“Il sindaco risponde”. Ecco le risposte a due domande
Ecco le risposte del 17 marzo a due delle lettere selezionate (tema: vecchia scuola di Coteto e asili nido) fra le tantissime arrivate alla nostra redazione
E’ iniziata il 3 marzo, con le risposte a due delle lettere selezionate fra le tantissime arrivate alla nostra redazione, la rubrica a cadenza quindicinale “Il sindaco risponde”. Riportiamo per ognuna la risposta di Nogarin. Ecco le risposte di venerdì 17 marzo. Potete inviare le vostre domande all’indirizzo [email protected] indicando nome, cognome e numero di telefono.
La prima risposta del 17 marzo (vecchia scuola via Piemonte) – Caro Silvano, ho approfondito la questione da lei sollevata (leggi qui la lettera inviata dal lettore) ma purtroppo non ho buone notizie per lei. La vecchia scuola elementare di via Piemonte, infatti, risulta essere una proprietà privata. Non è quindi possibile demolire lo stabile a meno l’iniziativa non venga presa direttamente dal proprietario. L’alternativa è quella di espropriarla ma al momento non è allo studio alcun provvedimento simile. Differente è il problema dell’ordine pubblico. Già questa mattina, prima ancora di prendere in mano la tastiera per risponderle, ho chiesto alla polizia municipale di effettuare un sopralluogo per verificare la situazione, verificando chi sono gli occupanti e di quante persone stiamo parlando. Dopodiché faremo le debite valutazioni e, se sarà il caso, segnaleremo la questione anche al Prefetto e al Questore. In ogni caso, nei prossimi giorni, sarà mia cura fare un sopralluogo personalmente nella zona, in modo da avere un quadro ancor più preciso. La ringrazio molto per il suo contributo: quando i cittadini diventano sentinelle sul territorio, anche il lavoro di noi amministratori diventa più semplice. Comunque confido di riuscire a darle qualche aggiornamento quanto prima, sempre attraverso Quilivorno.it.
La seconda risposta del 17 marzo (Asili Nido) – Buongiorno Carla, sono particolarmente sensibile al problema da lei sollevato (leggi qui), essendo anche io padre di una bimba in età da nido d’infanzia e dunque devo misurarmi anche io con le rette comunali. Rette che, voglio subito essere sincero, a Livorno sono alte. E’ anche vero, però, che il Comune negli ultimi anni le ha congelate e soprattutto ha messo in campo una serie di agevolazioni che non trovano paragone in molte altre città d’Italia.
Le allego qui l’elenco completo. Tornando alla sua situazione specifica, da quanto mi risulta la sua bimba al momento frequenta un nido privato convenzionato. La retta dunque è più alta rispetto al pubblico, ma il Comune le riconosce un contributo per circa un terzo del totale. Ovviamente questo tipo di servizio è modulato sulla base di un reddito familiare che tiene conto sia del suo stipendio che di quello del babbo della bimba. Se le rette sono così alte è anche perché abbiamo deciso di puntare con convinzione su questo servizio che riteniamo essere essenziale: abbiamo approvato un piano che prevede l’assunzione di 24 tra maestre ed educatrici nei prossimi 3 anni e questo contribuirà a dare stabilità e continuità educativa per gli stessi bimbi. Detto tutto questo, non mi nascondo: i problemi per i genitori lavoratori non mancano. Noi cerchiamo di fare il possibile e in alcuni casi l’impossibile, ma sarebbe utile che anche i privati cominciassero a fare la loro parte, promuovendo un cambio di mentalità che passa anche dall’istituzione di asili interni alle aziende.
In ogni caso la invito a rivolgersi per qualsiasi ulteriore chiarimento e precisazione alla vicesindaco che è sempre molto disponibile. Un caro saluto.
SOTTO LE RISPOSTE DEL 3 MARZO
La risposta del 3 marzo – Cara Carla, sono felice di inaugurare questa rubrica periodica con il tema della raccolta rifiuti da lei sollevato. Il passaggio al porta a porta è sempre difficile da digerire per noi cittadini perché si vanno a cambiare le nostre abitudini quotidiane.
Questa amministrazione ha deciso di percorrere questa strada perché solo così Livorno riuscirà a migliorare il livello quantitativo e qualitativo della raccolta differenziata, permettendo ad Aamps nel giro di qualche anno di poter dismettere l’inceneritore, spegnerlo e smantellarlo. Uno scenario che, come è ovvio, comporterà un notevole miglioramento della qualità dell’aria in tutta la città. Tutto ciò premesso, vengo alle sue domande puntuali. Prima di impostare il servizio di raccolta differenziata a Livorno, Paola Petrone, membro del consiglio di amministrazione di Aamps, ha esaminato a fondo la realtà di alcune città simili a Livorno che da tempo hanno adottato il porta a porta, prime tra tutte Parma e Treviso. Questa ricognizione, estesa anche a città più grandi come Milano, ha dimostrato che le best practice prevedono che, per ottenere una buona differenziata, si debba ridurre la produzione di rifiuti e che il servizio di raccolta porta a porta debba essere attivato con una frequenza di 2 volte a settimana per quanto riguarda l’organico e una volta a settimana per l’indifferenziato. Ci sono addirittura Comuni che hanno previsto la raccolta dell’indifferenziato una volta ogni 15 giorni. L’allarme sanitario da lei paventato in realtà non esiste – come non esiste in nessuna delle città in cui è in funzione il porta a porte – visto che il modello implementato anche a Livorno, prevede che i cittadini possano conferire liberamente e quotidianamente i rifiuti nei bidoni condominiali, senza doverseli dunque tenere in casa. Preciso che, per quanto riguarda le utenze non domestiche (dai ristoranti, alle scuole, ai bar, agli ospedali) la raccolta è quotidiana.
Un’ultima informazione per rispondere a un commento arrivato alla sua lettera: i cittadini che “producono” rifiuti particolari come pannolini e pannoloni, possono chiedere all’Aamps di organizzare una raccolta giornaliera. Insomma, questo sistema che stiamo estendendo a tutta la città, prevede qualche sacrificio ma soprattutto qualche cambiamento nelle abitudini quotidiane di ciascuno di noi. In cambio però avremo la possibilità di vivere in una Livorno più pulita, ordinata, con una qualità dell’aria migliore e, non appena si concluderà la fase di concordato per Aamps, di avere una tariffa puntuale che favorirà i cittadini che sapranno produrre meno rifiuti. Un caro saluto.
La risposta del 3 marzo – Buonasera Stefano, ho letto con grande attenzione la lettera che mi ha inviato tramite Quilivorno.it e devo dirle che mi ha toccato profondamente. Il dramma occupazionale in cui la città è entrata ben prima della chiusura della Trw e che sta proseguendo ancora oggi tocca tutti quanti. I numeri sono così pesanti che ciascuno di noi ha un amico o un parente costretto a fare i conti con la difficoltà di accedere al mondo del lavoro o di ricollocarsi. Non ho intenzione di dilungarmi sulle cause di questa situazione; preferisco provare subito a rispondere alla sua domanda spostando l’attenzione sul futuro. Premetto che nessuno ha la bacchetta magica per uscire da situazioni di questo tipo, ma la politica ha il dovere di provarci.
Due sono i progetti che possono dare lavoro, uno nel brevissimo e uno nel medio periodo.
Il primo è quello dei bacini di carenaggio. E’ inutile che ci nascondiamo dietro a un dito: se vogliamo reimpiegare tutti quei lavoratori rimasti orfani in seguito alle chiusure delle aziende che operavano in porto, dobbiamo ripartire proprio dal porto. Ci sono gruppi imprenditoriali già pronti a investire ingenti risorse per rimettere in attività i bacini e dare lavoro a centinaia di persone che altrimenti rischiano di essere definitivamente tagliate fuori. I corsi di formazione hanno riscosso scarso successo e dunque bisogna necessariamente puntare sulle riparazioni navali.
Su questo noi stiamo giocando una battaglia politica su tutti i fronti per contrastare chi ha deciso di bloccare una valvola di sfogo occupazionale strategica. La sfida di medio periodo è invece quella del turismo e del commercio. Noi stiamo agendo su più fronti: abbiamo presentato progetti per la riqualificazione dei fossi medicei, stiamo cercando di aumentare il numero di aree pedonali che rappresentano un’opportunità in più per l’insediamento di nuove realtà commerciali, abbiamo rimesso a bando le baracchine di piazza Garibaldi per spingere imprenditori locali a mettersi in gioco. Stiamo insomma cercando di creare le condizioni per aprire realmente Livorno al mercato: per troppo tempo infatti in questa città si sono tutelate posizioni corporative e di rendita che hanno ostacolato l’ingresso di investitori esterni. Noi abbiamo provato a rompere questo meccanismo (il caso Esselunga è un esempio), ma il Comune da solo non può compensare la mancanza di coraggio degli imprenditori. A questo scenario si aggiunge, come prospettiva di lungo periodo, quella rappresentata dallo sblocco della partita dell’accordo di programma per la riqualificazione industriale della città. Vedremo se i 10 milioni messi sul piatto dal governo sapranno attirare nuovi imprenditori a Livorno. Chiudo con un invito personale: conservi la sua determinazione e cerchi sempre di aggiornarsi in modo da poter cogliere al volo quante più opportunità possibili. Un saluto e un grande in bocca al lupo.
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