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L’Approdo aderisce alla rete nazionale dei centri antidiscriminazioni LGBTQIA+

Giovedì 12 Dicembre 2024 — 15:01

I Centri Antidiscriminazioni (CAD) LGBTQIA+ sono una realtà di recente istituzione che ha dimostrato fin da subito di rispondere ad una necessità diffusa, accogliendo migliaia di persone solo nell’ultimo anno

I Centri Antidiscriminazioni (CAD) LGBTQIA+ sono una realtà di recente istituzione che ha dimostrato fin da subito di rispondere ad una necessità diffusa, accogliendo migliaia di persone solo nell’ultimo anno. La costituzione di una rete nazionale, che ha già raccolto l’adesione di 38 CAD, è il primo passo verso la costruzione di un coordinamento tra chi si trova in prima linea nel contrasto alla violenza omolesbobitransfobica e alle discriminazioni. La rete nasce dopo un processo di costruzione durato mesi e all’indomani di Spazio ai Cad, una due giorni di incontro e discussione che si è tenuta sabato 7 e domenica 8 dicembre al Cassero LGBTQIA+ Center, finanziata da UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e organizzata in stretta connessione con i Centri Antiviolenza e all’interno della cornice del Festival La Violenza Illustrata. Un momento di confronto operativo e pratico che ha visto coinvolte più di 50 professioniste e professionisti – operatrici, assistenti sociali, psicologhe e avvocate peer – in uno scambio di buone pratiche e prospettive future.

È proprio dall’esperienza dei Centri Antiviolenza femministi, punto di riferimento fondamentale nel contrasto alla violenza di genere, che deriva l’idea di una rete nazionale. Proprio come i CAV, i CAD si mettono in rete e si interrogano su come affrontare l’emergenza discriminazioni e violenze omolesbobitransfobiche, ma anche su come costituirsi come soggetto di interlocuzione politica  oltre che servizio. I CAD sono in prima linea nel contrasto alle discriminazioni, che sappiamo essere un fenomeno pervasivo e sistemico. In tutta Italia le persone LGBTQIA+ si rivolgono alle associazioni per chiedere supporto. Spesso emergono storie simili tra loro, come i molti casi di persone trans e migranti che a causa della violenza e della discriminazione si ritrovano senza casa, oppure di minori che subiscono bullismo a scuola o abusi da parte dei genitori una volta che fanno coming out. Sono storie da cui emerge la necessità di strutture protette capaci di accogliere persone LGBTQIA+, che spesso invece si scontrano con servizi incapaci di rispondere ai loro bisogni. Alcuni Cad sono anche case rifugio, ma i posti letto rimangono insufficienti per colmare la richiesta. Spesso sono persone che si trovano in condizioni di isolamento e solitudine proprio a causa delle discriminazioni che subiscono, che possono comportare violenza o abbandono da parte della famiglia di origine e delle loro comunità, difficoltà nell’accesso al lavoro ed esclusione dalle reti sociali e istituzionali. Solo nell’ultimo anno migliaia di persone si sono rivolte ai Centri della rete e hanno iniziato  percorsi di fuoriuscita dalla violenza e dalle discriminazioni subite. I percorsi di fuoriuscita prevedono un lavoro multidisciplinare con il supporto psicologico e legale. Sappiamo che questa è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che colpisce tantissime persone ogni giorno e che sta diventando sempre più feroce. La costituzione di una rete nazionale ha il duplice obiettivo di riuscire ad accogliere sempre più persone e di contrastare il fenomeno delle discriminazioni alla radice, costruendo un soggetto politico capace di intervenire nella prevenzione e di produrre il cambiamento culturale necessario al superamento delle discriminazioni.

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