Turandot, l’intervento del direttore Gamba
Molte parole sono state dette e scritte circa l'episodio che ha chiuso la prima recita di una straordinaria Turandot. Rilascio questa mia breve dichiarazione dopo essermi preso il tempo per parlare con le maestranze e ricostruire l'accaduto...
Molte parole sono state dette e scritte circa l’episodio che ha chiuso la prima recita di una straordinaria Turandot. Rilascio questa mia breve dichiarazione dopo essermi preso il tempo per parlare con le maestranze e ricostruire l’accaduto: pochi minuti prima del debutto di venerdì il palco mi chiede il permesso di esporre uno striscione, il solito che da mesi si può vedere in molti teatri italiani, il solito che nel suo carattere di universalità, mi trova d’accordo e che decido di approvare (“Cessate il fuoco”). Al momento dei saluti, sullo striscione appare anche la scritta “stop al genocidio” accanto alla bandiera palestinese e il resto è noto. In queste ore le maestranze del Teatro hanno scritto un comunicato col quale rivendicano l’autonoma iniziativa ma per me, per la mia storia, rimane centrale la necessità di discutere con tutti di quanto importante sia trattare con delicatezza temi dolorosi e sensibili quali quelli che hanno per protagonisti migliaia di morti innocenti. Penso che ogni atto del nostro agire – teatro incluso – abbia a che fare con la politica, la politica della polis, quella disinteressata ad ogni forma di strumentalizzazione ma piuttosto ispirata ad una continua, tenace volontà di far cessare la violenza e di far rinascere un dialogo vero, unico possibile strumento di creazione del futuro. Da Boal a Piscator fino a Brecht, il teatro militante più forte e coraggioso del ‘900, ha discusso di tutti i temi con la sola forza delle sole parole e per quanto mi riguarda non mi stancherò mai di favorire in tutti modi e lontano da ogni bandiera, ogni preziosa, irrinunciabile occasione di ascolto e di incontro.
Emanuele Gamba, Direttore artistico Fondazione Teatro Goldoni
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