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Lettera ad un figlio. “Ecco perché la Sinistra deve correre unita”

Lunedì 28 Gennaio 2019 — 12:02

Caro figlio, nel 2019 quando tuo padre aveva quarant’anni, si era già in parte affermata in Europa, come negli Stati Uniti e nel mondo intero, una medesima forza oscura ed ideologica, una forza il cui comun denominatore venne incarnato dalla violenza cinica dell’esercizio criminoso della forza sul più debole, per poterlo sfruttare al meglio, con la promessa di proteggere un quanto aleatorio ed aberrante concetto di identità di sangue, una forza nazionalista che mercanteggiava in diritti, e che poi si risolse in una manovra occulta per la tutela di quelli di pochi, che per motivi propagandistici era solita strumentalizzare tragedie e promuovere l’odio tra eguali, una forza che si stava affermando in molti paesi con leader  che condividevano istanze e valori omologhi.

Una forza oscura che stava occupando anche in Italia ruoli di rilievo nella pubblica amministrazione, in Rai, nelle partecipate, nelle Regioni.

Un potere oscuro pericolosamente anti-europeo, rappresentativo di una pensiero patriarcale fondato sulla triade dio, patria, famiglia completamente immune dal comprendere fenomeni complessi legati ad una società globalizzata.

Nel 2019 tuo padre per un periodo, per difendersi dalla prospettiva inaccettabile che anche a Livorno questa forza potesse affermarsi, provò ad affrontare con molta ingenuità liste e partiti di compagni e compagne che erano attivi da anni in città e che erano dell’avviso, per motivi che io non condividevo, di andare separati alle elezioni, ciascuno con un progetto proprio. Così con un po’ di coraggio provai con un appello sottoscritto da amici artisti ed operatori culturali, a suggerigli di attivare un confronto per il raggiungimento di più obiettivi programmatici. Cammin facendo mi accorsi che questo appello non era più mio solamente, tanti cittadini e compagni della società civile nutrivano la stessa esigenza, lo stesso desiderio di unità e non temevano alleanze fra i partiti politici della sinistra di allora.

Questo desiderio di unità che manifestammo sui social e sulla stampa locale, servì ad alimentare un dibattito enorme, mi scrissero giornalisti ed amici impegnati in politica persino da Roma.

Ma non fu sufficiente, non fummo così bravi a far comprendere a chi avrebbe contato davvero, quanto la gente comune fuori dalle cerchie dei militanti, nutrisse lo stesso desiderio, quanto fossimo accomunati da degli stessi valori, per esempio avremmo voluto tutti un sindaco contrario alle aberrazioni di quel loro decreto sicurezza.

Che nessuno di noi avrebbe mai messo in discussione i diritti delle minoranze, perché sai figlio mio, quando tocchi quelli, prima o poi toccheranno anche i tuoi di diritti, come diceva qualcuno…

Non fummo così bravi a riconoscerci più vicini di quanto non lo fossimo realmente, ma come da sempre accade, il mondo della sinistra espresse una ricchezza di idee tale che poi ci si frammenta in tanti punti di vista e si litiga. Divisioni e liti social che tanto a mio zio cinquantenne disoccupato della TRW interessavano poco, mica ce li aveva i soldi per pagarsi una connessione internet!

Ricordo che la lega mise in campo l’artiglieria pesante, scelsero un candidato fortissimo dal mondo delle imprese ed in vista nell’associazionismo locale, e

imbastirono una campagna elettorale enorme, un programma che saziava questa idea di sicurezza e di protezione, che non si è mai capito da chi e da cosa, e promisero mari e monti, ricchezza, giustizia, soluzione al degrado urbano, sanatorie e lavoro.

Scesero a turno tutti quelli che avevano al governo, gente che sapeva cosa dire e come dirlo. Ministri, Segretari, Sindaci di città vicine, e poi il loro capo venne più volte a Livorno, e fu così persuasivo, riempì una piazza, e sembravano tutti come lui, tutti con la felpa della polizia e dei vigili del fuoco, sembrava carnevale.

La sinistra rischiò di essere spazzata via, fino a quel momento intenta ad accusarsi vicendevolmente di ingenuità, di poca lungimiranza, che gli uni non sapevano quanto gli altri avevano studiato, quanto uno studio, parlasse chiaro che la Lega, anche se sembrava che si, poi invece no, che a Livorno avrebbero perso. Anche se la Lega locale avesse avuto il sostegno del partito nazionale, anche se fosse il partito nazionale più forte in quel momento, anche se Pistoia, Arezzo, Grosseto, Siena, Massa e persino Pisa erano diventante nere, ecco noi a Livorno avremmo vinto ugualmente. Quello studio parlava chiaro.

Vedi figlio mio, io non ricordo come andò a finire, ma avessimo corso uniti avremmo cambiato l’Italia, e non avremmo trattato da avversari altri compagni e compagne, perchè gli avversari non erano fra di noi.

Lettera di un padre… ad un figlio

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