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Il vescovo Giusti: “Di lavoro non si può morire”

Venerdì 22 Luglio 2016 — 00:55

Una giornata di lavoro che si trasforma in una giornata di lutto. Sarà la magistratura ad accertare dinamiche e responsabilità dell’incidente avvenuto questo pomeriggio alla banchina dell’Alto fondale nel porto di Livorno, ma intanto il sentimento che si respira a questa notizia di morte è una profonda amarezza, perché Mauro Filippi, il camionista sessantenne che è morto oggi schiacciato da un forklift, non è la prima vittima di incidenti del genere ed è purtroppo l’ultimo caso di una lunga serie di morti sul lavoro in porto, quel porto che è la principale fonte di sostegno per la città. Il rispetto delle norme di sicurezza e delle procedure è purtroppo un tema che si ripresenta sempre in concomitanza degli incidenti, mentre nella quotidianità spesso passa in secondo piano. “Non si può morire di lavoro – ha commentato mons. Giusti, appena saputa la notizia – di lavoro bisogna vivere! La sicurezza delle persone e dei lavoratori deve essere sempre messa al primo posto ed il livello di attenzione e precauzione non deve mai calare, anche nei momenti che sembrano più tranquilli”. E all’amarezza si unisce il cordoglio per la famiglia e per i colleghi: “Mi unisco al dolore di questa famiglia, prego per la vittima e per i suoi cari – ha aggiunto il vescovo di Livorno – e soprattutto prego perché non si ripetano più incidenti come questo”.
C.D.

articolo tratto da “La Settimana”, periodico della Diocesi di Livorno 

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