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Lamberto Giannini, riflessioni post voto: “Il fascismo non è mai stato un reperto archeologico”

Martedì 27 Settembre 2022 — 17:51

E ora di cosa abbiamo bisogno? Ho letto molti sfoghi e poche analisi, ma la domanda è questa. Occorre ripartire dal fatto che il fascismo non è mai stato un reperto archeologico

E ora di cosa abbiamo bisogno? Ho letto molti sfoghi e poche analisi, ma la domanda è questa. Occorre ripartire dal fatto che il fascismo non è mai stato un reperto archeologico; è, come sosteneva Eco, una categoria dello spirito permanente, una malattia sociale che non riusciamo a debellare. Era tutto molto prevedibile: non temo smentite se dico che a novembre del 2021 con la mia classe avevo previsto questi risultati. Prevedibile che il Movimento 5 stelle cercasse il momento per staccarsi da Draghi per recuperare consenso, azione riuscita in modo perfetto, che vincesse la Meloni ecc…
Gli errori politici hanno dei genitori chiari, ma le responsabilità culturali sono di tutti e da quelle nessuno può scappare. Non basta dire lo avevo detto, perché la domanda è: se avevo capito, perché non sono riuscito ad incidere? La malafede può spingerci alla salvezza apparente dell’anima, ma se ci guardiamo dentro capiamo che tutti abbiamo commesso errori madornali. Occorre ripartire dall’antifascismo, quello vero, quello che non si ferma agli slogan, ma è attivo sui diritti sociali e civili, mentre i riformisti si sono dimenticati in modo vergognoso dei primi. Sbandierando soltanto i secondi, dal loro punto di vista economico a costo zero, hanno abbandonato i lavoratori al loro destino infausto, ed è difficile dire collaborate con noi perché siamo antifascisti, dopo aver chiesto a Giorgia Meloni di entrare nel governo con loro, il governo Draghi. Se è antifascismo partiamo dai diritti dei lavoratori, e dal dire che il lavoro e uno stipendio congruo sono un diritto irrinunciabile, che non deve avere nessuna sostenibilità economica, visto quanto si spende in Italia per le armi. Altrimenti una parte del mondo giovanile continuerà a identificare l’antifascismo, come avvenuto in questo periodo, con una bandiera del sistema grigio e burocratico, guidato da una schiera di autoproclamati intellettuali, assolutamente privi di spessore culturale ma saccenti e insostenibilmente spocchiosi. Chi ha sostenuto Draghi a spada tratta è stato spazzato via, e questo ha dimostrato uno scollamento tra i media, che celebravano Draghi, senza mai un apprezzamento negativo nei suoi confronti, e la società reale preoccupata e arrabbiata per la cattiveria dell’agenda che porta il suo nome. Non è un caso che il Movimento 5 stelle che ha sostenuto Draghi, e poi si è staccato facendolo cadere, abbia recuperato consenso, che Fratelli d’Italia, all’opposizione nel governo Draghi, abbia ottenuto un risultato storico quindi, invece di creare governi con presunti fuoriclasse unti dal signore, occorre ripartire dalla politica che parte dall’uomo e non dal garantire le ricchezze. I più ricchi con Draghi si sono arricchiti, questo è un dato chiaro. Come è chiaro che le candidature della nostra città, sperando in un voto utile, fossero non votabili per chi abbia un barlume di idee di sinistra. Ora l’errore sarebbe dire andiamo tutti insieme poi si vede, dialoghiamo senza pregiudizi ma proponiamo l’agenda ugualitaria in luogo di quella Draghi, altrimenti si vincerà e saremo subito sconfitti dopo pochi mesi in modo irreversibile. Intanto usiamo l’unico strumento possibile contro il fascismo: un’alleanza culturale di antifascisti. Quella politica potrebbe avvenire di conseguenza.

Lamberto Giannini, professore, regista, scrittore e filosofo

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