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Stefanini non risponde davanti al giudice

Lunedì 4 Giugno 2018 — 16:00

Agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico il funzionario della protezione civile. Sono circa 47 i casi di peculato per ora accertati dalla polizia durante la prima fase delle indagini durata 10 mesi

di Giacomo Niccolini

Riccardo Stefanini si è avvalso della facoltà di non rispondere, assistito dall’avvocato di fiducia Nicoletta Ricci (nella foto di Simone Lanari mentre entrano insieme in tribunale alle 8,45 di lunedì 4 giugno), davanti al giudice Antonio Del Forno in sede di interrogatori di garanzia. Il funzionario della protezione civile è arrivato in via Falcone e Borsellino da solo, previo permesso del tribunale per l’impegno in aula, e ha incontrato il suo difensore pochi metri prima dell’ingresso principale del Palazzo di Giustizia. Insieme sono poi saliti al primo piano dove, in aula Gup, si è svolto l’interrogatorio di garanzia previsto dal codice di procedura penale in casi di applicazione di misure cautelari. “Abbiamo valutato – ha commentato al telefono l’avvocato Ricci – fosse meglio avvalersi dalla facoltà di non rispondere. Al momento non sono ancora entrata in possesso di tutti gli atti processuali, cosa che avverrà soltanto nelle prossime ore, e una volta studiato tutto il materiale, che so per certo essere corposo, potremmo fare le considerazioni del caso ed eventualmente  valutare una revisione della misura cautelare in essere, cosa che per il momento non abbiamo fatto in quanto il provvedimento di sospensione formale dal suo incarico non è ancora pervenuto e quindi, per il giudice, potrebbe prevalere ancora il principio per cui ha applicato i domiciliari che è il pericolo di reiterazione del reato”.

Le parole del sindaco Nogarin – “Queste accuse sono gravissime. Se dovessero essere confermate, saremmo davanti a comportamenti inqualificabili. Per il momento il funzionario della Protezione civile di Livorno è stato sospeso dall’incarico“. Sono queste le parole di Filippo Nogarin che commenta, a mezzo twitter, la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa nei confronti di Riccardo Stefanini, 59 anni, oggetto dell’indagine della squadra mobile terminata nella mattina di mercoledì con l’applicazione dell’ordinanza del gip del tribunale di Livorno nei confronti del dipendente pubblico.

Parla l’avvocato difensore – “Ho letto tutta l’ordinanza relativa alla misura cautelare – ha commentato telefonicamente l’avvocato Nicoletta Ricci, difensore nominato di fiducia dall’indagato – ma ancora non ho avuto modo di accedere agli atti, cosa che farò venerdì 1° giugno. Lunedì 4 giugno invece ci sarà l’interrogatorio di garanzia, alle 9 del mattino, nelle aule di via Falcone e Borsellino. Al momento non so quindi dire quale sarà la linea difensiva che adotteremo, se Stefanini risponderà o meno alle domande o se invece si avvarrà della facoltà di non rispondere”.
“Ad ora il mio assistito – continua l’avvocato Ricci – si dichiara molto preoccupato per la gravità delle accuse che sono mosse nei suoi confronti, ma anche fiducioso di potersi difendere punto su punto dagli addebiti. E’ un professionista stimato e affermato. Questa ribalta mediatica e queste ripercussioni che sono già arrivate (vedi la sospensione ndr) lo preoccupano certamente”.

I fatti, le accuse e la cronaca dell’arresto – Su ordine del procuratore della Repubblica di Livorno la polizia ha eseguito il 30 maggio l’ordinanza della misura cautelare degli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, emessa dal gip del Tribunale di Livorno, Antonio Del Forno), a carico di Riccardo Stefanini funzionario della protezione civile del Comune di Livorno.
Nell’arco dei circa dieci mesi di indagini la squadra mobile, sotto la direzione del Procuratore Capo Ettore Squillace Greco, ha raccolto nei confronti di Stefanini (come si legge nel comunicato in cui è stato diffuso il nome del funzionario) elementi probatori rilevanti circa il reato di peculato continuato aggravato dalla recidiva specifica (essendo stato già condannato in primo grado per lo stesso reato per fatti avvenuti nel 2009) tali da far propendere per la richiesta della misura cautelare restrittiva (necessaria per evitare l’inquinamento delle ulteriori prove che gli inquirenti stanno tuttora raccogliendo).

Le indagini – Le indagini sono iniziate immediatamente prima dell’alluvione del settembre 2017 e hanno tratto le mosse – si legge ancora nella nota della questura – da una segnalazione da parte del sindaco che si è recato personalmente in questura parlando di “comportamenti anomali nell’esercizio dell’attività da parte del dipendente del Comune di Livorno all’ufficio della Protezione Civile”. La prima attività di investigazione ha subito fornito elementi probatori di notevole gravità. La Squadra Mobile di Livorno, infatti, dopo aver raccolto dichiarazioni di persone informate sui fatti ha attivato le intercettazioni telefoniche e ambientali richieste dal pubblico ministero e autorizzate dal Gip. Ne è emerso un quadro di elementi probatori che allo stato supportano ampiamente l’ipotesi di accusa e hanno indotto il Gip a concedere la misura cautelare. Risulta – si legge – come l’indagato “abbia fatto sistematicamente uso distorto delle funzioni pubbliche in un quadro lavorativo fortemente pregiudicato dalla sua condotta”.

Le auto di servizio per uso privato – “L’utilizzo sistematico dell’auto di servizio per uso privato; l’appropriazione per consumo personale di beni e materiali ottenuti a seguito di bandi pubblici per esigenze di solidarietà della Protezione Civile; così come l’indebito uso della carta carburante del Comune di Livorno per personali approvvigionamenti di gasolio, oltre a cibo e bevande sono espressione di una attività illecita protrattasi per mesi e costituita da circa 47 casi di peculato (40 per utilizzo privato dell’auto e 7 per il rifornimento) per ora accertati dalla polizia durante la prima fase delle indagini. L’ultimo caso risale proprio al 29 maggio quando, tornando con la macchina di servizio da Firenze, per l’ennesima volta, Stefanini riforniva di gasolio la vettura comunale e, contemporaneamente, versava altro gasolio in una propria tanica che, come spesso ha fatto durante le indagini, anche il 29 maggio ha portato a casa per il successivo rifornimento dei propri veicoli personali a spese del Comune”.

Le perquisizioni – A seguito delle perquisizioni svolte il 30 maggio nell’abitazione è stata trovata la tanica. Perquisizioni sono state fatte anche negli uffici della Protezione Civile. Successivamente alle valutazioni del materiale documentale acquisito gli inquirenti sono al lavoro per capire quali altri scenari si aprono relativamente alla condotta illecita dello Stefanini.

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