Lettera aperta al Presidente Silvio Lai e a tutti i componenti Commissione di inchiesta
Al Presidente Silvio Lai e a tutti i Commissari della Commissione d’inchiesta sul Moby Prince.
In questi ultimi tempi sono emerse e riportate dalla stampa una innumerevole serie di notizie. alcune degne di considerazione altre atte a deviare il lavoro della Commissione stessa.
L’ipotesi di un esplosione a bordo prima dell’evento collisione è stata a lungo tempo al vaglio degli inquirenti e non ha trovato alcun riscontro se non nelle ipotesi Massari, il Colonnello Schiavi nostro perito di parte e la perizia affidata a Mariperman negano la possibilità che nei locali possa essere avvenuta un esplosione da esplosivo prima della collisione o dopo, i danni riportati sono da attribuirsi (specificano) a esplosioni di gas.
Non so come alcuni organi di stampa possono affermare che la Commissione stia lavorando solo su questa pista (cioè quella di un eventuale attentato).
Ma c’è un elemento che mi sta veramente personalmente mettendo in seria difficoltà ed è quello dell’orario in cui qualcuno sapeva che la nave in collisione con la petroliera fosse un traghetto passeggeri e precisamente il Moby Prince, un ex Pilota Savarese afferma con certezza di aver visto la nave in collisione di avere riconosciuto il Moby Prince molto prima del momento in cui gli ormeggiatori lo trovano, altri personaggi nelle loro testimonianze hanno detto di aver saputo molto prima del traghetto e che l’armatore stesso ne era informato.
Credo sia dolorosissimo per noi sapere dopo 26 anni che c’erano persone che sapevano che il Moby aveva colliso con una petroliera intorno alle ore 23 e se lo sono tenuti per se, non lo hanno detto quella notte e neanche mai fino ad oggi, poco importa se l’Autorità giudiziaria non li ha mai chiamati a testimoniare, ma la coscienza civile, morale dove sta?
Peggio ancora se si accertasse che l’armatore era stato informato, non sia in alcun modo intervenuto e ad oggi abbia mai raccontato questa notizia, sarebbe terribile pensare che si sia taciuto per non so quali scopi, sarebbe terribile e da censurare in ogni modo, chi permette che 140 persone muoiano bruciate non deve avere nessuna possibilità futura di gestire mezzi di trasporto o altro.
Ho notizie personali circa le affermazioni di Alessio Bertrand, lui sostiene e in questo anche la madre lo afferma, che mai ha detto la frase “sono tutti morti”, anzi la sua rabbia una volta a terra era rivolta verso chi non aveva salvato i suoi compagni e contro personale della Navarma che aveva intravisto a terra.
So che spesso la stampa esagera su questa vicenda soprattutto quei giornalisti che scrivono memoriali dalle sedi romane o milanesi senza neanche aver mai visto il porto di Livorno, ma troppe ne abbiamo lette e mi sono sentito in dovere di esprimere un mio giudizio.
Cordiali saluti
Loris Rispoli
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