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Scuola, a settembre si torni a studiare sui banchi

Giovedì 21 Maggio 2020 — 12:43

Le scuole sono chiuse dal 5 marzo. In questi mesi abbiamo assistito a un’assenza pesante di indicazioni chiare da parte degli organi competenti. Il Ministero, inoltre, non ha coinvolto mai una rappresentanza significativa di tutte le componenti attive nel mondo scolastico per individuare progetti e possibili percorsi. Siamo stati lasciati soli. Abbiamo agito per senso di responsabilità, per rispetto nei confronti della nostra coscienza e per non lasciare soli e abbandonati i nostri studenti, confrontandoci nei collegi docenti, in assemblee plenarie che sono i luoghi primari di discussione e proposta. Stiamo lavorando con l’attività a distanza, ma teniamo a ribadire che Didattica e Distanza sono due termini antitetici. L’Educazione ha bisogno della presenza: è nell’incontro concreto che si creano relazioni con i coetanei, con gli adulti. Una struttura educativa sviluppa comunità consapevoli, con crescita di senso di responsabilità e di relazioni. L’intelligenza emotiva si forma nella quotidianità, nel rapporto vivo e autentico con gli altri. L’attività a distanza è altro. Nell’emergenza è stata utilizzata perché non c’erano alternative. In vista di Settembre vanno cercate e trovate soluzioni diverse da quelle che prevedono l’utilizzo del digitale a distanza come riferimento.
Occorre infatti distinguere il concetto di “potenziamento dell’uso del digitale” da quello della “formazione a distanza.” Il primo può fare da supporto, la seconda è stata, invece, un fallimento. Oltre al discorso educativo, emotivo e di relazione, l’attività a distanza continuativa presenta altre criticità: non è inclusiva, visto che i problemi di accesso e di connessione, anche per i costi, sono enormi e nessuno crede che possano essere risolti in pochi mesi. Inoltre, nonostante gli sforzi compiuti da molte scuole, che hanno dotato gli studenti in difficoltà di computer, non tutte le famiglie possono avere strumenti digitali a disposizione tutte le mattine. In terzo luogo si espongono gli studenti e i docenti a una prolungata esposizione agli schermi, con chiare ripercussioni sulla vista e sull’equilibrio psicofisico. In più, con la ripresa a pieno regime delle attività lavorative, tanti alunni e alunne, in particolare delle scuole primarie, rimarrebbero soli in casa davanti a un computer per tanto tempo.
Per non parlare, poi, degli studenti che hanno patologie riconosciute o bisogni educativi speciali: senza sostegno e isolati.
Per questo chiediamo il sostegno di Dirigenti, genitori, educatori, medici, pediatri, psicologi e di tutta la società civile, per chiedere al Ministero:

  • Cercare alternative all’idea di partire a settembre con l’ipotesi della divisione delle classi in due tronconi, una in presenza e l’altra a distanza, da far ruotare
  • Le proposte: doppi turni; riduzione d’orario in presenza; utilizzo di strutture pubbliche vicino alle scuole, assunzione di docenti, personale ata, interventi di edilizia scolastica, sia strutturali che infrastrutturali, strategie per aumentare il distanziamento.

Tutto questo ha un costo, però non impossibile da sostenere. Si tratta di compiere una scelta: quella di puntare su una scuola pubblica di qualità, con una riorganizzazione di spazi e strutture, contro il perdurare delle ‘classi pollaio’ con numeri di studenti spesso superiori ai 25. Ribadiamo con forza, per concludere, che l’attività a distanza può essere utile SOLO in casi specifici, come quello di assenza prolungata per problemi di salute di un alunno/a, ma che, comunque, il Ministero debba costruire:

Una piattaforma pubblica gratuita, accessibile a tutti. Questa è una condizione irrinunciabile all’utilizzo, in casi eccezionali, dell’attività a distanza.

A Settembre torniamo in classe!

Per concludere, un monito. Ci auguriamo che sia ascoltato.

“Un paese che distrugge la scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da temere” (Italo Calvino).

I docenti delle Micali

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