“Gli ho preso le mani e abbiamo parlato”. Poliziotto salva giovane a Calignaia
L'agente scelto Thomas, che ringraziamo per la disponibilità, 28 anni, in polizia dal 2017
"Parlandogli, dopo essermi presentato, mi ha concesso di potermi avvicinare. E quando mi sono trovato faccia a faccia mi ha permesso di poter mettere le mie mani sopra le sue. Così ho fatto passare le dita attraverso la recinzione. Abbiamo parlato 4-5 minuti, alla fine lo abbiamo salvato. Ma è stato un grande lavoro di squadra e penso di aver fatto quello che ognuno di noi che veste la divisa avrebbe fatto". Il capo pattuglia Thomas ripercorre i concitati momenti dell'intervento svolto al buio (per via dell'orario dell'intervento), da capo pattuglia, insieme ai tre colleghi presenti sul posto e ai due della sala operativa
“Quando siamo arrivati sul posto il ragazzo era seduto sul muretto del ponte di Calignaia, accanto alla recinzione, con un piede lato strada e uno lato dirupo. Appena ci ha visti ha urlato di non avvicinarci, si è alzato e si è diretto nel vuoto verso il centro del ponte”. L’agente scelto dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della polizia, Thomas, che ringraziamo per la disponibilità, 28 anni, in polizia dal 2017, ripercorre quei concitati momenti, vissuti da capo pattuglia, insieme ai tre colleghi presenti sul posto e ai due della sala operativa: “Se oggi non siamo qui a parlare di un tragico evento è grazie ad un lavoro di squadra. Alla fine ha capito che eravamo tutti lì per lui”. Non è stato facile inizialmente per Thomas far “passare” questo messaggio al giovane, al buio l’altro (erano le 19:30 circa di qualche giorno fa quando si è svolto l’intervento). “In primis mi sono presentato spiegandogli che, come detto, eravamo tutti lì per cercare di aiutarlo e che questa non era la soluzione per cercare di risolvere il suo problema. Ma in quel momento stava male e non accettava l’ausilio di nessuno. Alla fine grazie ad una attentissima opera di dialogo sono riuscito a convincerlo concedendomi di potermi avvicinare a lui”. A quel punto, il poliziotto percorre i metri che lo separano dal ragazzo, dall’altra parte della recinzione, e lato strada lo raggiunge mettendosi davanti a lui: “Quando mi sono trovato faccia a faccia mi ha quindi permesso di poter mettere le mie mani sopra le sue e così ho fatto passare le dita attraverso i fori della recinzione. Non voleva essere un intervento risolutivo il mio, quanto umano. In questa posizione abbiamo avuto un dialogo di 4-5 minuti durante il quale ho cercato di convincerlo del fatto che questa non poteva essere la scelta giusta, che i problemi della vita per quanto grandi non si possono risolvere in questa maniera. Era molto sconfortato. Tuttavia, alla fine si è convinto”. Senza mollarlo, Thomas è indietreggiato insieme al ragazzo e appena c’è stata la possibilità il collega di pattuglia, Gianfranco, lo ha afferrato dalla strada. “Una volta al sicuro si è lasciato andare e ci ha abbracciati. E’ stato un momento emozionante. In generale penso sia stato un intervento che segna dal punto di vista emotivo e professionale. Per quanto abituati e allenati è fuori dall’ordinario. E personalmente in quasi 7 anni di professione non mi era mai capitato. Se ho avuto paura? Durante l’intervento no, terminata l’adrenalina ho realizzato quello che avevo fatto”. In ospedale, Thomas ha potuto abbracciare nuovamente il giovane salvato e avere un breve dialogo con i genitori con i quali ha potuto vivere un momento di felice umanità. “Essere ringraziati ci ha fatto bene come poliziotti e come persone. E comunque ho fatto quello che ognuno di noi che veste la divisa avrebbe fatto. Facciamo il nostro lavoro per questo motivo, per aiutare le persone”.
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