Lite tra vicine, denunciata per esercizio arbitrario delle proprie ragioni
"Sono io". Aperta la porta, la vittima si sarebbe trovata davanti la vicina di casa con cui sarebbe iniziata un'accesa discussione poi degenerata. Al culmine della lite, la vicina avrebbe afferrato al collo la vittima trascinandola verso il tavolo, dove si trovava il borsellino, da cui le avrebbe sottratto la tessera personale del reddito di inclusione dandosi poi alla fuga. Rintracciata e denunciata
I carabinieri della Stazione di Ardenza hanno denunciato una donna di circa quarant’anni, livornese, pregiudicata per reati contro il patrimonio, ritenuta responsabile di condotte riconducibili ad esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza ai danni di una vicina di casa. Come si legge in un comunicato stampa, verso le 10 la vittima, dopo aver sentito bussare e aver chiesto chi fosse, avrebbe udito rispondere un “sono io”. Aperta la porta, si sarebbe trovata davanti una vicina di casa con cui sarebbe iniziata un’accesa discussione poi degenerata. Al culmine della lite, la vicina di casa avrebbe afferrato al collo e trascinato la vittima verso il tavolo, dove si trovava il borsellino, da cui le avrebbe sottratto con la sua tessera personale del reddito di inclusione, dandosi poi alla fuga.
La malcapitata si è recata al pronto soccorso dove dopo le prime cure è stata giudicata guaribile in pochi giorni. Tuttavia a seguito di quanto subito, la vittima si è rivolta ai carabinieri di Ardenza per denunciare l’accaduto. I militari hanno condotto una rapida attività di approfondimento e riscontro dell’intera dinamica, anche mediante audizione di testi, riuscendo così a ricostruire l’intera questione e a raccogliere diversi elementi indiziari a carico dell’autore dell’aggressione e della sottrazione della carta personale per il sussidio. La donna è stata quindi deferita all’Autorità Giudiziaria per l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle persone.
Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, conclude la nota stampa, le stesse sono da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – sino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
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