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Quale sarà il futuro del porto?

Giovedì 20 Giugno 2024 — 15:46

Le associazioni economiche Asamar, Cna, Confetra, Confindustria, Spedimar, Lega Coop Toscana, compatte chiedono di confermarne il ruolo storico e indicano soluzioni condivise

Dal 1980, quando Livorno – primo porto del Mediterraneo in quel segmento di traffico – movimentò 406.812 Teusi è consolidato un sistema di servizi e di attività private e pubbliche imperniato sull’utilizzo crescente del contenitore per le esigenze industriali e dei consumi; tanto che il numero di quelli movimentati in un anno in un porto ne definisce lo stato di salute ed è un buon indicatore di quello della produzione di ricchezza e di occupazione nella sua area di riferimento.

La Regione Toscana, considerando di interesse pubblico l’offerta di infrastrutture portuali e logistiche necessarie a consolidare e rilanciare il sistema economico della costa e della Regione, ha promosso nel 2015 con la realizzazione della Darsena Europa un nuovo terminal contenitori del costo iniziale di 640 milioni, ai quali, secondo una recente dichiarazione del Vice Ministro Rixi, debbono esserne aggiunti circa 700 per i collegamenti ferroviari alla rete Europea.

L’Autorità di sistema portuale ha condiviso al tavolo di Partenariato, avviato o programmato investimenti di più prossima realizzazione per alcune decine di milioni di euro che, completando funzionalmente quello storico del microtunnel, permetterebbero a navi portacontenitori di maggiori dimensioni l’accesso ai terminal già operativi in porto. Come nel resto del mondo il consolidamento dei sistemi economici locali, viene perseguito attraverso interventi, anche radicali, dell’offerta portuale e logistica.   Gli operatori economici, della manifattura, dell’industria, della logistica, dei trasporti e di una lunga serie di diverse e minori attività hanno contato sulle prospettive promosse e finanziate dalle Istituzioni sia di medio che di lungo periodo.

L’ISTAT quantificava nel 2021 in 8.367 gli addetti ed in 853 le aziende livornesi riconducibili al codice ATECO trasporto, movimentazione e magazzinaggio (classificazione ISTAT che categorizza le diverse attività economiche). Dalla descrizione analitica delle 18 voci raggruppate in quel codice risulta che una gran parte è generata da lavori, mansioni, mestieri della filiera contenitori. Perfino gli Organici delle Pubbliche amministrazioni coinvolte nei processi di importazione, esportazione, regolazione, infrastrutturazione sono stati dimensionati alle necessità ed alle prospettive di crescita delle attività portuali in quel segmento di traffico. Pur essendo fuori discussione il diritto del concessionario di Darsena Toscana ad affiancare attività secondarie, previste dal Piano Regolatore, a quella principale della movimentazione dei contenitori, appare necessario mitigare il diffuso timore di una mortificazione di questo tipo di traffico privilegiandone altri.

Timori che crescono quando, come è avvenuto nei giorni scorsi, si trasferiscono in Darsena Toscana traffici “secondari” già radicati come “core” in altri terminal.  A questo scopo, richiamando le numerose dichiarazioni rassicuranti che hanno resi pubblici i contenuti delle verifiche disposte dall’Autorità di sistema portuale previste nel caso di   modifiche nel controllo delle società concessionarie, riteniamo che: il Presidente debba proporre al Comitato di Gestione che nel Piano Operativo triennale 2024-2027 in corso di redazione, siano confermati gli obiettivi del Documento di Pianificazione strategica – DPSS – e del precedente POT 2021-2023, che si prefiggevano l’incremento, post pandemia, del numero di contenitori movimentati ogni anno.

La Società concessionaria nel rinnovo del Piano d’Impresa, condividendo l’obiettivo di incrementare il traffico di contenitori nel proprio terminal, dia conto sia degli impegni di investimento e di attività finalizzate a realizzarli, sia del carattere unicamente incrementale rispetto a quelli già attestati nel Porto di Livorno dei traffici “secondari” che saranno movimentati in Darsena Toscana.

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