei loro portieri, italiano, ci ha chiesto il nome del ragazzo. Lì per lì non abbiamo dato tanto peso alla cosa poi quando due dirigenti ce lo hanno richiesto in inglese, abbiamo capito che forse era davvero importante. Per il momento non ci sono altri sviluppi, vedremo, di sicuro intanto è stata una soddisfazione”. Se però c’è una cosa certa, è l’amore di Andrea per il calcio. “Da piccolo – prosegue il babbo – voleva sempre indossare i guanti, una passione piuttosto divertente, così scherzando mi sono detto: farà il lavapiatti o il portiere. A 7 anni ha cominciato a giocare nell’Ardenza come attaccante, poi l’allenatore lo spostò in porta e il suo valore venne subito fuori. Dopo pochi mesi ci contattò la Fiorentina che lo aveva notato e ci offrì di prenderlo con loro. Inizialmente, nonostante l’ottimo servizio di trasporto proposto, eravamo titubanti perché era molto piccolo, ma poi abbiamo riflettuto e ci siamo convinti che per lui potesse essere una grande opportunità”. Nella vita di tutti i giorni il ragazzo è ovviamente un super sportivo, ma anche un buonissimo studente dell’Istituto Vespucci-Colombo, indirizzo socio sanitario. “Nella sua giornata tipo va a scuola con il permesso per uscire un’ora prima per motivazioni sportive, mangia, lo accompagnamo al punto di ritrovo, con il pullman lo portano all’allenamento a Firenze e lo riportano intorno alle 19.30. Studia e cena. Tutto questo dal martedì al venerdì. E nel fine settimana ci sono le partite, in giro per l’Italia. È molto impegnativo, ma lui riesce anche ad andare piuttosto bene a scuola. Ci dà sempre grandi soddisfazioni in entrambi i campi”. E il suo sogno è chiaro. “Non c’è da girarci intorno, il suo obiettivo è quello di diventare un giocatore professionista e io glielo auguro con tutto il cuore”.
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